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Giusy Pepi, i particolari della fuga: “Ha dormito per un mese nei vagoni dei treni fermi”

Per oltre un mese Giusy Pepi ha dormito nei vagoni dei treni fermi, vivendo di stenti. Lo ha riferito il capo della squadra mobile di Palermo, Antonino Ciavola, con il quale la donna ha trascorso le prime ore dopo il ritrovamento. I particolari della fuga e le motivazioni sono stati al centro di un lungo colloqui con il sostituto procuratore, Giulia Bisello. Al microscopio il rapporto con il marito Davide Avola.
A cura di Angela Marino
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Giusy Pepi ha dormito per un mese nei vagoni dei treni fermi. Lo ha detto Antonino Ciavola, il capo della squadra mobile di Ragusa che due giorni fa ha ritrovato la mamma di cinque figli scomparsa da Vittoria. La donna è stata avvistata da una telespettatrice di ‘Chi l'ha visto?', seduta su una panchina in una piazza dove generalmente trovano rifugio i senzatetto, a Palermo.  “Ci ha riferito di vivere in una situazione di restrizioni da diversi anni – detto Ciavola in collegamento con Federica Sciarelli –  Giusy in queste settimane ha vissuto in un ambiente rischioso, dormiva all’interno di un vagone di un treno e andava a mangiare ogni giorno alla Caritas, segno che fuggiva da una situazione probabilmente divenuta insostenibile”.

Il colloquio con il giudice sui motivi della fuga

Intanto la 39enne fuggita da Ragusa lo scorso 15 ottobre, è stata ascoltata per oltre quattro ore dal sostituto procuratore Giulia Bisello, riferendo degli stenti del suo periodo di lontananza da casa e delle ragioni che l'hanno spinta a scappare lasciando i suoi cinque bambini. Al microscopio, al momento, ci sono le dinamiche familiari di casa Avola – Pepi, dove alcuni giorni fa è stato effettuato un controllo dagli assistenti sociali. Alcuni testimoni intervistati da ‘Chi l'ha visto?', infatti, hanno descritto Giusy come una donna sottomessa al marito – che le aveva requisito il cellulare – e dipendente da lui in ogni decisione, ma non solo.

La reazione del marito

Proprio il giorno seguente alla fuga Giusy avrebbe dovuto presentare una richiesta per un certificato che attestasse un lieve ritardo mentale, difficoltà che la donna non sentiva di avere. Respinge ogni accusa il marito Davide Avola, che ha fatto sapere di aver denunciato la moglie per abbandono di minori. “Ha commesso un reato – precisa il capo della squadra mobile, Ciaola  – ma in questo caso sussistono delle giustificazioni, perché versava in condizione di pericolo. Quindi il suo comportamento antigiuridico può essere giustificato”.

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