Basse dosi di aspirina abbattono la recidiva del cancro al colon retto: lo conferma uno studio

Basse dosi di acido acetilsalicilico, farmaco conosciuto con il nome commerciale di aspirina, riducono sensibilmente il rischio di recidiva nei pazienti colpiti da cancro al colon retto. Perlomeno in quelli con determinate e diffuse mutazioni. È quanto emerso da un nuovo, importante studio pubblicato sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine, considerata la più autorevole al mondo per quel che concerne il campo medico.
A rendere molto rilevante questa ricerca sul comune farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS), vi è il fatto che non siamo innanzi all'ennesimo studio di associazione, che per quanto importante non fa emergere rapporti di causa effetto, bensì di uno studio in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo, ovvero il gold standard della ricerca scientifica. I risultati sui benefici dell'aspirina sono talmente solidi che, secondo gli autori dello studio, potrebbero essere persino cambiati i paradigmi nel trattamento di questa malattia oncologica, che fa parte dei cosiddetti “big killer”. Il cancro colorettale, infatti, in base ai dati della IARC è la terza neoplasia più diagnosticata al mondo (circa 2 milioni di casi all'anno) e la seconda più mortale, con 900.000 vittime ogni 12 mesi a livello globale.
A determinare che l'aspirina può abbattere il rischio di recidiva nel cancro al colon retto nei pazienti con specifiche mutazioni è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati svedesi del Karolinska Institutet di Stoccolma, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Fra quelli coinvolti l'Istituto di scienze cliniche dell'Università di Lund, il Centro oncologico dell'ospedale universitario di Skane, il Dipartimento di Chirurgia Gastrointestinale dell'Ospedale Universitario Akershu, l'Istituto di Scienze Cliniche dell'Accademia Sahlgrenska – Università di Göteborg e molti altri.
I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Anna Martling del Dipartimento di Medicina e Chirurgia Molecolare presso il Karolinska Institutet, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto oltre 3.500 pazienti affetti dal cancro al colon retto (agli stadi I, II e III) e curati in più di trenta ospedali della Penisola Scandinava e Paesi limitrofi. Circa un migliaio di pazienti erano affetti da mutazioni nei geni della via di segnalazione PIK3 – che interessano circa il 40 percento delle persone colpite dal tumore al colon retto – e tutti erano stati sottoposti a resezione chirurgica della massa tumorale dall'intestino.
I partecipanti allo studio ALASCCA sono stati divisi in due gruppi principali: il primo, quello di intervento, ha ricevuto 160 milligrammi di aspirina al giorno per tre anni; il secondo ha ricevuto un placebo. Al termine del periodo di follow-up, i pazienti con le mutazioni PIK3 che avevano assunto aspirina hanno avuto un rischio di recidiva (ovvero il ritorno del cancro) ridotto del 55 percento rispetto a coloro che avevano preso il placebo. “L'incidenza cumulativa stimata di recidiva a 3 anni è stata del 7,7 percento con aspirina e del 14,1 percento con placebo”, si legge nell'abstract dello studio. Ciò significa che il comune antinfiammatorio promuove la sopravvivenza libera dalla malattia, per una condizione che tende a sviluppare metastasi tra il 20 e il 40 percento dei casi diventando molto più difficile da trattare e quindi letale.
“L'aspirina viene testata in un contesto completamente nuovo come trattamento di medicina di precisione. Questo è un chiaro esempio di come possiamo utilizzare le informazioni genetiche per personalizzare il trattamento e allo stesso tempo risparmiare risorse e sofferenza”, ha affermato la dottoressa Martling in un comunicato stampa. Secondo gli esperti, le ragioni per cui l'aspirina riesce a contrastare il cancro al colon retto con mutazioni nei geni PIK3 (che regolano la divisione e la proliferazione cellulare) sono diverse: fra esse l'azione antinfiammatoria e da antiaggregante piastrinico dell'acido acetilsalicilico, così come la capacità di contrastare la crescita del tumore. “Sebbene non comprendiamo ancora appieno tutti i collegamenti molecolari, i risultati supportano fortemente la logica biologica e suggeriscono che il trattamento potrebbe essere particolarmente efficace in sottogruppi di pazienti geneticamente definiti”, ha chiosato la dottoressa Martling, che ha sottolineato anche i benefici economici e in termini di disponibilità di questo farmaco.
Sottolineiamo che l'aspirina presenta anche potenziali effetti collaterali significativi (come il sanguinamento) e qualunque cambio terapeutico deve essere sempre concordato con il medico curante. In precedenza era stato dimostrato che l'aspirina può aiutare a combattere i tumori e anche il rischio di terapia intensiva e morte nei pazienti Covid, oltre che contro specifiche condizioni cardiovascolari. I dettagli della nuova ricerca “Low-Dose Aspirin for PI3K-Altered Localized Colorectal Cancer” sono stati pubblicati sul The New England Journal of Medicine.