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Guerra in Ucraina

“Vuoi vedere un bambino senza braccia?”: le drammatiche testimonianze degli abitanti di Bucha

Il drammatico racconto di alcuni sopravvissuti di Bucha durante l’occupazione dei russi nella città ucraina teatro di sanguinose violenze sulla popolazione.
A cura di Antonio Palma
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“Posso mostrarti un bambino senza braccia che giace a letto privo di sensi?” così una infermiera ucraina dell’ospedale di Bucha ha risposto ai soldati russi che si erano presentati nella struttura sanitaria durante la terribile occupazione russa della cittadina fuori Kiev. “Mi diceva ‘non siamo noi a sparare ai civili. Tutte queste ferite che ho visto qui non siamo noi’. Continuava a cercare di convincermi. Mi sono seduta e gli ho detto siedo e ‘beh, non siete venuti qui come turisti. Posso mostrarti un bambino senza braccia. Ha smesso di parlare e se ne è andato" ha raccontato la donna alla Bbc. Secondo Anastasia, però, sono stati fortunati perché nell’ospedale nessuno ha torto un capello a pazienti e medici come invece è avvenuto in altre zone della città.

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A Bucha vita o morte dipendevano dal comandante russo

Secondo le testimonianze, la vita e la morte a Bucha durante l’occupazione russa è dipesa da chi era il comandante delle truppe in quel determinato settore. “Siamo stati, se così posso dire, fortunati. Sono venuti da noi e non hanno sparato ai medici. È quello che è successo in un'altra zona di Bucha, dietro la ferrovia – omicidi, esecuzioni, stupri – questo perché c'era un altro leader del plotone", ha spiegato Anastasia. “Le mie amiche hanno cominciato a parlare di crudeli gruppi di russi che stavano dietro la ferrovia, sulla riva sinistra. È proprio qui che è avvenuta la maggior parte degli omicidi Secondo alcune indiscrezioni, c'erano i ceceni".

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Lo strazio dei bambini di Bucha: "Posso avere una protesi rosa con i fiori?"

Il punto di non ritorno secondo l’infermiera è stato il 2 marzo quando hanno portato una bambina di quattro anni da Gostomel con una ferita alla testa. Da quel momento i civili feriti non si sono più contati, compresi bambini come Katya con un frammento di granata nel cranio che dove essere operata subito ma per la quale i russi hanno impedito l’evacuazione a Kiev. O ancora come Sonya, 12 anni, a cui i medici hanno dovuto amputare un braccio dopo averle detto che la madre era stata uccisa. O Masha di 9 anni che dopo essere rimasta per giorni ferita in uno scantinato ai medici ha chiesto: “Ditemi la verità. Sarò sana? Potrò fare una protesi rosa con i fiori?".

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