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Allarme blu: un quinto dei mari e degli oceani del pianeta è più scuro, colpita anche l’Italia

Il 21% dei mari e degli oceani ha subito un significativo oscuramento, con una marcata riduzione della profondità raggiunta dalla luce, essenziale per sostenere gran parte della vita marina. Colpita anche l’Italia, dove le acque costiere dell’Adriatico centro-settentrionale risultano sensibilmente più buie.
A cura di Valeria Aiello
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Mari e oceani sempre più scuri, in una preoccupante tendenza che negli ultimi due decenni ha visto una marcata riduzione della profondità raggiunta dalla luce, essenziale per sostenere gran parte della vita marina: è quanto rileva una nuova ricerca pubblicata sul Global Change Biology, la rivista scientifica che si occupa dei cambiamenti ambientali globali e dei loro impatti sui sistemi biologici.

Secondo i ricercatori, tra il 2003 e il 2022, il 21% degli ambienti marini e oceanici della Terra ha subito un significativo oscuramento, con più del 9% delle acque – un’area grande quanto l’Africa – in cui la profondità raggiunta dalla luce si è ridotta di oltre 50 metri. Il cambiamento riguarda sia i mari interni che le regioni di oceano aperto, con un ulteriore 2,6% delle acque che ha subito una riduzione di oltre 100 metri. Colpita anche l’Italia, dove le acque costiere dell’Adriatico centro-settentrionale risultano sensibilmente più buie.

Mari e oceani sempre più scuri, cosa sta succedendo

Gli ambienti marini e oceanici stanno diventando sempre più bui a causa di cambiamenti nella trasparenza delle acque, che riducono la profondità della zona fotica, lo strato di acqua dove penetra la luce. Questo fenomeno, noto come oscuramento, è evidente nelle regioni settentrionali dell’Oceano Atlantico e attorno all’Artico e all’Antartico, le aree del pianeta che stanno subendo i cambiamenti più pronunciati a causa della crisi climatica, ma è diffuso anche nelle regioni costiere e nei mari interni, come il Mar Baltico, dove le precipitazioni sulla terraferma trasportano sedimenti e sostanze nutritive nel mare, stimolando la crescita del plancton e riducendo la disponibilità di luce.

Le aree rosse indicano le aree marine che stanno diventando più scuri / Credit: Università di Plymouth
Le aree rosse indicano le aree marine che stanno diventando più scuri / Credit: Università di Plymouth

Nella mappa focalizzata sull’Atlantico settentrionale, è inoltre ben visibile come negli ultimi due decenni, diverse zone del Mare del Nord e del Mare Celtico, così come le coste orientali dell’Inghilterra e della Scozia, e le zone settentrionali del Mare d’Irlanda siano diventate più scure (aree in rosso). L’oscuramento delle acque non risparmia l’Italia, che registra una significativa riduzione della profondità raggiunta dalla luce lungo le coste dell’Adriatico centro-settentrionale, spesso interessate da intense fioriture algali.

Queste variazioni sono emerse dall’analisi dei dati ventennali acquisiti dallo strumento MODIS a bordo del satellite Aqua della NASA: la loro elaborazione mediante l’Ocean Colour Web della NASA, che scompone mari e oceani del pianeta in blocchi di 9 km, ha permesso di osservare i cambiamenti sulla superficie per ciascuno di questi blocchi, mentre l’algoritmo Kd (490) di MODIS Aqua che misura la luce nell’acqua di mare ha consentito di definire la profondità raggiunta dalla luce in ogni posizione.

Gli studiosi hanno utilizzato anche modelli di irradianza solare e lunare per esaminare particolari cambiamenti che potrebbero avere un impatto sulle specie marine durante le condizioni diurne e di luce lunare, rilevando variazioni nella profondità anche durante la notte: sebbene fossero inferiori rispetto a quelle del giorno, sono comunque state considerate ecologicamente importanti.

Vita marina a rischio

Sebbene le implicazioni precise di questi cambiamenti non siano del tutto chiare, i ricercatori ritengono che l’oscuramento possa avere effetti su un numero enorme di specie marine e sui servizi ecosistemici forniti dagli oceani e dai mari nel loro complesso.

L’oscuramento riduce la quantità di acqua marina disponibile per gli animali che dipendono dal sole e dalla luna per la loro sopravvivenza e riproduzioneha precisato il professor Thomas Davies, autore corrispondente dello studio e docente di Conservazione marina presso l’Università di Plymouth – . Anche noi dipendiamo dai mari, dagli oceani e dalle loro zone fotiche per l’aria che respiriamo, il pesce che mangiamo, la nostra capacità di combattere i cambiamenti climatici e per la salute e il benessere generale del pianeta. Considerando tutto ciò, i nostri risultati rappresentano un motivo di seria preoccupazione”.

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