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Fidanzati uccisi a Pordenone, la pistola trovata nel lago è quella del delitto

La pistola rinvenuta nel laghetto del parco di San Valentino è quella del delitto di Trifone Ragone e Teresa Costanza. La comparazione tra l’arma e i bossoli rinvenuti sulla scena del crimine è già stata fatta nei giorni scorsi dai Ris di Parma e ha dato esito positivo.
A cura di Susanna Picone
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La pistola rinvenuta nel laghetto del parco di San Valentino a Pordenone è quella del duplice omicidio dei fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza, uccisi lo scorso 17 marzo nel parcheggio della palestra che frequentavano. Lo ha riferito l’Ansa che cita ambienti investigativi. La comparazione tra l'arma e i bossoli rinvenuti sulla scena del crimine è già stata fatta nei giorni scorsi dai Ris di Parma e ha dato esito positivo. Trattandosi di un accertamento ripetibile il test sulla pistola non aveva richiesto la presenza di periti di parte ed è stata possibile anche senza l’iscrizione di sospettati nel registro degli indagati. È probabile però che lunedì, nel corso dell’incidente probatorio, l’esame sulla pistola e la comparazione coi bossoli venga ripetuto alla presenza dei difensori dell’uomo che attualmente risulta l’unico indagato per il delitto di Trifone e Teresa.

L’indagato si difende – L’indagato è, com’è noto, Giosuè Ruotolo, un commilitone ed ex coinquilino di Trifone. L’uomo, 26enne di origini campane, secondo gli inquirenti avrebbe ucciso i due fidanzati appena saliti in auto dopo aver terminato l'allenamento. In questi mesi è stato sentito dagli investigatori e ha sempre ripetuto la medesima versione, senza tuttavia fornire assieme un alibi: al momento dell'omicidio di Pordenone si sarebbe trovato nella propria abitazione da solo. Lui, dunque, si difende e nega ogni accusa: “Se non ho un alibi devo essere per forza colpevole?”, ha detto il giovane che ha affermato di volere, come tutti, trovare la verità. Nel giorno dei funerali di Trifone il commilitone portò anche la sua bara: “Mi è sembrato opportuno farlo, doveroso”. A fare ricadere i sospetti degli inquirenti sul 26enne ci sarebbe un incrocio di dati e celle telefoniche secondo cui l’indagato si trovava, proprio nell’ora del delitto dei due fidanzati, nei pressi della palestra Crisafulli e vicino al laghetto del parco San Valentino dove è stata ritrovata l’arma del delitto.

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