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Incandidabilità dei condannati, il decreto è pronto

Già domani il decreto sulle liste pulite potrebbe approdare in Consiglio Dei Ministri. Il Ministro della Giustizia Severino insieme ai colleghi Cancellieri e Patroni Griffi ha già pronto il testo per l’esame delle commissioni parlamentari.
A cura di Antonio Palma
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Incandidabilità dei condannati, il decreto è pronto

Potrebbe arrivare già domani in Consiglio dei Ministri il decreto sull'incandidabilità dei condannati preparato dal  Ministro della giustizia Severino. Come promesso durante la discussione in Aula e a pochi giorni dall'entrata in vigore della nuova legge anticorruzione infatti il guardasigilli ha già approntato il decreto legislativo insieme ai Ministri Anna Maria Cancellieri e Filippo Patroni Griffi. I dettagli del prevedimento per il momento non sono stati diffusi e per evitare polemiche premature il Governo mantiene il massimo riserbo prima della discussione collegiale. Lo scopo ultimo è quello di arrivare ad approvare il testo entro al fine della legislatura in modo da essere già in vigore alle prossime elezioni politiche. Nell'operazione liste pulite prevista sicuramente l'esclusione da ogni carica elettiva in Parlamento, Regioni, Province e  Comuni dei condannati in via definitiva a due anni per reati gravi, come terrorismo e mafia, e contro la pubblica amministrazione, come corruzione e peculato, ma anche per chi ha subito condanne passate in giudicato per reati che prevedono la custodia cautelare, cioè con un minimo di pena prevista di quattro anni.

Resta la candidabilità dei condannati in primo e secondo grado, quindi su questi casi la decisione finale rimane ai partiti. Ad ogni modo dalle indiscrezioni pare che il decreto sull'incandidabilità dei condannati preveda le dimissioni obbligatorie per chi già eletto venisse condannato in via definitiva così come per chi patteggia la pena che per il nostro ordinamento equivale ad un'ammissione di colpa. Quindi probabilmente anche gli eletti alle prossime elezioni regionali non sono al sicuro. Una volta approvato dal Consiglio dei ministri, il decreto comunque dovrà essere esaminato dalle Commissioni parlamentari che entro sessanta giorni daranno un parere consultivo per poi ripassare il testo a Palazzo Chigi per l'approvazione finale e l'avvio dell'iter per trasformarlo in legge.

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