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Boom di Dengue in Brasile, virologa Ilaria Capua spiega rischi per l’Italia e prevenzione

La Dengue è una malattia infettiva trasmessa dalle zanzare che sta provocando un’esplosione di casi in Sud America, in particolar modo in Brasile. Per capire cosa sta succedendo, quali sono i rischi per l’Italia e come possiamo prevenire i rischi, Fanpage.it ha intervistato la virologa Ilaria Capua.
Intervista a Prof.ssa Ilaria Capua
Virologa, saggista e divulgatrice scientifica
A cura di Andrea Centini
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A sinistra la professoressa Ilaria Capua (Credit: Isabella Balena), a destra un esemplare di Aedes aegypti, la zanzara principalmente coinvolta nella trasmissione della Dengue
A sinistra la professoressa Ilaria Capua (Credit: Isabella Balena), a destra un esemplare di Aedes aegypti, la zanzara principalmente coinvolta nella trasmissione della Dengue

In Brasile continuano a crescere in modo significativo i casi di Dengue, una malattia virale trasmessa dalle zanzare – in particolar modo dalla zanzara della febbre gialla (Aedes aegypti) – che può essere anche mortale. In base ai recenti dati epidemiologici, nei primi mesi del nuovo anno nel Paese sudamericano sono state registrate circa un milione di infezioni. È un aumento di circa il 400 percento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I decessi confermati sono al momento circa 120, con diverse altre centinaia sotto indagine da parte delle autorità. La situazione è preoccupante e molti Paesi, a scopo preventivo, stanno prendendo delle contromisure in porti e aeroporti per scongiurare i rischi, ad esempio con disinfestazione delle merci e controlli sui passeggeri provenienti dalle zone colpite. Il Brasile, infatti, non è affatto l'unico luogo al mondo in cui la malattia infettiva si sta diffondendo rapidamente. L'Italia, oltre ai sopracitati controlli, da qualche tempo ha iniziato a fare scorte dei due vaccini approvati lo scorso anno dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), il Dengvaxia e il Qdenga. Per capire meglio cosa sta accadendo con la Dengue, Fanpage.it ha intervistato la virologa, saggista e divulgatrice scientifica Ilaria Capua. La scienziata è attualmente impegnata nel tour teatrale “Le Parole della Salute Circolare” – prossima tappa il 4 aprile a Roma – basato sul suo ultimo e omonimo libro, volto proprio a sensibilizzare sulla connessione tra la salute umana, degli animali e dell'ambiente. Ecco cosa ci ha raccontato.

Professoressa Capua, dal Brasile giungono dati piuttosto inquietanti sull'incremento dei casi di Dengue, almeno quattro volte superiori di quelli registrati all'inizio dello scorso anno. Cosa sta succedendo? E quali sono i rischi per l'Italia?

La Dengue è endemica in Brasile, dove è presente da moltissimo tempo. C'è stata un’estate particolarmente piovosa – lì le stagioni sono invertite rispetto alle nostre – e non dobbiamo dimenticarci che questa è una malattia trasmessa da vettori. Quindi tanto più è umida l'estate, maggiore è la diffusione delle zanzare. Ci sono pertanto più vettori che possono portare in giro la malattia. C'è anche da dire che il fenomeno climatico ciclico di El Niño, che ha portato anche a un innalzamento delle temperature in generale, è stato favorevole per le zanzare. L'aumento dei vettori si è dunque tradotto in un aumento dei casi. Il Brasile ha già iniziato a vaccinare, ma i numeri delle vaccinazioni rispetto alla popolazione totale non sono elevatissimi. Comunque meglio di niente. La Dengue può provocare anche sintomi gravi; ne esiste una forma particolarmente virulenta che può portare anche alla morte. Diciamo che è abbastanza chiaro il motivo per cui c'è stato questo aumento di casi in Brasile, speriamo che con la vaccinazione si riuscirà a tenere sotto controllo almeno la diffusione nelle zone più colpite. Brasilia è una di queste.

È chiaro che se c'è un aumento dei casi alla fonte di infezione, il rischio aumenta anche altrove. In Italia la Dengue fino a qualche anno fa non c'era e non c'è stata per moltissimi anni, perché nel nostro Paese non c'è la zanzara Aedes aegypti. Però negli ultimi 20 anni si è radicata ed endemizzata l'Aedes albopictus, la zanzara tigre, un vettore competente per la Dengue, anche se è meno efficiente di Aedes aegypti. Quindi se in un aeroporto italiano arrivano viaggiatori viremici partiti dalle zone infette, tra le quali il Brasile – ma non c'è solo il Brasile, che ha informato il mondo dell'aumento significativo dei casi -, e vengono punti dalle zanzare autoctone, queste si caricano di sangue infetto. Ciò significa che la prossima vittima delle zanzare potrebbe infettarsi localmente. Sono questi i casi autoctoni.

