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Cos’è LungVax, il nuovo vaccino contro il cancro ai polmoni che può prevenire fino al 90% dei casi

Sviluppato dai ricercatori di britannici, si basa su una tecnologia simile a quella usata per il vaccino anti-Covid di Astrazeneca: ecco come funziona e a chi verrà somministrato.
A cura di Valeria Aiello
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Gli scienziati hanno sviluppato un nuovo vaccino per prevenire il cancro ai polmoni: si chiama LungVax e si basa su una tecnologia simile a quella usata per il vaccino anti-Covid di Astrazeneca per stimolare la risposta immunitaria contro le cellule tumorali del polmone.

Queste cellule “hanno un aspetto diverso dalle cellule normali, perché contengono proteine che fungono da ‘bandierina segnaletica’, chiamante neoantigeni – hanno spiegato gli studiosi – . I neoantigeni compaiono sulla superficie delle cellule a causa di mutazioni nel DNA che provocano il cancro”. Secondo i ricercatori, il vaccino sarà efficace nel prevenire circa il 90% di tutti i tumori polmonari, insegnando al sistema immunitario a riconoscere ed eliminare le cellule cancerose.

Come funziona il vaccino contro il cancro ai polmoni LungVax

LungVax è un vaccino sviluppato dai ricercatori britannici dell’Università di Oxford, del Francis Crick Institute e dell’University College di Londra, e si basa sulla tecnologia simile a quella utilizzata per il vaccino anti-Covid prodotto da Astrazeneca: è quindi un vaccino a vettore virale, che sfrutta una versione modificata di un virus a DNA non più in grado di replicarsi per trasportare le informazioni che allenano il sistema immunitario a riconoscere alcune specifiche proteine (neoantigeni) presenti sulla superficie delle cellule cancerose. “Il vaccino LungVax – hanno precisato gli studiosi in una notaattiva il sistema immunitario a riconoscere de eliminare queste cellule e fermare il cancro ai polmoni”.

Per lo studio di questo vaccino, ai ricercatori sono stati concessi 1,7 milioni di sterline (quasi 2 milioni di euro) dal Cancer Research UK e dalla CRIS Cancer Foundation, e il team riceverà finanziamenti nei prossimi due anni, per supportare la ricerca di laboratorio e la produzione iniziale di 3.000 dosi di vaccino presso l’Oxford Clinical BioManufacturing Facility, la struttura di bioproduzione clinica dell’Università di Oxford.

Secondo gli esperti, si tratta di un “momento cruciale” nella lotta una malattia devastante per la quale, nel solo Regno Unito, ogni anno si registrano 48.500 casi, di cui il 72% causati dal fumodi sigaretta. Se la ricerca di laboratorio dimostrerà che il vaccino innesca con successo la risposta immunitaria, la formulazione verrà infatti testata direttamente nell’ambito della sperimentazione clinica, i cui risultati permetteranno di estendere la somministrazione a persone a più alto rischio di cancro ai polmoni. “Potrebbero essere incluse persone di età compresa tra i 55 e i 74 anni, che siano fumatori o abbiano fumato in passato e attualmente coinvolte in controlli sanitari polmonari mirati in alcune aree del Regno Unito” hanno precisato dai ricercatori.

Il cancro è una malattia del nostro stesso corpo ed è difficile per il sistema immunitario distinguere tra ciò che è normale e ciò che è cancro – ha aggiunto il professor Tim Elliott, responsabile della ricerca per il progetto LungVax – . Far sì che il sistema immunitario riconosca e attacchi i tumori è una delle sfide più grandi nella ricerca sul cancro”.

Chiaramente, la vaccinazione non sostituirà la prevenzione del cancro ai polmoni, per la quale il primo e più importante passo è, senza dubbio, eliminare il fumo di sigaretta e, nel caso dei non fumatori, cercare di esporsi il meno possibile al fumo passivo.

La vaccinazione potrebbe però offrire una via praticabile per prevenire in primo luogo l’insorgenza di alcuni dei tumori allo stadio iniziale – ha precisato Mariam Jamal-Hanjani dell'University College di Londra e del Francis Crick Institute, che guiderà lo studio clinico LungVax – . Meno del 10% delle persone affette da cancro ai polmoni sopravvive alla malattia per 10 anni o più. Ciò deve cambiare. Sulla base dei nostri modelli computerizzati e delle ricerche precedenti, riteniamo che il vaccino possa coprire circa il 90% di tutti i tumori polmonari e questo finanziamento ci consentirà di compiere i primi passi fondamentali verso la sperimentazione sui pazienti”.

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