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Come viene scoperto un tumore per caso: in Italia riguarda una diagnosi su tre

Il cancro è una malattia poliedrica che abbraccia una vasta famiglia di malattie, molte delle quali, almeno nelle fasi iniziali, possono presentare sintomi aspecifici o essere asintomatiche. Proprio per questo molti tumori vengono scoperti per caso durante altri controlli.
A cura di Andrea Centini
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Secondo la ricerca “L’Italia e la lotta ai tumori: il punto di vista di pazienti e cittadini” di IPSOS pubblicata nel 2019, nel nostro Paese ben un tumore su tre viene scoperto per caso. Considerando che, in base al rapporto “I numeri del cancro in Italia 2023” presentato a dicembre all'Istituto Superiore di Sanità (ISS), lo scorso anno sono state registrate 395.000 diagnosi di tumori, significa che circa 130.000 persone hanno scoperto di avere una neoplasia senza sospettarla. In genere la scoperta casuale avviene quando ci si sottopone a esami, visite e interventi per altre ragioni mediche, che possono spingere gli specialisti ad approfondire parametri, sintomi o segni rilevati durante i controlli, fino ad arrivare alla diagnosi della malattia oncologica. All'inizio di febbraio 2024, ad esempio, è balzato agli onori delle cronache internazionali il caso di Re Carlo III d'Inghilterra, che ha scoperto di avere il cancro a seguito del ricovero legato all'operazione per la prostata ingrossata o ipertrofia prostatica benigna (il tumore identificato per caso non è legato a questa ghiandola).

Ci sono molteplici strade che da un controllo per una condizione medica di altro tipo possono sfociare nella diagnosi di una neoplasia. Durante una palpazione per dolore addominale, ad esempio, il medico potrebbe percepire una massa sospetta al tatto e richiedere radiografie ad hoc; scansioni effettuate per un problema, magari un trauma a seguito di un incidente stradale, possono far emergere macchie sospette che poi si rivelano essere un tumore; un'alterazione dei valori ematici emersa dopo le analisi del sangue di routine o più specifiche, può essere anch'essa la molla che porta alla diagnosi di cancro. E ancora, un medico potrebbe accorgersi di un melanoma – o di un altro tumore della pelle – durante una visita ortopedica o di altro genere. Non c'è davvero limite al percorso che può portare a una diagnosi di cancro. Emblematico il caso di un politico che è stato contattato da un dermatologo dopo un'intervista in televisione; durante il servizio, dalle inquadrature ravvicinate il medico si è accorto di alcuni segni sospetti, decidendo di contattare il canale TV per raccomandare al vip controlli specifici (che poi hanno dato esito positivo, con diagnosi di cancro alla pelle).

Ciò che è certo è che molti dei tumori scoperti casualmente riguarda neoplasie di organi profondi come fegato, pancreas, polmone e via discorrendo, poiché molto spesso nelle fasi iniziali sono totalmente asintomatici, oppure determinano sintomi aspecifici che tutto fanno pensare tranne che a un cancro. Ci sono poi valori delle analisi del sangue che possono spingere i medici a chiedere ulteriori indagini, come livelli elevati dell'enzima lattato deidrogenasi (LDH), del calcio o della proteina C reattiva (PCR). Sono parametri che possono indicare infiammazione, danni cellulari, infezioni, malattie autoimmuni e anche tumori.

Non vanno naturalmente dimenticati i marker tumorali, generalmente proteine o ormoni “che sono normalmente assenti o presenti nel plasma in basse concentrazioni in una persona non affetta da tumore”, come spiegato dal portale specializzato Nurse24. Quando vengono rilevati nel flusso sanguigno possono suggerire la presenza di determinati tumori e spingere i medici a prescrivere esami più approfonditi. Tra i più noti marker tumorali ci sono l'antigene prostatico specifico o PSA (una glicoproteina) prodotto dalla prostata, i cui livelli elevati possono suggerire un carcinoma o un'iperplasia benigna; il CEA (antigene carcino-embrionario) associato a cancro a colon-retto, seno e fegato; il CA19-9 (antigene 19-9) ai tumori di pancreas, stomaco, cistifellea e altri; il CA125 al carcinoma dell'ovaio; l'alfafetoproteina (AFP) al fegato o alle cellule germinali; e altri ancora indicati da Nurse24. Non tutti i tumori hanno questi biomarcatori, inoltre possono verificarsi sia casi di falsi positivi che di falsi negativi, pertanto non hanno criterio diagnostico ma servono a indirizzare indagini più approfondite come radiografie, biopsie e simili.

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