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La Grande Barriera Corallina rischia l’inserimento tra i patrimoni mondiali UNESCO in pericolo

Secondo IUCN e UNESCO l’Australia ha fatto poco per preservare la Grande Barriera Corallina, per questo rischia lo status “in pericolo”. Ecco cosa comporta.
A cura di Andrea Centini
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La Grande Barriera Corallina innanzi alla costa del Queensland (Australia) è seriamente minacciata dai cambiamenti climatici, tanto da rischiare la scomparsa entro la fine del secolo, come del resto moltissimi altri coral reef sparsi per il mondo. Poiché questa enorme meraviglia biologica – che ospita 400 specie di coralli, 1.500 di pesci e 4.000 di molluschi – è inserita tra i patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO sin dal 1981, è una “sorvegliata speciale” affinché possa mantenere questo prestigioso status. Recentemente il governo di destra di Scott Morrison, al quale nel maggio 2022 è subentrato quello di sinistra di Anthony Albanese, ha seriamente rischiato che la Grande Barriera Corallina potesse essere classificata come “in pericolo”, a causa delle scarse iniziative prese dall'Australia per tutelarla. La misura, una sorta di ammonimento che può portare all'esclusione dalla Lista dei patrimoni mondiali, non è stata presa per un soffio, ma ora il rischio si sta nuovamente palesando.

La dottoressa Eleanor Carter dell'Unione Internazionale per la conservazione della natura (IUCN) – il principale organo mondiale deputato a valutare lo stato di salute della biodiversità – e il rappresentante dell'UNESCO Hans Thulstrup hanno infatti condotto una spedizione sul reef australiano, giungendo alla conclusione che dovrebbe essere ufficialmente considerato un patrimonio mondiale in pericolo. “Nonostante gli sforzi scientifici e gestionali senza precedenti, risulta significativamente influenzata dai fattori del cambiamento climatico”, hanno scritto i due esperti nel rapporto citato dall'AFP. “La resilienza per riprendersi dagli impatti dei cambiamenti climatici è sostanzialmente compromessa”, hanno affermato Carter e Thulstrup, raccomandando di aggiungere la Grande Barriera Corallina nella lista dei patrimoni “in danger”, cioè in pericolo. Si tratta di un vero e proprio smacco per l'Australia, che già col governo Morrison si era fermamente opposta a una simile dichiarazione. Ora la raccomandazione di IUCN e UNESCO è una sorta di assist al nuovo governo, che, innanzi al rapporto stilato dagli esperti, dovrà proporre soluzioni adeguate affinché il gioiello marino possa essere finalmente preservato.

All'Australia viene imputato il fatto di non aver messo sul piatto obiettivi chiari contro i cambiamenti climatici – il precedente governo non era considerato esattamente “amico dell'ambiente” – e di non aver fatto nulla per migliorare la qualità dell'acqua e le attività di pesca nell'area. Ci si è mossi troppo lentamente per limitare l'impatto delle sostanze inquinanti provenienti dal settore agricolo, inoltre gli investimenti non sono stati sufficienti per arginare la delicatissima situazione dei coralli, nonostante il miliardo di dollari stanziato a gennaio per misure di protezione.

Il Climate Council, come riportato da news.com.au, ha giudicato questo pacchetto di misure alla stregua di mettere un cerotto su una gamba rotta, tanti gravo ed estesi sono i danni causati dal riscaldamento globale alla barriera corallina. La temperatura troppo alta, infatti, innesca il fenomeno dello sbiancamento, causato dalla fuga delle alghe simbionti dei coralli, necessari per il loro sostentamento. I coralli sbiancati, in pratica, muoiono di fame se non tornano le alghe. Maggiori sono le temperature, più vasta è la devastazione provocata dal fenomeno. A causa del recente caldo record, gli esperti come il professor Terry Hughes della James Cook University – uno dei massimi esperti mondiali in sbiancamento dei coralli – stimano che un nuovo evento di sbiancamento di massa potrebbe scatenarsi alla fine di gennaio, durante l'estate australe, con danni catastrofici dopo lo stress termico già sperimentato quest'anno. I coralli non avrebbero infatti il tempo di riprendersi, nemmeno in parte.

Il rapporto UNESCO ora è in mano al governo Albanese che dovrà produrre un'azione forte e rapida, perché salvare la Grande Barriera Corallina è ancora possibile, anche se la finestra per intervenire è strettissima. Nel caso non dovessero essere prese le misure richieste dagli scienziati, la raccomandazione di classificare il più spettacolare coral reef del pianeta in pericolo si concretizzerà, e con essa il rischio che possa perdere lo status di Patrimonio Mondiale. Un'onta inaccettabile per l'Australia, trattandosi di uno dei gioielli della “terra dei canguri”. Non resta che attendere la risposta del governo Albanese e le misure sul tavolo. Ad oggi sono solo tre i siti rimossi dalla Lista dell'UNESCO; la Grande Barriera Corallina potrebbe davvero essere il prossimo.

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