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Dengue in Brasile, più rischi per l’Italia se l’epidemia perdura durante la nostra estate

In Brasile sta per iniziare l’autunno e ciò avrà effetti positivi sull’esplosiva epidemia di febbre Dengue, ma se dovesse perdurare anche durante i nostri mesi caldi, ciò comporterebbe più rischi per l’Italia. Ecco per quale ragione.
A cura di Andrea Centini
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In Brasile è in corso una forte epidemia di febbre Dengue, con i casi quadruplicati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel Paese sudamericano è ancora estate, ma da domani, mercoledì 20 marzo, si entrerà nell'autunno (mentre da noi inizierà la primavera, dato che le stagioni sono invertite). Gli esperti si augurano che, con l'avvento della stagione fredda, possa ridursi sensibilmente la diffusione e l'attività delle zanzare vettrici – principalmente la zanzara della febbre gialla (Aedes aegypti) -, con un impatto positivo anche sui contagi. Ciò comporterebbe benefici anche per l'Italia, riducendo i rischi relativi ai viaggiatori infetti e alla possibilità che le zanzare possano arrivare nel nostro Paese attraverso le merci in porti e aeroporti. Non a caso sono state introdotte misure di disinfestazione ad hoc e controlli sui viaggiatori proprio per minimizzarli.

Come spiegato a Fanpage.it dalla virologa Ilaria Capua, infatti, “se in un aeroporto italiano arrivano viaggiatori viremici partiti dalle zone infette, tra le quali il Brasile – ma non c'è solo il Brasile, che ha informato il mondo dell'aumento significativo dei casi -, e vengono punti dalle zanzare autoctone, queste si caricano di sangue infetto”. Ciò, di fatto, agevolerebbe la trasmissione locale ad altre persone. Per zanzare autoctone si intendono gli esemplari di zanzara tigre (Aedes albopictus), ampiamente presente in Italia e in grado di trasmettere la Dengue, sebbene in modo meno efficace della zanzara della febbre gialla.

Il rischio maggiore, come evidenziato all'ANSA dal professor Giovanni Rezza, docente di Igiene presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, risiede proprio nel perdurare dell'epidemia in Brasile anche durante i nostri mesi caldi, quando sono molto attive le zanzare tigre. Si aumenterebbe infatti la possibilità che un viaggiatore viremico di rientro dal Paese sudamericano possa essere punto una volta in Italia, innescando la trasmissione a livello locale (sappiamo bene quanto sono diffuse in estate le zanzare tigre). Ecco perché si fanno controlli anche sui passeggeri, verificando eventuali sintomi febbrili. “È giusto che si incominci a fare informazione, se si va in una zona in cui c'è un'endemia oppure, ancora peggio, un'epidemia, in caso si rientri con febbre occorre pensare anche alla malattia. Fare una diagnosi precoce è importante, perché si possono identificare le persone con l'infezione e disinfestare intorno alle case”, ha sottolineato il professor Rezza.

Il medico ed epidemiologo romano ha specificato che anche i singoli cittadini possono fare molto per ridurre il rischio di essere punti dalle zanzare, portatrici di diverse altre malattie oltre alla Dengue. Ad esempio, suggerisce di non lasciare acqua nei contenitori, “soprattutto nei sottovasi, intorno alle case dove c'è la vegetazione”, perché è proprio lì che le zanzare “possono crescere rapidamente”. Oltre al controllo dell'acqua ferma, è inoltre fondamentale proteggersi con i repellenti, come sottolineato dalla professoressa Capua. Fortunatamente da noi non è presente la zanzara della febbre gialla, ma a causa del cambiamento climatico questa specie potrebbe arrivare nel prossimo futuro e adattarsi, esattamente come ha già fatto la zanzara tigre circa 20 anni fa. Ciò aumenterebbe sensibilmente il rischio di Dengue e di altre patologie.

Indipendentemente dall'arrivo di Aedes aegypti, c'è comunque il rischio che la Dengue in futuro possa dar vita a epidemie locali. “Secondo me è possibile che piano piano, da qui a 10 anni, avremo dei focolai endemici e duraturi di Dengue, così come li abbiamo avuti per esempio per la West Nile, che è un'altra malattia trasmessa di insetti”, ha evidenziato la professoressa Capua a Fanpage.it. Nel 2023 in Italia abbiamo avuto 82 casi; è possibile che, qualora l'epidemia dovesse persistere in Brasile e in altri Paesi, ciò possa comportare un aumento dei casi anche in Italia, proprio alla luce dei rischi principalmente legati ai viaggiatori.

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