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Bere caffè in questo modo è associato a un rischio ridotto di morte precoce, secondo uno studio

Il caffè è una delle bevande più apprezzate al mondo e molteplici studi ne hanno rilevato benefici significativi sulla salute. Una nuova ricerca ha determinato che berlo in un certo modo è associato a una sensibile riduzione del rischio di morte prematura. Ecco come e quanto caffè va consumato, secondo il nuovo studio.
A cura di Andrea Centini
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Numerosi studi hanno evidenziato i benefici del caffè sulla salute, facendo emergere associazioni positive con la riduzione del rischio di malattie – in particolar modo cardiovascolari – e della mortalità precoce in generale. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi, in queste indagini si è tenuto conto delle quantità ma non del modo in cui si consuma la deliziosa bevanda, imprescindibile per milioni di persone in tutto il mondo (e non solo a colazione). C'è infatti chi adora il cappuccino, chi beve il caffè con miele, sciroppi, panna, latte e numerosi altri “additivi” zuccherini e grassi, che rendono indubbiamente il pasto più gustoso, ma anche in grado di influenzare i benefici della caffeina, il principio attivo alla base della protezione.

È esattamente ciò che è emerso da un nuovo studio, nel quale è stato determinato che il caffè è in grado di abbattere il rischio di morte prematura per tutte le cause fino al 17 percento, ma deve essere bevuto nero – ovvero senza latte, zucchero e altre primizie – oppure con una bassissima concentrazione dei suddetti ingredienti. Due o tre tazze al giorno sono state associate al massimo dei benefici; oltre non sono stati osservati impatti statisticamente significativi sulla salute, sebbene già con una tazza si otterrebbe una validissima protezione (– 16 percento del rischio di mortalità precoce). Il caffè decaffeinato non ha invece avuto alcun effetto, segnale che è proprio la caffeina a fare la differenza. Sottolineiamo che si è trattato di uno studio di associazione, pertanto non fa emergere alcun rapporto di causa-effetto. Ciò nonostante si aggiunge alla moltitudine di studi che hanno evidenziato gli effetti positivi del caffè, aggiungendo alla narrazione anche il modo in cui deve essere bevuto.

A determinare che due-tre tazze di caffè nero al giorno – o comunque con bassissima aggiunta di zuccheri e grassi – è associato a una riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause fino al 17 percento è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Friedman School of Nutrition Science and Policy dell'Università Tufts, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro di chirurgia e salute pubblica del Brigham and Women's Hospital. I ricercatori, coordinati dal professor Fang Fang Zhang, docente presso la Neely Family School dell'ateneo del Massachusetts, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati di oltre 46.000 cittadini americani con età uguale o superiore ai 20 anni, inclusi nei database del National Health and Nutrition Examination Survey. Il periodo di follow-up medio è stato di 9-11 anni, nell'intervallo temporale compreso tra il 1999 e il 2018. Durante il periodo oggetto di studio sono decedute circa 7.000 persone. Il professor Zhang e colleghi hanno così confrontato il consumo di caffè di tutti i partecipanti – riportato attraverso appositi questionari – con la mortalità, facendo emergere le associazioni statistiche con il modo in cui veniva consumato. Per ridurre l'impatto di fattori confondenti, i ricercatori hanno tenuto presente anche l'influenza di sedentarietà, patologie sottostanti, consumo di alcol, età, sesso, indice di massa corporeo (BMI) e altri parametri, che possono influenzare i tassi di mortalità precoce.

Incrociando tutti i dati, come indicato, è stato osservato che il massimo della riduzione del rischio di mortalità precoce veniva ottenuto consumando 2-3 tazze di caffè nero o con una ridotta combinazione di grassi e zuccheri aggiunti. Più nello specifico, il beneficio massimo è stato del 17 percento rispetto a chi non beveva caffè. Chi consumava più di due-tre tazze, inoltre, non otteneva invece benefici supplementari. Per quanto concerne gli ingredienti aggiuntivi, gli scienziati hanno definito “basso contenuto” di zuccheri aggiunti – anche da sciroppi e miele – come inferiore al 5 percento del valore giornaliero, pari a 2,5 grammi per tazza o mezzo cucchiaino di zucchero. Per i grassi saturi invece è stato preso in considerazione un valore di 1 grammo per tazza, pari a 5 cucchiai di latte al 2 percento o 1 cucchiaio di panna leggera. L'aggiunta di concentrazioni superiori a queste era in grado di annullare gli effetti protettivi del caffè.

“I benefici del caffè per la salute potrebbero essere attribuibili ai suoi composti bioattivi, ma i nostri risultati suggeriscono che l'aggiunta di zucchero e grassi saturi potrebbe ridurre i benefici sulla mortalità”, ha sottolineato il professor Zhang in un comunicato stampa. “I nostri risultati sono in linea con le Linee Guida Dietetiche per gli Americani, che raccomandano di limitare l'aggiunta di zuccheri e grassi saturi”, gli ha fatto eco il coautore dello studio Bingjie Zhou.

Una recente ricerca del Medical College of Soochow University ha determinato due-tre tazze di caffè al giorno riducono di circa il 40 percento il rischio di malattie cardiovascolari, mentre un'altra della Tulane University di New Orleans ha rilevato che berlo la mattina riduce il rischio di morte fino al 31 percento. Secondo un altro studio dell'Università di Coimbra il caffè fa guadagnare circa due anni di vita, mentre un'altra ricerca guidata da scienziati dell'Università di Trento ha rilevato che i bevitori di caffè hanno una caratteristica distintiva nel loro intestino. I dettagli della nuova ricerca “Coffee Consumption and Mortality among United States Adults: A Prospective Cohort Study” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata The Journal of Nutrition.

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