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Giudice concede domiciliari ma braccialetti elettronici finiti, incensurato resta in cella

Al 23enne era stato concesso il beneficio dei domiciliari in attesa del processo ma subordinato all’uso del braccialetto elettronico. Per lui però poco dopo è arrivata la doccia fredda visto che la disponibilità degli apparecchi è esaurita e nell’attesa deve rimanere in carcere.
A cura di Antonio Palma
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Il giudice per le indagini preliminari gli aveva concesso gli arresti domiciliari in attesa del processo ma si è scoperto che i braccialetti elettronici sono finiti cosi il provvedimento è rimasto solo sulla carta e lui è rimasto in carcere. È la storia di un giovane  di 23 anni incensurato ma ritenuto tra i responsabili dei disordini durante il corteo del 22 febbraio contro Casapound a Torino e per questo incriminato dai pm piemontesi. Come racconta Repubblica, il giovane si era costituito alla fine di marzo, dopo aver saputo di essere ricercato per la manifestazione e il suo avvocato aveva fatto subito richiesta di scarcerazione, che era però stata respinta con la motivazione della "pericolosità sociale" del detenuto.

Alla terza richiesta  infine il Gip aveva concesso i domiciliari, subordinando però il provvedimento al vincolo del braccialetto elettronico. Una gradita notizia per il 23enne che però in poche ore si è trasformata in una cocente delusione. La doccia fredda sarebbe arrivata quando la Digos ha inviato la richiesta alla Telecom, che gestisce il servizio di controllo. Dalla società infatti avrebbero risposto che la disponibilità degli apparecchi era esaurita e che bisogna aspettare. In pratica il 23enne deve sperare che qualcuno venga rimesso in libertà o anche in carcere perché si possa liberare un braccialetto e quindi lasciare il carcere.

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