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Anche livelli di inquinamento atmosferico più bassi sono pericolosi per la salute

Lo rileva un nuovo studio dell’Health Effects Institute (HEI) degli Stati Uniti che fornisce una chiara evidenza di come anche l’aria relativamente pulita non sia completamente sicura.
A cura di Valeria Aiello
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Come ampiamente dimostrato, l’inquinamento atmosferico è una della maggiori minacce per la salute umana. Tuttavia, anche livelli di inquinamento più bassi, pari a circa la metà delle soglie critiche indicate nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non sono completamente sicuri per le persone, come rilevato in un nuovo studio pubblicato dall’Health Effects Institute (HEI) degli Stati Uniti, che riporta un aumento del rischio di mortalità anche per coloro che vivono in alcune delle aree più pulite del pianeta, come il Canada. In particolare, gli studiosi hanno osservato che le esposizioni a lungo termine a particolato di dimensioni minori o uguali a 2,5 micron (PM 2,5) fino a 2,5 microgrammi per metro cubo (ovvero dimezzate rispetto ai 5 microgrammi per metro cubo specificati nelle linee guida sulla qualità dell’aria dell’OMS) sono associate a importanti rischi per la salute pubblica.

Per l’indagine, gli studiosi hanno preso in esame i dati di 7, 1 milioni di cittadini del Canada dal 1981 al 2016, che sono stati combinati con i valori di inquinamento atmosferico registrati nelle rispettive aree di residenza, per calcolare l’impatto dell’esposizione ai PM 2,5. E, nonostante l’aria relativamente pulita, lo studio rilevato che, ogni anno, quasi 8.000 canadesi sono morti prematuramente a causa dell’inquinamento dell’atmosferico. Anche le persone che vivevano nelle aree meno inquinate, hanno evidenziato i ricercatori, hanno comunque avuto conseguenze sulla loro salute.

La nostra ricerca – ha affermato il professor Michael Brauer dell’University of British Columbia di Vancouver e autore principale dello studio – fornisce prove consistenti degli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico sulla mortalità a livelli inferiori agli attuali standard di qualità dell’aria”.

L’inquinamento atmosferico è considerato un fattore che contribuisce significativamente all’aumento del rischio di insorgenza di malattie cardiache, diabete, asma e malattie respiratorie. Secondo Brauer e colleghi, i risultati della ricerca suggeriscono che “si potrebbero ottenere importanti benefici per la salute dalla continua riduzione dell'inquinamento atmosferico e da standard normativi più severi, anche in paesi come il Canada”, dove le principali fonti di PM 2,5 includono le emissioni dovute a incendi, trasporti e la combustione di combustibili legnosi per il riscaldamento domestico.

Considerando che non identifichiamo un livello ‘sicuro’ di inquinamento atmosferico – ha aggiunto Brauer – , dovremmo ripensare il nostro approccio e concentrarci su continue riduzioni anno dopo anno, piuttosto che semplicemente fissare standard di concentrazione fissi che vengono rivisti solo ogni 5-10 anni. Gli impatti sulla salute sono troppo importanti”.

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