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Venti di guerra in Nagorno-Karabakh: bombe dell’Azerbaigian nella regione contesa con l’Armenia

Il governo azero ha annunciato di aver ordinato alle forze armate di condurre “attività antiterrorismo locali” nella regione contesa del Nagorno-Karabakh per disarmare le forze armene e imporne il ritiro.
A cura di Davide Falcioni
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Il governo dell'Azerbaigian ha annunciato di aver ordinato all'esercito di condurre "attività antiterrorismo locali" nella regione contesa del Nagorno-Karabakh per disarmare le forze armene e imporne il ritiro.

La regione, internazionalmente riconosciuta come parte dell'Azerbaigian, ha una popolazione prevalentemente di etnia armena ed è stata sovente in passato teatro di conflitti, l'ultimo dei quali nel 2020. Attualmente l'area è controllata da autorità armene non riconosciute dall'Azerbaigian, che ora accusano Baku di avere “violato il regime di cessate il fuoco lungo tutta la linea di contatto lanciando attacchi missilistici e di artiglieria”.

Il ministero della Difesa azero ha espresso in una nota ufficiale l'intenzione di "ripristinare l'ordine costituzionale della Repubblica dell'Azerbaigian, disarmando e garantendo il ritiro delle formazioni delle forze armate armene dai nostri territori e  neutralizzando le loro infrastrutture militari" e affermato di avere già colpito strutture militari e sistemi d'arma, assicurando di prendere di mira esclusivamente siti militari legittimi e non infrastrutture civili. Fonti locali riferiscono di esplosioni  nella città di Stepanakert ma alcuni media armeni riferiscono che anche Martakert, nel nord-est di questo territorio, sarebbe sotto attacco delle truppe azere.

Il ministero degli Esteri azero ha affermato che la pace potrà essere raggiunta solo una volta che le truppe armene avranno lasciato la regione e l'autorità separatista locale sarà sciolta. L'Azerbaigian ha dato il via all'operazione dopo aver denunciato che sei dei suoi cittadini erano stati uccisi dalle mine terrestri in due diversi episodi e incolpato "gruppi armati armeni illegali".

Dal canto suo il governo armeno ha rispedito al mittente le accuse e, a sua volta, denunciato violenze commesse dall'Azerbaigian, assicurando di non avere personale militare in Karabakh e che le sue priorità sono puramente umanitarie. Gran parte del Karabakh è controllato dalle autorità di etnia armena non riconosciute dal governo azere.

L’escalation si è verificata il giorno dopo che cibo e medicine di cui c'era estremo bisogno erano stati consegnati in Karabakh, un passo che sembrava potesse distendere la crescente tensione tra Azerbaigian e Armenia. Fino agli ultimi giorni Baku aveva imposto restrizioni radicali al corridoio Lachin, l'unica strada che collega l'Armenia al Karabakh, e non aveva consentito aiuti perché temendo che il percorso venisse utilizzato per il contrabbando di armi.

Le ragioni del conflitto in Nagorno-Karabakh

La regione del Nagorno-Karabakh sorge all’interno del territorio azero, ma vi abitano in larga parte cittadini armeni. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica l'area organizzò un referendum nel 1991 vinto dalla fazione indipendentista, ma il voto venne boicottato dai cittadini azeri e il risultato della consultazione non ha mai ottenuto nessun  riconoscimento da parte della comunità internazionale.

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La regione è dunque contesa da più di 30 anni dai due stati: tra il 1992 e il 1994 vi è stata una guerra che ha causato migliaia di vittime e milioni di profughi, poi i due Paesi hanno firmato una tregua infranta negli anni da numerosi attentati e scontri, i più sanguinari dei quali nel 2016 e nel 2020.

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