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Guerra in Ucraina

Cosa sono e come funzionano le mine antiuomo, ordigni usati anche nella guerra in Ucraina

Benché 150 Paesi ne abbiano bandito l’utilizzo col Trattato di Ottawa, le mine antiuomo continuano a uccidere e mutilare migliaia di persone. Ecco cosa sono.
A cura di Andrea Centini
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In queste ore è circolata la notizia che una mina antiuomo ha ucciso tre adulti e ferito tre bambini in Ucraina, nella regione di Chernihiv a nord di Kiev. Il veicolo sul quale viaggiavano sarebbe saltato in aria dopo aver innescato il letale ordigno. Ad annunciare la tragedia è stata Liudmyla Denisova, responsabile dei diritti umani presso il Parlamento ucraino. Prima di oggi non si avevano notizie di morti nel conflitto in Ucraina provocati da questi subdoli esplosivi, sebbene fosse nota la loro presenza. Alcuni giorni addietro è divenuto virale il video di un uomo temerario che, a mano e con una sigaretta accesa in bocca, sposta una grossa mina anticarro da una strada verso un bosco.

Le mine antiuomo sono mine terrestri progettate per esplodere alla presenza, vicinanza o attraverso il contatto di una persona. La più “tradizionale” a livello militare è quella a pressione che, una volta calpestata, innesca l'esplosivo e determina la deflagrazione. Ma le mine antiuomo possono essere attivate anche attraverso piastre, fili metallici e altri dispositivi / sensori che le rendono particolarmente subdole e pericolose. Soprattutto per i bambini che possono scambiarle per innocui giocattoli. Le mine esistono sia sotto forma di ordigni bellici in dotazione agli eserciti che come cosiddetti IED (improvised explosive devices, ordigni improvvisati), spesso utilizzati da ribelli, insorti e miliziani per tendere agguati ai nemici e uccidere la popolazione inerme. In Siria, Afghanistan, Iraq e altri Paesi hanno provocato e continuano a provocare un numero significativo di vittime.

Uno degli aspetti più terrificanti delle mine antiuomo risiede nel fatto che possono essere abbandonate sul campo di battaglia e restare attive per decenni dopo la fine di un conflitto, uccidendo ignari cittadini, spesso i già citati bambini. Basti pensare che nel 2020, secondo l'ultimo rapporto dell'Osservatorio sulle mine terrestri dell'ONU (il Landmine Monitor 2021) si sono registrate nel mondo ben 7.073 vittime, delle quali 1.872 erano piccoli. I morti sono stati circa 2.500, mentre le altre persone sono rimaste gravemente ferite e mutilate. Le mine antiuomo, infatti, spesso non sono progettate per uccidere, ma per arrecare terribili sofferenze al nemico e ingolfarne l'assistenza medica. Il maggior numero di vittime nel 2020 è stato registrato in Siria, seguita da Aghanistan, Burkina Faso, Colombia, Iraq e altri Paesi. Rispetto al 2019 c'è stato un incremento di oltre mille persone colpite.

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Le prime mine antiuomo furono utilizzate nella prima e nella seconda guerra mondiale, con lo scopo di creare barriere difensive o per impedire l'accesso ad aree o a strutture specifiche. L'uso militare di questi ordigni prevede che i campi minati siano rigorosamente contrassegnati; la mancata delimitazione dei campi minati è considerato un crimine di guerra ai sensi della Convenzione di Ginevra, così come lo è l'impiego contro i civili. Ma quando i conflitti finiscono questi ordigni restano quiescenti e nascosti, pronti a mietere vittime innocenti. Secondo uno studio dell'Università di Sheffield nel mondo ci sarebbero circa 5mila chilometri quadrati di terreni disseminati di mine antiuomo; per bonificarli ci vorranno altri 34 anni e una spesa di miliardi di sterline.

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Da quando nel 1997 fu firmata la “Convenzione internazionale per la proibizione dell'uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antiuomo e relativa distruzione”, meglio conosciuta come Trattato di Ottawa, questi ordigni sono stati messi al bando da circa 150 Paesi. Tuttavia in molti non hanno sottoscritto questo impegno; tra essi figurano anche le superpotenze Russia, Stati Uniti e Cina, oltre a Israele, India e Pakistan. Ora questi strumenti di morte iniziano a mietere vittime innocenti anche in Ucraina a causa dell'invasione russa.

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