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Usa, Ernest Lee Johnson giustiziato nonostante disabilità mentale. Amnesty: “Viola diritto internazionale”

È stato giustiziato il detenuto Ernest Lee Johnson, nel braccio della morte per aver ucciso tre persone durante una rapina nel 1994: l’uomo, 61 anni, era affetto da disabilità mentali e ciò nonostante la Corte Federale dello stato del Missouri non ha annullato la condanna. Nei giorni scorsi era intervenuto anche il Papa chiedendo per l’uomo la grazia. Amnesty International, intervista da Fanpage.it, parla di una sentenza “incostituzionale” che viola il diritto internazionale e del fatto che la battaglia per l’abolizione della pena di morte negli Usa sia ancora lunga. “Dal punto di vista di un governatore il consenso del suo elettorato vale di più di un appello del Papa”, spiega Riccardo Noury.
A cura di Chiara Ammendola
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Alla fine la condanna a morte è stata eseguita. A nulla sono servite le richieste di grazia, compresa quella del Papa, per quell'uomo accusato di aver ucciso tre persone a martellate durante una rapina e affetto da gravi disabilità mentali: poco dopo l'una di notte, ora italiana, di mercoledì 6 ottobre il suo cuore ha smesso battere. Ernest Lee Johnson, 61 anni, è stato giustiziato nello stato del Missouri, negli Usa, con un'iniezione letale. In una lettera inviata a nome di Papa Francesco lo scorso 27 settembre, il nunzio apostolico Christophe Pierre ha scritto che "questa richiesta non è basata sui fatti e le circostanze dei suoi crimini: chi potrebbe contestare che simili gravi reati meritano gravi punizioni? Né si basa solo sulle dubbie capacità mentali del signor Johnson. Piuttosto, Sua Santità desidera portare davanti a lei il semplice fatto dell’umanità di Johnson e la sacralità di tutta la vita umana".

Usa, l'esecuzione di minorati mentali è incostituzionale

Elogiare la vita, chiedono i Cattolici, così come lo stato del Missouri ha fatto opponendosi all'aborto e all'eutanasia, una scelta pro-vita dello stato repubblicano che, secondo Francesco, avrebbe dovuto riflettersi anche sulla non applicazione della pena di morte: "Sarebbe un altrettanto coraggioso riconoscimento dell’inalienabile dignità di tutta la vita umana", le parole di Pierre indirizzate al governatore del Missouri Mike Parson. Parole che non hanno cambiato la decisione finale della Corte Federale che ha confermato la condanna a morte per il 61enne la cui storia ha riacceso i riflettori sul tema della pena di morte, così come spiegato a Fanpage.it da Amnesty Italia. "Da un punto di vista di un governatore il consenso del suo elettorato vale di più di un appello del Papa o di quello di un giudice della Corte Suprema del Missouri che in uno dei vari appelli aveva respinto il ricorso – spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty – la Corte Suprema Federale degli Stati Uniti ha in due distinte sentenze dichiarato incostituzionale l'esecuzione di persone con disabilità mentale e di persone con ritardo mentale ma ha lasciato la competenza ai singoli stati di decidere secondo loro criteri. Questa è la prima esecuzione di un condannato con ritardo mentale a fronte di quasi dieci che sono state annullate quest'anno".

Johnson aveva la capacità di comprensione di un bambino di 8 anni

La storia di Johnson inizia del 1994 quando uccide a colpi di martello durante una rapina tre commessi in un negozio di Columbia: era alla ricerca di soldi con cui comprare droga. L’anno successivo è stato condannato a morte. Johnson aveva la capacità di comprensione di un bambino di 8 anni, aveva la sindrome fetoalcolica perché la madre, alcolizzata, durante la gravidanza beveva, e in più gli era stato rimosso un quinto del tessuto cerebrale per via di un tumore che gli portava numerosi episodi di epilessia. Ciò nonostante, nell'ultima sentenza, quella del mese di maggio, che ha poi portato all'esecuzione della pena di morte, secondi i giudici Johnson non è stato in grado di dimostrare il suo ritardo mentale. "Questo genere di esecuzioni è incostituzionale – spiega Riccardo Noury di Amnesty International – ma il fatto che la legge sia rimessa nelle mani dei singoli stati significa che ognuno di essi può decidere i criteri che la rendono incostituzionale. In questo caso il governatore del Missouri avrebbe potuto graziare Johnson tramutando la pena in ergastolo e la Corte Suprema Federale avrebbe potuto annullare la condanna ma nessuno si è mosso in questo senso". La condanna a morte è stata emessa nel 1995 e l'ultimo appello per salvargli la vita è stato respinto tre ore prima dell'esecuzione. Purtroppo le associazioni di difesa dei diritti umani, come Amnesty, non hanno potere giuridico.

Il bagno di sangue di Trump e la moratoria sulle esecuzioni federali

Dal 1977, con la reintroduzione della pena di morte, ci sono state molte condanne di questo tipo, nei confronti di persone affette da ritardi mentali. Questa del Missouri, che ricorda la condanna a morte di Lisa Montgomery, spiega Noury, è in controtendenza con i dati sulle esecuzioni del 2021, molte delle quali sono state annullate. I dati sono in miglioramento ma si tratta di un "cammino faticoso" in cui si trovano storie terribili come questa di Johnson che però ha portato i movimenti per l'abolizione della pena di morte a organizzare manifestazioni e riportare sotto i riflettori un tema per cui c'è ancora tanta strada da fare. Dopotutto le esecuzioni capitali di persone detenute in prigioni federali statunitensi sono state bloccate dal 2003 al luglio del 2019, quando Donald Trump ha posto fine alla moratoria ordinando la messa a morte di ben 13 persone nei suoi ultimi otto mesi di mandato. Un bagno di sangue lo definisce Noury fermato dal presidente Biden con una nuova moratoria.

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