Lo scorso anno in Italia ci sono stati 82 casi di Dengue, possiamo aspettarci per quest'anno un incremento alla luce di ciò che sta accadendo in Sud America? Sono partiti questi controlli specifici in porti e aeroporti per limitare i rischi, ad esempio atti a evitare che “sbarchino” zanzare infette. Secondo lei saranno efficaci?

Ci sono dei controlli sui passeggeri, nei quali si cercano le persone che hanno la febbre. Ma ne arrivano tante di persone dalle zone infette, anche dall'Asia e dell'Africa. Il passaggio successivo all'endemizzazione dell'infezione virale in Italia è stato già fatto da parte del virus, perché il virus può già contare sulle zanzare locali. Adesso, con la primavera, le zanzare cominceranno ad accoppiarsi e prepararsi per la stagione estiva. Abbiamo già visto che l'infezione c'è, sia a Roma nord che a Lodi, in Lombardia. Secondo me è possibile che piano piano, da qui a 10 anni, avremo dei focolai endemici e duraturi di Dengue, così come li abbiamo avuti per esempio per la West Nile, che è un'altra malattia trasmessa di insetti. Non è una malattia che si diffonde come il Covid, si basa sulla trasmissione attraverso gli insetti e ha tutto un altro ciclo biologico.

A causa del cambiamento climatico c'è anche il rischio che si espanda l'areale di distribuzione di Aedes aegypti e che arrivi in Italia. La zanzara della febbre gialla del resto è già presente in alcuni territori europei, come le Canarie

Ci sono stati dei focolai in Grecia, ma per adesso evita il Mediterraneo. La zanzara tigre, Aedes albopictus, fino a venti anni fa non c'era e poi ha trovato il modo – diciamo – di “mettere su casa” qui da noi. Può essere che da qui a 20 anni anche questa specie colonizzi il nostro territorio, ma intanto dobbiamo gestire quello che abbiamo.

Ci spieghi

La gestione passa sia per la sorveglianza, monitorando sindromi febbrili spesso caratterizzate da rash cutaneo nei passeggeri che arrivano, sia attraverso la lotta agli insetti. Il vero nocciolo della questione è che dobbiamo combatterli su due fronti. Per quanto riguarda l'ambiente, dobbiamo controllare le zone umide (anche senza essere paludi), i giardini etc etc, perché dove c'è acqua ferma ci sono le zanzare. Anche le persone devono attivarsi affinché nei loro sottovasi e nelle loro fontanelle da giardino si riduca il numero di zanzare. E poi bisogna proteggerci con i repellenti. Quando si va in una zona nella quale sappiamo che circola la Dengue, bisogna andare con i repellenti per non essere punti dalle zanzare. Anche per non rischiare di portare l'infezione da un'altra parte. Se io vado in una zona infetta in Italia, mi punge una zanzara e poi mi trasferisco in un'altra città, è chiaro che l'infezione me la porto dietro. E le zanzare sono dappertutto. Uno dei passaggi chiave nella lotta a questa malattia è proprio la lotta agli insetti. Gli italiani secondo me dovrebbero capire che con la Dengue avremo a che fare negli anni a venire. Bisogna organizzarsi bene.

In Brasile e in altri Paesi vengono liberati dei maschi geneticamente modificati in grado di abbattere le popolazioni di zanzare che trasmettono malattie come la Dengue, Zika e simili. Pensa che in futuro sia possibile vedere approcci del genere anche dalle nostre parti?

Su questo non mi sbilancerei. Noi abbiamo delle regole; sono insetti geneticamente modificati e l'Europa non è molto favorevole al loro utilizzo. Direi di non contare sul fatto che la lotta agli insetti la farà qualcun altro con questi maschi, che dopo la riproduzione con le femmine danno figli non vitali o poco vitali. Questo è uno strumento utilizzato in alcuni Paesi, che io sappia però non in Europa. Ha una sua importanza e un suo valore, però non possiamo contare sul fatto che arrivi anche qui da noi. Il problema va risolto affrontandolo il modo capillare dal punto di vista delle persone che vivono nelle zone a rischio.

A tal proposito in Italia ci sono due vaccini approvati per la Dengue, di cui uno pensato solo per chi è già stato infettato. Chi dovrebbe fare questo vaccino, eventualmente?

Diciamo che con i pochi casi che abbiamo ancora non si parla di vaccinazione. Se durante l'estate o alla fine dell'estate scopriremo di aver avuto migliaia di casi, magari lo faremo. Il motivo per cui esistono esistono vaccini diversi è perché, diversamente da molte altre malattie, la Dengue si comporta in maniera particolare. Se una persona si infetta ed è “vergine”, nel senso che non era mai stato infettato, fa la malattia che è abbastanza lieve. Se si infetta la seconda volta, proprio per un meccanismo del virus che riesce a sfruttare la risposta immunitaria, la sintomatologia clinica può essere più grave.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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