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Il sottosegretario Siri: “Chi se ne frega se l’Italia è il paese con meno laureati in Ue”

Scontro in studio durante la trasmissione In Onda, su La7, tra il sottosegretario ai Trasporti, Armando Siri, e i conduttori. Quando gli fanno notare che l’Italia ha un numero tra i più bassi di laureati in Europa, Siri risponde: “Chi se ne frega, i laureati devono essere gli ingegneri, i medici, gli avvocati”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Uno scontro in studio, durante la trasmissione televisiva In Onda, su La7, che ha visto il sottosegretario ai Trasporti ed esponente leghista, Armando Siri, inveire contro i dati che dicono che l’Italia è uno dei paesi europei con il più basso numero di laureati. Un problema che sembra non interessare più di tanto il sottosegretario. “Chi se ne frega”, ripete più volte quando il conduttore in studio gli fa notare, appunto, che l’Italia è – tra i paesi “dell’Europa civile" – quello con il “più basso numero di laureati”. E la risposta di Siri, con toni tutt’altro che pacati, è un eloquente: “Ma chi se ne frega, chi ne se frega, chi se ne frega, chi se ne frega”. Un concetto ribadito, con toni della voce decisamente alti, ben quattro volte, in risposta a ciò che il conduttore stava affermando.

Il punto, secondo Siri, è che non tutte le categorie di lavoratori hanno bisogno di studiare e prendere una laurea. O almeno questo sembra essere il concetto espresso durante l’acceso dibattito in studio. Per il sottosegretario, in sostanza, “i laureati devono essere gli ingegneri, devono essere i medici, devono essere gli avvocati”. A quel punto il conduttore gli fa notare come ci siano persone laureate in lettere classiche che lavorano grazie al loro titolo universitario. “Ma va benissimo, io amo le lettere antiche”, risponde Siri sulla questione. Però, secondo il sottosegretario ai Trasporti, “non possiamo fondare il Paese sulle lettere antiche”. In sostanza, secondo Siri, il punto è che ci sono persone che hanno altro tipo di competenze e che potrebbero entrare nel mondo del lavoro prima della laurea, magari già a 19 anni. “Chi oggi fa il ragioniere, il perito, il geometra, ha diritto ad andare a lavorare a 19 anni”, secondo il sottosegretario Armando Siri.

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