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I dieci “Che cosa significa…?” più cercati su Google nel 2018

Una carrellata rapida e sorprendente dei dieci “Che cosa significa…?” più ricercati su Google nel 2018, fra diritti civili, politica, musica trap, diritto costituzionale. Tanti interessi che sono davvero buone notizie sull’anno che arriva: con la parola cercata si affronta il concetto, col concetto trovato si affronta la vita.
A cura di Giorgio Moretti
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1 – Sessista

L'interesse verso questa parola manifestato nelle ricerche su Google è un ottimo segno. Significa che tante persone cercano di intendere meglio questo concetto, che non è nuovo ma sta vivendo un momento di particolare protagonismo nel discorso sui diritti civili. Infatti il sessismo altro non è che la discriminazione in base al sesso, discriminazione che si può scoprire e affrontare nel modo in cui parliamo (pensiamo all'affermazione recente di sindaca, ministra), nei diritti che sono accordati sul lavoro (pensiamo alle differenze stipendiali fra donne e uomini), nei ruoli familiari (pensiamo a quanto siano più fluide le mansioni domestiche), nelle relazioni (pensiamo ai femminicidi).
L'attenzione per questa parola è una buona notizia sul 2019.

2 – Ipovedente

Si sa chi è il cieco o non vedente, ma chi è l'ipovedente che tanto spesso viene citato insieme a loro? Anche questo interesse è una buona notizia, un tentativo di capire meglio situazioni che richiedono accortezze e premure specifiche. Poiché la vista non si fonda su un interruttore acceso/spento c'è una grande varietà di disturbi che possono ridurre le capacità visive, alcuni lievi altri gravi, e l'ipovedente (‘ipo-‘ è un prefisso di origine greca, letteralmente ci presenta un ‘sottovedente') è una persona che ha una ridotta acuità visiva (che si può manifestare anche come un ridotto campo visivo), che di solito è rilevante.
Piccola cusriosità, si tratta di un termine recente (in italiano è attestato nel 1985).

3 – LOL

Come succede a tanti giovanilismi di successo, è ormai un po' stagionato. LOL è l'acronimo di "Laugh Out Loud" cioè "Sto ridendo forte", nel senso di "ad alta voce". Nella sintesi scritta degli scambi in chat, ci permette di dire in maniera incisiva (secondo il gergo, ovviamente, se siete letterati macerati nell'estetica magari non vi sa di molto) che qualcosa ci ha fatto davvero ridere, di pancia, con una risata che non si trattiene, che sfugge alta, ruggita, miagolata, gridata.

(Può anche essere l'acronimo del gioco "League of Legends", del genere MOBA, multigiocatore online che si svolge in un'arena di battaglie fra squadre, che ha avuto un grande successo e forse oggi in declino. Ma di solito nel suo acronimo la ‘o' è minuscola, mentre nel LOL risata tutte le lettere sono volentieri maiuscole, a rinforzare il riso.)

4 – Filantropo

Una figura interessante, lodevole ma che non riesce a scrollarsi di dosso una certa ambiguità: ha molti soldi e li dà in opere benefiche. Letteralmente questo nome, di origine greca, descrive "colui che ama l'uomo". Niente di più sospetto, per i malpensanti: le motivazioni filosofiche o religiose che portano ad azioni del genere, anche se sincere, possono suonare retoriche, e questa qualifica è data volentieri a persone facoltose e di reputazione controversa. Senza contare che i modelli originari della filantropia moderna (pensiamo all'Inglilterra vittoriana) sono fin dal principio oggetto di aspra irrisione da parte del mondo dell'arte (chi si ricorda Oliver Twist?). Forse l'interesse di questa parola è dovuto a figure come Soros, ma tutto questo esercizio del pensiero critico dovrebbe trovare il limite ragionevole dell'effettività dell'atto benefico, le buone azioni sono buone azioni.

