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Ilva: arrestati cinque dirigenti, struttura ombra per conto dei Riva

Secondo la procura i cinque dirigenti avevano creato un governo ombra non ufficiale che gestiva l’impianto di Taranto rispondendo direttamente ai Riva.
A cura di Antonio Palma
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Cinque dirigenti dello stabilimento Ilva di Taranto sono stati arrestati questa mattina dalla Guardia di Finanza con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica incolumità in relazione a reati ambientali. Le cinque misure di custodia cautelare, quattro in carcere una ai domiciliari, fanno parte degli sviluppi dell'inchiesta partita a luglio dello scorso anno. Gli ordini di arresto firmati dal gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco sono stati richiesti dalla procura di Taranto che accusa i cinque dirigenti di aver creato un vero e proprio governo ombra nell'azienda facente capo ai proprietari del complesso siderurgico. Secondo la Procura pugliese infatti i cinque anche se non erano formalmente nell'organico dell'Ilva comunque controllavano tutto quello che accadeva nello stabilimento di Taranto, compresi appalti e relazioni sindacali, direttamente ai Riva.

I Riva controllavano l'azienda attraverso i fiduciari – Secondo la procura attraverso i cinque dirigenti la famiglia Riva esercitava un controllo più che stretto su cosa accadeva a Taranto. Tra gli arrestati figurano l'ingegner Lanfranco Legnani, che per la Procura di Taranto e la Finanza ha svolto l'incarico di direttore "ombra" ed è l'unico che ha beneficiato dei domiciliari per motivi di età. Arrestati inoltre Alfredo Ceriani, responsabile di tutta l'area a caldo del siderurgico; Giovanni Rebaioli, gestore dell'area Parchi materie prime e impianti marittimi dell'Ilva; Agostino Pastorino, responsabile dell'area ghisa e di tutti gli investimenti nell'Ilva; Enrico Bessone, responsabile dell'area manutenzione meccanica delle acciaierie.

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