Ilva: la procura si adegua al decreto e restituisce gli impianti all’azienda

L’Ilva di Taranto torna alla famiglia Riva: la Procura della Repubblica ha emesso un provvedimento con il quale accoglie l’istanza presentata ieri e riammette l’azienda al possesso degli impianti sequestrati lo scorso 26 luglio per disastro ambientale. In questo modo i magistrati si attengono alle disposizioni contenute nel decreto legge che la scorsa settimana il Governo ha approvato per far ripartire la produzione nello stabilimento pugliese. Il provvedimento, che non dissequestra gli impianti, è stato firmato dal procuratore Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dai sostituti procuratori Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile e Remo Epifani. Intanto deve essere ancora valutata l’altra istanza presentata dall’Ilva, quella di dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati. Con il decreto firmato lunedì dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al quale una mamma di Taranto ha scritto una struggente lettera in cui parla del “mostro” Ilva, lo stabilimento dei Riva che dà lavoro a circa 20000 persone può continuare a produrre acciaio mentre andranno avanti i lavori di bonifica ambientale. Ci sarà un garante che vigilerà sul rispetto delle norme ambientali e a difesa della salute pubblica.
Ambientalisti contro il decreto: “È incostituzionale” – E intanto, proprio oggi, contro questo decreto a Taranto si svolge un sit-in sotto la prefettura organizzato dagli ambientalisti. In tanti sono giunti lì alle 9 di questa mattina e ci resteranno fino alle 17, con striscioni, sagome di cartone e il testo della Costituzione in mano per esprimere come, secondo loro, quel decreto sia anticostituzionale. Gli ambientalisti continuano, infatti, a sostenere i provvedimenti della Magistratura. Oltre al sit-in è anche previsto un incontro tra una delegazione dei manifestanti e il prefetto di Taranto, Claudio Sammartino, per la consegna di un documento. La prossima manifestazione a Taranto è prevista, invece, per il 15 dicembre: anche questa servirà per continuare a esprimere dissenso nei confronti del decreto.