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Violentissimo brillamento di Classe X espulso dal Sole: blackout radio in Australia e Asia

Questa notte sul Sole si è verificata una violenta eruzione solare, un brillamento di Classe X che ha provocato blackout radio nel Sud Est Asiatico, Nuova Zelanda e Australia. Cosa sta succedendo.
A cura di Andrea Centini
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Il brillamento solare (in alto) e l'area investita dal blackout (in basso) Credit: spaceweather.com / NASA SDO/AIA
Il brillamento solare (in alto) e l'area investita dal blackout (in basso) Credit: spaceweather.com / NASA SDO/AIA

Il 28 marzo il Sole ha dato nuovamente prova della sua forza, sprigionando un violentissimo brillamento di Classe X, la più alta dal punto di vista dell'energia liberata. I brillamenti non sono altro che eruzioni di materiale espulso dalla fotosfera, la superficie apparente della stella (che è una sfera di gas), dove la temperatura può superare i 5.000° C. Sono fenomeni che si verificano in associazione alla riconnessione delle linee del campo magnetico e sono talmente intensi da sprigionare un'energia paragonabile all'esplosione simultanea di milioni di bombe atomiche. Non a caso, come spiegato dalla NASA, i brillamenti possono avere un impatto significativo sulla Terra e sulle missioni spaziali, determinando problemi alle comunicazioni radio, alle reti elettriche e alla navigazione satellitare, oltre provocare rischi “per i veicoli spaziali e gli astronauti” a causa delle radiazioni.

Nel caso dell'evento del 28 marzo, verificatosi esattamente alle 22:33 E.T. (le 04:33 ora italiana del 29 marzo), ha provocato “un forte blackout radio a onde corte nel sud-est asiatico, in Australia e in Nuova Zelanda”, come indicato dal portale specializzato spaceweather.com, dedicato al meteo spaziale. “I radioamatori potrebbero aver notato una perdita di segnale e altri effetti di propagazione al di sotto dei 30 MHz per un'ora dopo il picco del brillamento”, hanno aggiunto gli esperti, sottolineando che il picco si è verificato il 29 marzo alle 02:33 del tempo coordinato universale (UTC), appunto le 04:33 minuti in Italia.

Più nello specifico, il brillamento è stato di Classe X 1.2, dove X è la più intensa in assoluto della scala logaritmica composta da A, B, C, M e X. Per ogni salto di classe corrisponde un'energia sprigionata 10 volte superiore (B è 10 volte più forte di A, C 10 volte più forte di B e via discorrendo). Per quando concerne il numero, esso definisce più dettagliatamente la forza sprigionata, ma non c'è un vero e proprio limite. Basti sapere che il brillamento più forte mai registrato dagli strumenti si è verificato nel 2003, la cosiddetta “tempesta di Halloween”, con una potenza registrata pari a X 45. Il brillamento del 28 marzo è stato associato alla grande macchia solare AR3256, sita nel quadrante sud-occidentale della stella.

Credit: NASA / Spaceweather.com
Credit: NASA / Spaceweather.com

Se vi state chiedendo come mai in questo periodo si stanno verificando così tanti fenomeni peculiari associati al Sole, come i buchi coronali del 20 e del 28 marzo, le recenti tempeste geomagnetiche e le insolite aurore polari in Nuova Zelanda, la ragione è legata al fatto che la stella si sta dirigendo verso il picco massimo della sua attività magnetica, legata a un ciclo di 11 anni. Tale picco è atteso per l'estate del 2025, ma già da un paio di anni il Sole è in “agitazione”. Inoltre la frequenza di questi fenomeni è più elevata di quella prevista, come spiegato da spaceweather.com. Non a caso siamo già al settimo brillamento di Classe X nel 2023, lo stesso numero raggiunto in tutto il 2022. Gli esperti ritengono che l'attività si intensificherà ulteriormente nei prossimi due anni; la speranza è di non venir colpiti da una catastrofica tempesta solare G5 come il famigerato "Evento di Carrington" del 1859, che nel mondo moderno ipertecnologico e connesso rischierebbe di farci ripiombare nel Medioevo per settimane o addirittura mesi.

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