Yemen, il carabiniere nelle mani di una tribù. Vogliono riscatto e immunità

Iniziano ad arrivare le prime notizie a proposito del carabiniere italiano rapito domenica scorsa a Sanaa, capitale dello Yemen. Il suo nome è Alessandro Spadotto, 29enne addetto alla sicurezza dell’ambasciata italiana, originario di San Vito al Taliamento, in provincia di Pordenone. È stato sequestrato da uomini armati mentre stava facendo degli acquisti in abiti civili. La Farnesina, confermata la notizia del rapimento, si è messa subito in contatto col governo yemenita che ha assicurato il massimo impegno per la liberazione dell’ostaggio e ha fatto sapere che non vi sarebbe nessun legame con Al Qaeda. Spadotto sarebbe stato, infatti, preso in ostaggio da membri di una tribù degli Al-Jalal (in particolare dal bandito Ali Nasser Hariqdane), il governo yemenita fa sapere che è prigioniero nella provincia petrolifera di Marrib, spesso teatro di violenze.
Le condizioni per il rilascio del carabiniere – Da quanto si apprende i suoi rapitori avrebbero già avanzato delle richieste per la sua liberazione: vogliono che sia scarcerato un loro parente detenuto, oltre a un indennizzo e la restituzione di terreni che sostengono essere di loro proprietà. Inoltre Ali Nasser Hariqdane, che è ricercato per diversi reati dall’omicidio alle rapine, attraverso il sequestro di Alessandro Spadotto, vorrebbe fare pressione al governo dello Yemen affinché abbandoni le azioni legali nei suoi confronti. Dai servizi di sicurezza yemenita viene confermato l’impegno per assicurare “la liberazione dell’ostaggio il più rapidamente possibile”. Dall’Italia, intanto, dopo che il ministro Terzi si è messo in contatto col suo omologo yemenita, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sul rapimento del carabiniere: l’ipotesi di reato presa in considerazione è sequestro con finalità di terrorismo.