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Qual è il problema alla prostata di re Carlo e perché sarà operato: sintomi e cause del disturbo

Prostata ingrossata, o ipertrofia prostatica benigna: è questa la condizione di cui soffre re Carlo III, che si sottoporrà a un intervento chirurgico la prossima settimana. Si tratta di un disturbo molto comune negli uomini, che si manifesta con sintomi come difficoltà nella minzione, frequente bisogno di urinare (anche di notte) e getto d’urina debole.
A cura di Valeria Aiello
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Re Carlo III, 75 anni
Re Carlo III, 75 anni

È un ingrossamento della prostata, o ipertrofia prostatica benigna, il disturbo di cui soffre re Carlo III, che la prossima settimana si sottoporrà a un intervento chirurgico in ospedale. Dopo la principessa Kate, operata all’addome, anche il Sovrano britannico finirà sotto i ferri per un problema molto comune negli uomini, che si calcola che riguardi più del 50% dei maschi sopra i 50 anni e l’80% sopra i 70. Re Carlo, che di anni ne ha 75, rientra quindi in pieno nelle statistiche di questo disturbo, che si manifesta con sintomi come difficoltà nella minzione, bisogno di urinare spesso (anche di notte) e getto d’urina debole.

Il problema – impropriamente chiamato anche adenoma prostatico nonostante non sia un tumore – è causato da un aumento volumetrico benigno della prostata e, a seconda della gravità, può essere trattato con terapie farmacologiche o chirurgiche. Nel caso di re Carlo, si è tuttavia reso opportuno ricorrere all’intervento chirurgico, probabilmente per risolvere un ingrossamento importante o forse, come accade a migliaia di uomini ogni anno, perché farmaci e accortezze nell’alimentazione non erano più sufficienti a controllare la malattia.

Cos’è la prostata e quando si parla di ipertrofia prostatica benigna

La prostata è una ghiandola dell’apparato genitale maschile, la cui forma ricorda quella di una castagna: si trova sotto alla vescica e davanti al retto, ed ha il compito principale di produrre e immagazzinare il liquido seminale che viene rilasciato durante l’eiaculazione. La prostata è attraversata dal primo tratto dell’uretra, il canale deputato al trasporto dell’urina verso l’esterno, per cui un suo ingrossamento, che in gergo medico prende il nome di ipertrofia prostatica benigna (IPB), determina un ostacolo allo svuotamento della vescica.

Nello specifico, l’ingrossamento riguarda “una porzione della ghiandola (detta zona di transizione) intorno alla parte prossimale (più vicina alla vescica) dell’uretra prostaticaprecisano gli urologi di Humanitas – . Questo aumento volumetrico si sviluppa a manicotto, aumenta la lunghezza dell’uretra e, soprattutto, impedisce all’uretra di allargarsi a imbuto, quando la vescica deve svuotarsi durante la minzione”.

Quali sono le cause dell’ipertrofia prostatica benigna

L’ipertrofia prostatica benigna non ha una causa specifica ma può essere dovuta a una serie di fattori, di cui i principali sono legati all’età e ai cambiamenti ormonali. “L’invecchiamento, infatti, si può considerare una causa dell’ipertrofia prostatica benigna nella misura in cui si verifica un cambiamento dell’ambiente ormonale del maschio, per cui la situazione di produzione e di regolazione del testosterone e degli estrogeni (ormoni) subisce un cambiamento che favorisce l’aumento di volume della ghiandolaspiega il dottor Maurizio Cremona dell’Unità operativa di Urologia dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano.

I sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna

L’ingrossamento della prostata, o ipertrofia prostatica benigna, comporta un ostacolo allo svuotamento della vescica, per cui si ha difficoltà a iniziare la minzione, intermittenza di emissione del flusso, incompleto svuotamento della vescica, flusso urinario debole e sforzo nella minzione. In particolare, l’ingrossamento porta a due tipi di sintomi urinari, di tipo irritativo e di tipo ostruttivo, che di solito si manifestano gradualmente, a partire da quelli di tipo irritativo.
I sintomi di tipo irritativo includono:

  • aumentata frequenza nell’urinare (pollachiuria)
  • aumentato bisogno di urinare durante la notte (nicturia)
  • improvviso e irrefrenabile bisogno di urinare (urgenza minzionale)
  • bruciore durante la minzione

Progressivamente, possono subentrare i sintomi ostruttivi, che comprendono: getto di urina debole, a volte intermittente, sensazione di non aver svuotato completamente la vescica e maggiore frequenza delle minzioni, anche di notte. “La frequenza delle minzioni si fa maggiore perché la vescica non riesce mai a vuotarsi completamente e nelle ore notturne si cominciano ad avere due o più alzate per svuotare la vescica – indicano gli specialisti – . Quando la vescica fa fatica a svuotarsi e anche i reni non riescono a inviarle urina, può svilupparsi un dolore intenso alla vescica e ai fianchi”.

In alcuni casi, possono verificarsi anche perdite di sangue (ematuria) nelle urine ed eiaculazione dolorosa. Se non trattata, oppure quando i sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna vengono trascurati, possono insorgere problemi di incontinenza, oppure incapacità di urinare, con necessità di catetere vescicale. Altre complicazioni includono infezioni alle vie urinarie, calcoli vescicali, diverticoli vescicali (ernie della mucosa vescicale), dilatazione delle alte vie escretrici urinarie (reni ed ureteri) e talvolta, insufficienza renale.

Visita, cure e i tipi di intervento chirurgico

Per la diagnosi dell’iperplasia prostatica benigna è sufficiente una visita urologica con esplorazione rettale digitale ma, in alcuni casi, possono essere necessari altri esami, volti a monitorare il flusso urinario (flussometria), accertare il mancato svuotamento della vescica e l’esatto volume prostatico (ecografia dell’addome) o escludere la presenza di altre malattie prostatiche (PSA).

La cura dell’ipertrofia prostatica benigna varia in base al grado di malattia e ai sintomi e può essere basata su trattamenti farmacologici (principalmente su due categorie farmacologiche: gli inibitori della 5-a-reduttasi e gli alfa litici ) e su terapie comportamentali (evitare cibi e bevande irritanti, alimenti che inducono costipazione, fare attività fisica, bere qualche bicchiere d’acqua lontano dai pasti) allo scopo di alleviare i disturbi urinari.

Quando però farmaci e abitudini comportamentali non sono più sufficienti a controllare i sintomi e la malattia progredisce, può essere necessario ricorrere all’intervento chirurgico, che quasi sempre avviene con tecniche endoscopiche mininvasive. Attualmente, il gold standard del trattamento chirurgico è la resezione transuretrale della prostata (TURP), un tipo di intervento endoscopico che si svolge per via trans-uretale, ovvero attraverso il canale che permette la minzione, mediante il quale si procede alla resezione della parte centrale della prostata, responsabile dell'ostruzione.

Oltre alla TURP, negli ultimi anni sono state introdotte nuove tecniche endoscopiche tramite laser, come la HOLEP (Holmium Laser Excision of the Prostate) con uno strumento contenente fibra ottica e fibra laser ad Olmio che, sempre attraverso l’uretra, accede alla prostata. Anche in questo caso si procede all’asportazione di una porzione della prostata ingrossata, che viene ridotta in frammenti e spinta verso l’esterno tramite lo stesso strumento.

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