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Dentro l’occhio dell’uragano Melissa: le incredibili immagini dell’aereo che vola nel cuore della tempesta

Coraggiosi piloti e meteorologi hanno sfidato i venti di quasi 300 km/h dell’uragano Melissa a bordo di aerei specializzati, grazie ai quali hanno sfondato il muro di nubi e raggiunto l’occhio del ciclone. Da qui hanno ripreso le immagini straordinarie del cosiddetto “effetto stadio”. Un equipaggio è stato costretto a rientrare a causa delle fortissime turbolenze.
A cura di Andrea Centini
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Un aereo degli "Hurricane Hunters" nell’occhio dell’uragano Melissa. Credit: Tropical Cowboy of Danger/FlynonymousWX/X
Un aereo degli "Hurricane Hunters" nell’occhio dell’uragano Melissa. Credit: Tropical Cowboy of Danger/FlynonymousWX/X

Mentre il potentissimo uragano Melissa si dirigeva verso la Giamaica sono entrati in azione i coraggiosi piloti dell'Aeronautica Militare degli Stati Uniti (U.S. Air Force) appartenenti al 53º Squadrone di Ricognizione Meteorologica, meglio conosciuti come “Hurricane Hunters”, ovvero cacciatori di uragani. Il loro obiettivo è penetrare con aerei specializzati all'interno della tempesta e raggiungere l'occhio del ciclone, dopo aver sfondato il colossale muro di nubi e i venti rapidissimi attorno al cuore della perturbazione. È qui che si verifica l'effetto stadio, con il cielo sereno e azzurro in alto e le nubi disposte come gli spalti di un grande stadio. Quella degli Hurricane Hunters e delle squadre di meteorologi che li seguono è una missione apparentemente suicida, ma è resa possibile dal rigido addestramento e grazie ad aerei opportunamente modificati, progettati per resistere a raffiche di vento superiori ai 320 chilometri orari (Melissa ha raggiunto i 290 km/h circa)

Chiaramente non si sfida un uragano di Categoria 5 – ora declassato alla 3 ma pronto a risalire almeno alla 4 – per fare gli eroi o pubblicare video clamorosi da pioggia di like, come quelli che vedete in questa pagina, bensì per studiare il “mostro” e determinarne meglio caratteristiche e traiettoria. Lunedì 27 ottobre, mentre Melissa si avvicinava alla costa meridionale della Giamaica, gli aerei WC-130J “Weatherbird” – velivoli da trasporto militare pesantemente modificati – hanno fatto la spola tra la base operativa di Curaçao e l'occhio della colossale perturbazione per raccogliere immagini e dati, attraverso fotocamere e una moltitudine di sensori meteorologici.

Duranti le missioni vengono anche sganciate sonde ad hoc (da recuperare in seguito) per prendere misurazioni quanto più accurate possibili su velocità dei venti, pressione centrale, struttura interna dell'uragano e ovviamente direzione. Grazie a questi dati, combinati con quelli satellitari e delle stazioni meteo a terra, il National Hurricane Center (NHC) e il Central Pacific Hurricane Center della NOAA riescono a fornire bollettini dettagliati sulla potenza degli uragani – ad oggi Melissa è la più forte tempesta del 2025 – e sui rischi per i territori in traiettoria. Melissa, dopo aver devastato la Giamaica, si sta dirigendo verso Cuba e le Bahamas; potrebbe raggiungere gli Stati Uniti nei prossimi giorni.

Affrontare Melissa, tuttavia, non è stato semplice, come dimostra ciò che è accaduto all'equipaggio di TEAL 75, una delle missioni aeree condotte lunedì a bordo di un WC-130J “Weatherbird”. Un equipaggio di Hurricane Hunters è stato infatti costretto a tornare alla base operativa di Curaçao dopo aver incontrato fortissime turbolenze mentre provava a entrare nell'occhio del ciclone. “Durante l’evento – si legge in un comunicato postato su X dal 53º Squadrone di Ricognizione Meteorologica – l’aereo ha brevemente sperimentato forze più intense del normale a causa della turbolenza. Sebbene ciò non indichi automaticamente la presenza di danni, le procedure di sicurezza standard richiedono un’ispezione prima di riprendere le operazioni”. L'equipaggio è quindi rientrato alla base per tutte le verifiche del caso.

Durante i sorvoli gli equipaggi sono riusciti a riprendere il cuore della turbolenza, come mostrano le immagini condivise su YouTube e X dal profilo “Tropical Cowboy of Danger@FlynonymousWX, gestito da uno dei piloti “cacciatori di uragani”. Curiosamente, durante il terzo passaggio all'interno di Melissa, il pilota ha scritto che il volo è stato “molto potente ma relativamente semplice” rispetto ad altre missioni condotte in passato. Più intensa la descrizione del dottor Andy Hazelton riportata da USA Today, un esperto di uragani a bordo di uno dei velivoli, per la prima volta impegnato con un colosso di Categoria 5.

Lo scienziato ha spiegato che l'occhio del ciclone appariva molto più cilindrico di quanto atteso dall'effetto stadio (stadium effect), un fenomeno che si verifica all'interno dell’occhio di un uragano (quello di Melissa è di oltre 18 chilometri). In parole semplici, le pareti di nubi ai confini dell'occhio si allargano con l'altitudine, dando vita a una struttura che ricorda gli spalti di un grande stadio visto dal campo. In questo caso, invece di aprirsi a "imbuto" e rilasciare una visuale agevole del cielo sereno e azzurro, l'imponente struttura cilindrica ha costretto ai meteorologi di inclinare molto le fotocamere per le riprese. Hazelton ha affermato che si è trattato di un sorvolo “selvaggio” e il più turbolento fra quelli sperimentati in varie missioni.

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