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Centinaia di pecore minacciate dalla lava del vulcano in Islanda: corsa contro il tempo per salvarle

Ci sarebbero circa 300 pecore intrappolate a Grindavik, la città islandese colpita dall’eruzione del vulcano Fagradalsfjall. Alcuni animali sono chiusi nei recenti, altri vagano nei campi e non possono abbeverarsi da giorni. Un allevatore è riuscito a portare in salvo 24 dei suoi 25 capi, dopo aspre discussioni con le autorità.
A cura di Andrea Centini
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Un gregge di pecore in Islanda
Un gregge di pecore in Islanda

L'eruzione del vulcano Fagradalsfjall in Islanda sta mettendo a repentaglio la vita di centinaia di pecore, rinchiuse nei recinti o lasciate libere nei campi nell'area di Grindavik, la cittadina di 4.000 abitanti – tutti evacuati – investita da un fiume di lava negli ultimi giorni. Se infatti la prima eruzione tra il 18 e il 19 dicembre 2023 si era verificata piuttosto distante dal centro abitato, il magma fuoriuscito da due fessure a partire dal 14 gennaio 2024 ha raggiunto le prime abitazioni e le strade più periferiche della città, invadendole e distruggendole. Le immagini della devastazione registrate dai droni sono impressionanti. Come specificato, Grindavik è stata completamente evacuata a causa dell'emergenza in corso, pertanto le persone non corrono alcun pericolo, anche se ci sarebbe un disperso finito in una crepa nel terreno e un altro individuo sarebbe stato salvato da una fessura, nella quale era finito dopo essersi avventurato sull'asfalto sconnesso. Il rischio principale, al momento, è per gli animali domestici e il bestiame, soprattutto pecore, ma ci sarebbero anche diversi gatti che i proprietari non sono riusciti a recuperare.

Al momento si stima vi siano circa 300 pecore intrappolate nei recinti o abbandonate nei campi nell'area di maggior pericolo, dove fra l'altro non possono abbeverarsi da giorni. Gli agricoltori avevano riportato gli animali a Grindavik dopo la fine della prima emergenza, ma per le più recenti e minacciose eruzioni, che hanno richiesto una nuova evacuazione immediata, non è stato possibile portar via gli animali. Le operazioni di recupero sarebbero in parte osteggiate anche dalle autorità locali. Come raccontato sul liveblog della televisione statale islandese RUV, l'allevatore Grétar Jónsson ha avuto il permesso di spostare le sue pecore da Grindavik a Selvog, nei pressi Strandakirkja a Ölfus, ma è stata un'operazione complessa. Inizialmente lui e suo genero erano stati bloccati dalle autorità che presidiano l'area interdetta, ma dopo un'intensa discussione con gli agenti della stazione di polizia di Reykjanesbær sono infine riusciti a raggiungere ed evacuare il proprio gregge. Delle 25 pecore in possesso sono riusciti a salvarne 24; una, infatti, si era gravemente ammalata ed è morta, non è chiaro se in conseguenza dell'eruzione. Come indicato, si tratta solo di una piccola parte delle centinaia di esemplari bloccati in quella che è considerata una vera e propria trappola mortale sulla penisola di Reykjanes, a circa 40 chilometri dalla capitale Reykjavik.

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Le associazioni animaliste come l'Associazione islandese per il benessere degli animali (Dýraverndarsamband Íslands) sono in prima linea per salvaguardare la vita degli esemplari in pericolo. L'accusa rivolta alle autorità islandesi è quella di preoccuparsi dei macchinari costosi, per i quali sono state concesse autorizzazioni per il recupero e il trasferimento, ma non degli animali. “Abbiamo notato che gli oggetti molto costosi avevano una priorità più alta della vita animale, come le grandi macchine. Domenica lavoravano. Gli animali erano all'interno di recinti chiusi a chiave”, ha dichiarato al Guardian la dottoressa Anna Berg Samúelsdóttir, tra i membri del consiglio dell'associazione. “Non hanno acqua nei recinti. Ci sono stati alcuni animali salvati ieri sera da un proprietario di 30 pecore. Ma per farlo ha dovuto discutere con le autorità. Alcuni degli animali rimasti sono nei campi. Ciò sarà ancora più problematico perché quest’area è molto pericolosa. E poi alcuni animali sono chiusi dentro. E il problema è che le pecore sono in mezzo alla città, dove c’è il pericolo”, ha chiosato la dirigente. Sembra tuttavia che le autorità non siano pienamente consapevoli del fatto che ci possano ancora essere animali a Grindavik. Il problema potrebbe essere sorto dopo il ritorno degli agricoltori e del bestiame al termine della prima emergenza.

In una precedente dichiarazione rilasciata all'Iceland Monitor, il capo dell'Autorità veterinaria e alimentare islandese (MAST) Þorvaldur H. Þórðarson aveva riferito che “fino a 240 pecore sono rinchiuse nei rifugi di Grindavik” e che sono in contatto con il comitato di protezione civile dell'Islanda sudorientale affinché venga data la possibilità ai proprietari di recuperare i capi il più velocemente possibile. Al momento le eruzioni da entrambe le fessure a ridosso della città sembrerebbero essersi fermate, ma ciò non significa che l'emergenza sia conclusa. Il magma del vulcano Fagradalsfjall si trova infatti appena al di sotto della superficie e potrebbe sgorgare ovunque da un momento all'altro. Il problema non riguarda solo le pecore, ma anche altri animali che si aggirano in un'area ad altissimo pericolo, dove non possono abbeverarsi e nutrirsi e rischiano di finire nelle crepe nel terreno. A causa dei continui terremoti provocati dall'attività vulcanica, inoltre, si sono aperte voragini enormi nel cuore della città e sotto le strade; alcune sarebbero coperte solo da un sottile strato di asfalto o terreno. Vere e proprie trappole mortali, in pratica. La speranza è che le autorità decidano di agire in fretta per salvare tutti gli animali nelle aree coinvolte.

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