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Il giornalista Mauro Pianta ucciso da una lesione al cuore causata durante l’intervento

La morte subito dopo una gastroscopia eseguito all’ospedale Molinette di Torino: l’autopsia ha confermato i sospetti emersi nelle ore successive al decesso.
A cura di Biagio Chiariello
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Mauro Pianta insieme alla moglie, Silvia Scarrone
Mauro Pianta insieme alla moglie, Silvia Scarrone

Una significativa emorragia cardiaca ha ucciso Mauro Pianta, il giornalista torinese 47enne vittima di un attacco cardiaco mentre si trovava all'ospedale Molinette, dove si era sottoposto a una gastroscopia. È quanto è emerso dall'autopsia eseguita questa mattina dal medico legale incaricato dalla procura di Torino, Alessandro Marchesi, alla presenza dei consulenti di parte: Roberto Testi per la famiglia Pianta, Davide Santovito per i medici dell’ospedale, e dei medici legali nominati dai due indagati, Giancarlo Di Vella e Davide Santovito. Confermata dunque l'ipotesi affiorata all'indomani del decesso del paziente. A provocare l’emorragia e l’arresto cardiaco sarebbe stata una lesione alla parete del cuore. Lesione che ha poi portato ad un tamponamento cardiaco e che sarebbe compatibile con l’intervento a cui si era sottoposto: una gastroscopia con radiofrequenza, terapia che doveva servire a monitorare l’esofagite da reflusso di cui soffriva il giornalista.

Pianta lascia la moglie e due figlie. Scriveva per La Stampa e aveva collaborato con Tempi, Il Sole 24 ore, il Foglio e Vatican Insider. La procura ha aperto un fascicolo mentre la famiglia del 47enne, dopo aver presentato querela ai carabinieri, si è rivolta allo studio legale torinese Ambrosio&Commodo che ha nominato come consulente di parte il medico legale Roberto Testi. Giovedì i militari hanno denunciato a piede libero un’anestesista e il dirigente medico a capo dell’équipe che ha eseguito l’intervento diagnostico di mercoledì. “La nostra – precisa all'Adnkronos Renato Ambrosio – è un'azione esclusivamente civile, non facciamo alcuna azione legale contro i medici, ma vogliamo conoscere la verità nell'interesse dei familiari”.

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