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Le consultazioni per il nuovo governo

Governo M5s-Lega, il totonomi: chi saranno il presidente del Consiglio e i ministri

L’accordo di governo tra M5s e Lega si avvicina e impazza il totonomi: tante le ipotesi avanzate sia dal Carroccio che dal MoVimento 5 Stelle per la presidenza del Consiglio, in pole sembrano esserci Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini e Giulia Bongiorno. Si discute anche sui ministeri e sul ruolo di Salvini e Di Maio, che potrebbero non far parte del governo.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’accordo tra MoVimento 5 Stelle e Lega per formare il governo si avvicina, ma le trattative tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini proseguono su un nodo cruciale: la premiership. Chi sarà il presidente del Consiglio di questo eventuale governo? E chi saranno i ministri? In ballo c’è sia il ruolo dei due leader (entrambi sembrano poter rinunciare alle loro ambizioni personali), sia la decisione su un presidente del Consiglio esterno ai due partiti. Da valutare anche altre incognite: una su tutte il ruolo di Berlusconi e di Forza Italia. Che non sosterrà il governo ma che vorrebbe avere qualche garanzia, con dei ministri d’area (quindi quantomeno non sgraditi), un presidente del Consiglio apprezzato e magari la presidenza di qualche commissione parlamentare.

Sia Salvini che Di Maio puntano fortemente ad alcuni ministeri. Il leader leghista ha da tempo messo le mani sul Viminale, mentre il capo politico pentastellato punta sulla Farnesina. Ma non solo. Il MoVimento vorrebbe anche il ministero del Lavoro e qualche casella di peso in ambito economico per puntare al reddito di cittadinanza. E se nel frattempo sono scomparsi tutti, o quasi, i ministri annunciati da Di Maio in campagna elettorale, prende sempre più piede l’ipotesi di affidare alcuni dicasteri ai fedelissimi del leader M5s. Anche la Lega, intanto, punta tutto su alcuni nomi, sia per Palazzo Chigi che per i ministeri.

Il ruolo di Salvini e Di Maio

Sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio hanno annunciato da giorni il loro passo indietro sulla presidenza del Consiglio. Rimane in ballo, però, l’ipotesi di una staffetta tra i due: metà legislatura per uno. Così come si ipotizza a una doppia vice-premiership che permetterebbe a entrambi di controllare da vicino il lavoro di un premier terzo, senza però prendersi eventuali colpe troppe dirette di qualsiasi fallimento.

La condizione di base da cui si parte sembra essere lo stretto legame tra i ruoli dei due: se uno va nel governo, lo fa anche l’altro. Se uno rinuncia a ogni ministero, rinuncia anche l’altro. Se uno (Salvini) si prende un ministero pesante come quello dell’Interno, l’altro (Di Maio) va agli Esteri.

Il nome del presidente del Consiglio

Nelle ultime ore si inseguono nomi e prospettive ma ancora non c’è nulla di certo sul tavolo. Si è parlato di Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro durante il governo Letta, che sarebbe gradito al Quirinale, oltre che ai due leader. Circola ancora il nome di Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, che è stato più volte chiamato esplicitamente in causa negli scorsi mesi, anche dallo stesso Di Maio.

La Lega sta tentando di sponsorizzare il suo vicesegretario Giancarlo Giorgetti. Uomo ben visto da Di Maio, dal Quirinale e anche fuori dall’Italia: forse il leghista meno temuto da Bruxelles. Ieri sembrava esserci una timida apertura dal M5s sul suo nome, poi smentita in tarda serata. Il ragionamento pentastellato è: se dobbiamo prendere uno interno ai partiti, allora il presidente del Consiglio può essere anche Di Maio.

Altra ipotesi che ha preso piede nelle ultime ore è quella di Giulia Bongiorno, eletta nelle liste della Lega, che potrebbe essere una figura gradita sia a Palazzo Chigi che come ministro della Giustizia. Si parla anche di un presidente del Consiglio tecnico, come Giampiero Massolo: apprezzato da Forza Italia, per lui si parla anche del ministro degli Esteri.

I ministeri economici

La Lega mette in campo tre figure per i ministeri economici: Alberto Bagnai, Claudio Borghi e Armando Siri. Di quest’ultimo si parla per lo Sviluppo economico, ministero che Salvini vorrebbe come garanzia a Berlusconi, contenendo anche le deleghe alle Telecomunicazioni. Per l’Economia ritorna anche il nome di Giorgetti, nel caso in cui non sia presidente del Consiglio. Se Mattarella accettasse che le Finanze non vadano a un tecnico, sembra esserci lui in pole position.

La Giustizia e il Parlamento

Molti i nomi che circolano per il ministero della Giustizia. Oltre alla già citata Bongiorno, la Lega schiera come possibile figura anche quella di Nicola Molteni, presidente della Commissione speciale di Montecitorio. Il MoVimento 5 Stelle sembra invece puntare su Alfonso Bonafede o Paola Giannetakis, indicata come ministro nel governo annunciato da Di Maio in campagna elettorale.

Lotta a due anche per le Riforme, che potrebbero essere affidate a Danilo Toninelli per il M5s o a Roberto Calderoli per la Lega. Per quanto riguarda i Rapporti con il Parlamento si parla del leghista Raffaele Volpi e del pentastellato Riccardo Fraccaro, il cui nome è stato fatto anche per lo Sviluppo economico, nel caso in cui il Carroccio dovesse cedere questo dicastero.

Gli altri ministeri

Per il ministero di Turismo e Sport si fanno i nomi di Gian Marco Centinaio, della Lega, e di Mattia Fantinati per il MoVimento 5 Stelle. Il senatore leghista Toni Iwobi potrebbe occupare la casella della Coesione sociale e integrazione, mentre Stefano Buffagni, vicino a Grillo e Casaleggio, potrebbe essere il prescelto per il ministero per le Autonomie. Infine, torna anche il nome di Alberto Bagnai come candidato a occupare la poltrona di ministro dell’Istruzione.

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