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Cambiamenti climatici

Caldo estremo in Siberia, oltre 36° C nei pressi del Circolo Polare Artico: cosa sta succedendo

La Siberia è stata investita da un’altra ondata di calore estrema, con diversi record di temperature massime già stracciati. I dati inquietanti sono stati divulgati dal portale Extreme Temperatures Around The World. P.
A cura di Andrea Centini
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Un fiume della Siberia nel mese di giugno
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La Siberia è attualmente investita da un'ondata di caldo estremo che sta distruggendo – letteralmente – diversi record di temperature massime in numerose località. Tra i dati più incredibili vi sono i 36.1° Celsius ad Alexandrovskoe, un villaggio rurale dell'oblast di Tomsk, sito nella pianura nella Pianura Occidentale Siberiana. È una località subartica a circa 60° di latitudine Nord. La temperatura registrata dalla stazione di meteorologica locale è tra le più elevate di sempre per un luogo a ridosso del Circolo Polare Artico, dunque letteralmente affacciato sul Polo Nord.

Temperature estreme sono state registrate anche nella città di Laryak, nel distretto di Nizhnevartovsk, dove la colonnina di mercurio ha toccato i 34,9° C, raggiungendo il record più alto di sempre per questa località, da quando viene tenuta traccia delle temperature. A Majsk sono stati raggiunti i 37.1° C, a Severnoe i 35.7° C e a Pervomajskoe i 35.6° C: sono tutti primati storici per le rispettive località. Caldo estremo anche a Vikulovo (37.0° C), Zdvinsk (36.6° C), Tara (35.1° C), Pudino (35.2° C) e Kreschenka (34.8° C), dove sono state rilevate le temperature più alte di sempre per giugno (il mese è appena iniziato, pertanto ci sono ampie probabilità che questi record vengano stracciati nelle prossime settimane). A comunicare questi dati allarmanti il portale Extreme Temperatures Around The World, gestito dal climatologo di fama internazionale Maximiliano Herrera, che attraverso il suo lavoro monitora costantemente gli eventi estremi meteorologici a livello globale. Oltre a tenere traccia delle temperature registrate da una moltitudine di stazioni sparse per il mondo, infatti, nel suo sito (apparentemente scarno) ci sono dati sui Paesi senza ghiaccio, nevicate, stato dei ghiacciai e molto altro ancora, assieme ai record di temperature per nazione, mensili e via discorrendo.

Che la Siberia stia vivendo giornate di fuoco in questo periodo non c'è da stupirsi. Il trend negativo va avanti da anni e ad ogni nuova stagione estiva (o comunque verso la fine della primavera) vengono registrate temperature sempre più roventi. Basti ricordare cosa è accaduto sabato 20 giugno 2020 nella città di Verchojansk, anch'essa nei pressi del Circolo Polare Artico e inserita nell'elenco del più fredde della Terra. Quel giorno la temperatura massima raggiunse i 38° C sul termometro, determinando un'escursione termica di circa 100° C rispetto alla temperatura più fredda per la località. Proprio in questa città, sita nella Repubblica autonoma della Sacha-Jacuzia a ben 67.55° di latitudine Nord, fu registrata la temperatura più bassa di sempre pari a – 67,6° C, aggiudicandosi il primato nel Guinnes World Record. Il record arrivò dopo il maggio più caldo di sempre per la Siberia, con una temperatura media di oltre 10° C superiore alla media stagionale.

Ma perché la Siberia è “in fiamme”? La causa, com'è facilmente intuibile dal trend negativo, è il cambiamento climatico. Perché un evento meteorologico estremo può capitare in qualunque periodo dell'anno, ma quando la frequenza e l'intensità aumentano drammaticamente diventa chiaro il ruolo del riscaldamento globale, che altera i cicli atmosferici e delle correnti marine, a causa della costante immissione in atmosfera di gas climalteranti come l'anidride carbonica (CO2), il principale a effetto serra assieme al metano (CH4). I poli e le regioni subartiche sono particolarmente colpiti dai cambiamenti climatici poiché a queste latitudini la velocità del riscaldamento è doppia o persino superiore, secondo un recente studio della NASA. Come spiegato nell'articolo “The Arctic Is Now Warming Four Times As Fast As the Rest of the Globe” presentato nel 2021 durante il meeting annuale dell'American Geophysical Union (AGU), l'Artico si starebbe riscaldando a una velocità quadrupla rispetto al resto del mondo.

Le ragioni di questo effetto sono molteplici e sono anche allo scioglimento dei ghiacci e alla riduzione dell'albedo, che è in parole semplici la capacità di riflettere i raggi solari di una determinata superficie. Con una ridotta copertura ghiacciata, infatti, l'acqua marina si scalda più velocemente e accelera lo scioglimento dei ghiacciai e del ghiaccio marino, innescando un circolo vizioso che modifica i cicli atmosferici e alimenta temperature massime ancora più estreme, come quelle attualmente registrate in Siberia.

La crisi climatica è già in corso da tempo e se non vorremo andare incontro alle conseguenze più catastrofiche dovremo necessariamente tagliare le emissioni di CO2 e altri gas climalteranti, raggiungendo la neutralità carbonica il più presto possibile. Anche se contenere le temperature entro 1,5° C rispetto all'epoca preindustriale è considerato un obiettivo quasi perduto. Ma resta doveroso fare tutto il possibile, perché più la temperatura aumenta e peggiori sono le conseguenze, per l'intera umanità e gli ecosistemi del nostro unico pianeta.

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