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Covid 19

Come sappiamo chi è protetto a lungo dal Covid

Anticorpi e cellule immunitarie post-infezione e post-vaccinazione proteggono in tempi e modi diversi.
A cura di Valeria Aiello
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Cosa ci protegge dalle infezioni? E come sappiamo chi è protetto a lungo dal Covid? Una risposta a queste domande arriva dal team di ricerca guidato dal professor Laurence Zitvogel dell’Istituto Gustave Roussy di Villejuif, in Francia, che in uno studio appena pubblicato su Cancer Research esamina il ruolo dei linfociti T, un tipo di cellula immunitaria che può fornire informazioni sulla suscettibilità all’infezione da Sars-Cov-2.

Diversamente dagli anticorpi, che in seguito alla vaccinazione e al post-infezione non durano per più di un paio di settimane, i linfociti T rappresentano il braccio dell’immunità a lungo termine e possono essere prodotti in risposta all’infezione per uccidere direttamente le cellule infette. Nello studio, in particolare, i ricercatori hanno valutato se le risposte dei linfociti T potessero essere un indicatore affidabile di protezione contro l’infezione da SARS-CoV-2.

Questa risposta è stata misurata analizzando la concentrazione di diversi tipi di citochine, che sono proteine immunostimolanti, rilasciate dalle cellule T di un individuo quando esposto a un antigene virale. Il rilascio della citochina IL-2 era indicativo di cellule T Th1, mentre il rilascio della citochina IL-5 indicava cellule T Th2.

Zitvogel e colleghi hanno esaminato la composizione del pool di cellule T di ciascun individuo, trovando che uno squilibrio tra le citochine IL-2 e IL-5 è associato a una maggiore suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2, con un rapporto IL-2/IL-5 inferiore a 1 predittivo d’infezione, indipendentemente dallo stato del cancro. “Ciò suggerisce che i livelli relativi di citochine rilasciate dalle cellule T possono fornire informazioni sulla suscettibilità all'infezione da SARS-CoV-2” ha affermato Zitvogel.

Ulteriori analisi hanno rivelato che le cellule T di individui che hanno contratto il Covid prima o dopo la vaccinazione, o sono stati reinfettati da SARS-CoV-2, non hanno reagito al dominio di legame del recettore della proteina Spike, nonostante abbiano risposte immunitarie dirette verso altre regioni del genoma virale. Secondo i ricercatori, questa mancanza di reattività verso il dominio di legame potrebbe aver reso questi individui più suscettibili alle infezioni.

Zitvogel e colleghi hanno anche osservato che le risposte delle cellule T indotte dal vaccino contro la sequenza originale del dominio di legame del recettore di Spike erano scarsamente cross-reattive contro il dominio di legame del recettore di varianti virali come Alfa, Beta e Delta. “Questo potrebbe spiegare perché la variante Omicron di SARS-CoV-2 si sta attualmente diffondendo tra i vaccinatiprecisa Zitvogel –  . I vaccini disponibili sono stati sviluppati contro la sequenza originale del dominio di legame del recettore e non contro le sequenze mutate trovate nelle varianti”.

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