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Il futuro di Formigoni al Pirellone tra voto anticipato, rimpasto totale e ricatti

La Lega mette il Governatore all’angolo dopo l’affaire Zambetti e le presunte collusioni con la ‘ndrangheta: “ora azzeri la giunta o lasci”. Ma lui reagisce e si prende le deleghe del Carroccio. Oggi riunione a Roma con Maroni ed Alfano per capire cosa ne sarà del plurindagata Regione Lombardia.
A cura di Biagio Chiariello
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Il futuro di Formigoni al Pirellone tra voto anticipato, rimpasto totale e ricatti

Quella di ieri è stata una giornata lunghissima per il governatore lombardo Roberto Formigoni, iniziata con l'arresto dell'assessore Domenico Zambetti dopo la scoperta delle sue collusioni con la ‘ndrangheta, proseguita con la Guardia di finanza in Regione per un'altra inchiesta sui costi della politica e terminata con l'ennesimo bisticcio Lega-PdL, col Carroccio che chiede «un passo indietro, cioè dimissioni subito, o a lato, cioè l’azzeramento della giunta». Parole del segretario lombardo Matteo Salvini, che ha in mano le dimissioni di tutti i consiglieri e degli assessori leghisti al Pirellone. «Siamo consci del fatto che si andrà a votare il prima possibile, probabilmente ad aprile. Comunque la Regione Lombardia non arriverà a fine mandato». Formigoni però risponde picche. Innanzitutto fa sapere di essere tranquillissimo dopo aver «sentito  il presidente Berlusconi e il segretario Alfano», si dice sicuro del fatto che la linea del Pdl è una sola: «Se cade la Lombardia un secondo dopo cadono Veneto e Piemonte», cioè le due regioni governate dalla Lega. Quindi il colpo basso: ritirate le deleghe ai 4 assessori leghisti: Gibelli, De Capitani, Ruffinelli e Belotti.

Formigoni però è consapevole che l'affaire Zambetti potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso. La Lombardia è ormai diventata la regione degli indagati, con cinque assessori, quattordici consiglieri e lo stesso presidente coinvolti in varie inchieste giudiziarie. Oggi ci sarà un importante incontro a Roma coi rispettivi segretari nazionali di Lega e Pdl, Maroni ed Alfano. Alla fine di queste consultazioni, deciderà quale strada imboccare: «Se mi propongono di guidare una giunta tecnica di alto profilo se ne può anche parlare, ma se la Lega pensa di cuocermi sulla griglia fino ad aprile, mi dimetto subito e vanno a casa tutti. Sono io che decido» avrebbe fatto sapere il Celeste ai suoi fedeli,secondo la Repubblica. Secondo il Corriere della Sera, invece, «una ipotesi è quella di un rilancio della propria iniziativa politica, partendo da un rimpasto totale della giunta. Un’altra è quella del passo indietro, che lui stesso a questo punto potrebbe decidere di fare per difendere il lavoro fatto fino a qui, l’onore delle istituzioni lombarde e la propria immagine. Giusto il tempo di arrivare ad aprile per far coincidere l’adunata elettorale con quella delle politiche».

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