5 – Scopofobia

I nomi delle fobie sono sempre fra i termini più suggestivi e interessanti, non stupisce trovarne due in questa lista. Ma spesso sono nomi usati senza precisione clinica, il che sfuma i loro significati.
La scopofobia (il primo elemento deriva dal greco skopéō ‘io guardo') sarebbe la paura di essere osservati, spece ignudi, ma può anche essere intesa come la paura di osservare scene erotiche o di nudità altrui. Può rappresentare una paura intensa e arrivare davvero al panico di una fobia, ma l'intensità del suo significato dipende sempre dal contesto più o meno tecnico in cui è usata. Se hai paura che nel film che stai guardando sul tuo tablet in aereo, davanti a tutti, ci sia una scena di sesso travolgente, non è scopofobia ma pudore: insomma, non tutto è davvero fobia.

6 – Impeachment

Vi ricordate che Mattarella bocciò la prima formazione di governo e che a quel punto ci fu chi tuonando ne richiedeva l'impeachment? Ne avevamo parlato qui. Si usa un termine inglese, che descrive un istituto che in Italia non esiste, per dare l'impressione di padroneggiare termini tecnici che non si conoscono, mentre si asseriscono intenzioni politiche eversive e del tutto impraticabili.
Uno dei casi più belli di quest'anno di come l'uso sapiente di una parola straniera possa essere usata per impressionare gli elettori.

7 – Eskere

Se vi siete persi Lil Pump che spara dal finestrino dell'auto miagolando ‘eskere' e se non ascoltate la Dark Polo Gang, che ne ha aperto il successo in Italia, può darsi che non vi siate posti la domanda di che cosa vuol dire. Ma molte persone sì, ed è facile: si tratta della storpiatura, o meglio di un esito fra le cento storpiature attuate, dell'esortazione inglese "Let's get it", cioè "Prendiamoli" o "Prendiamolo", ma con una sfumatura operosa che arriva fino al "Facciamoli", in riferimento ai denari. Un modo come un altro di dire una frase virile.

8 – Brexit

Questa un po' stupisce un po' no: per Brexit (qualcuno dice ‘la Brexit' o ‘il Brexit') s'intende l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, secondo la volontà espressa nel referendum del giugno 2016. Il nome ‘Brexit' è proprio una fusione (tecnicamente una sincrasi) di Britain ed exit, cioè ‘Gran Bretagna' e ‘uscita'. Si dovrebbe perfezionare nel marzo 2019, e insomma, è stato uno dei temi di politica estera più caldi degli ultimi due anni, è un peccato che ci sia tanta gente che ancora non ha inquadrato la situazione, ma per fare una ricerca su Google non è mai troppo tardi.

9 – Cherofobia

Un'altra fobia, anche questa un po' fobia (forse) ma più probabilmente no. Dovrebbe essere l'avversione per la felicità, e il suo interesse nelle richerche online è probabile sia legato all'omonima canzone di Martina Attili a X Factor di quest'anno. Il suo primo elemento, sempre di ascendenza greca, dovrebbe venire da karā́ ‘gioia, giubilo'. Non è comunque registrata sui dizionari.
Il concetto si fonda sull'idea che, visto che se sei felice poi capitano brutte cose per cui poi non sei più felice, e che i felici sono egoisti e via dicendo, ribaltando Shakespeare è meglio non aver amato mai che aver amato e perso. Certo è una suggestione artistica, ma la consistenza clinica di questa avversione è oggetto di dibattito nemmeno troppo acceso.

10 – Ministro senza portafoglio

Si finisce con un vivo interesse di diritto costituzionale: ma che è questa storia che non hanno il portafoglio, un vecchio trucco per farsi offrire la cena?
L'art. 9 della legge 400/88 prevede i Ministri senza portafoglio, figure che esistevano già prima della Repubblica. I loro ministeri non sono istituiti con legge: può parere poco, ma si deve ricordare che le previsioni di spesa della legge di bilancio si articolano direttamente in ministeri. Questi Ministri senza portafoglio non possono quindi contare su una voce dedicata al loro dicastero nella legge di bilancio, e sono preposti a dipartimenti presso la Presidenza del Consiglio: hanno funzioni delegate dal Presidente, non funzioni proprie. Sono figure buone per distribuire in maniera equilibrata il peso dei vari partiti nel governo, in modo che nella coalizione larga nessuno sia scontento. E non si deve pensare però che siano figure secondarie: Pubblica Amministrazione, Affari Regionali, Affari Europei, Rapporti col Parlamento! Mica noccioline.

Tanti auguri, e vedremo che parole ci porterà il 2019.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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