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Fiat, i cassintegrati si incatenano ai cancelli: “Tra cinque mesi finiamo in mezzo a una strada”

Gli operai chiedono un’assemblea con i sindacati, in particolare quelli firmatari dell’accordo separato con Marchionne, per discutere delle prospettive dello stabilimento e di tutto l’indotto.
A cura di Gaia Bozza
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Da un lato i lavoratori incatenati, dall'altro quelli impauriti. Questo sembra essere lo scenario a un anno dalla Nuova Panda per lo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco. Gli operai chiedono un'assemblea con i sindacati, in particolare quelli firmatari dell'accordo separato con Marchionne, per discutere delle prospettive dello stabilimento e di tutto l'indotto. La sentenza del Tribunale di Roma ha da pochi giorni rigettato il ricorso della Fiom. E dunque l'azienda , in crisi e satura, può mettere in mobilità 19 operai al posto degli iscritti alle tute blu della Cgil che sono rientrati perché, secondo quanto stabilito da una sentenza precedente, erano stati discriminati. Ma se l'azienda può mettere in mobilità, è satura, è difficile che rientrino anche i quasi duemila operai rimasti fuori dalla "nuova" Fiat creata da Marchionne dopo l'accordo separato del 2010.

A luglio scade la cassa integrazione,
la tensione è alta ma c'è anche la paura. O la disillusione: a pochi metri di distanza dai colleghi incatenati ai cancelli, ci sono gli operai riassunti nella new company, che stanno per iniziare il turno pomeridiano . Poche parole, sguardi bassi. Qualcuno è infastidito dalla telecamera. Un altro si lascia sfuggire, tra i denti, "la situazione è critica". E' l'ora. Si riaprono i cancelli. Inizia un altro giorno di lavoro. Finché c'è.

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