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Covid 19

Tutte le volte che Trump ha preso in giro chi indossava una mascherina

Solo poche ore prima di risultare positivo al Covid-19, Donald Trump aveva irriso il suo sfidante Joe Biden perché indossava sempre la mascherina. Secondo lui, il messaggio sbagliato per una nazione colpita dall’epidemia di Coronavirus come poche altre al mondo. “È un messaggio sbagliato”, diceva. Come Boris Johnson e Bolsonaro prima di lui.
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“Ogni volta che lo vedi indossa una mascherina. Anche se parla a distanza usa le mascherine più grandi che abbia mai visto”. Gli auguriamo di no, ma questa frase di Donald Trump, uno dei tanti moti di scherno rivolti a Joe Biden nel primo – e forse ultimo, ormai – dibattito tra i candidati alla presidenza degli Stati Uniti d’America, rischia di entrare nella Storia. Perché oggi Donald Trump, l’ultimo dei negazionisti dell’emergenza del virus, il presidente senza mascherina, è risultato positivo al Coronavirus assieme alla moglie Melania. E i suoi 74 anni lasciano presagire che il decorso potrebbe non essere una passeggiata.

In realtà Trump ha indossato la mascherina, qualche volta. È il 12 luglio quando Donald Trump si mostra per la prima volta con bocca e naso coperti. Quel giorno, negli Stati Uniti d’America, sono morte 758 persone per Coronavirus. Il 6 di maggio, il giorno più nero, più di due mesi prima, ne erano morte 2701, più o meno quante ne morirono l’11 settembre del 2001 negli attentati di Al Qaeda al World Trade Center e al Pentagono. Il giorno dopo, è il 7 maggio, Trump rifiuterà ancora di indossare la mascherina, e di obbligare – o anche solo invitare – gli americani a farlo: “Non credo lo farò”, si limita a dire. Il motivo, dice lui, è che un presidente con la mascherina darebbe un messaggio sbagliato alla nazione.

E il messaggio arriva, in effetti. Nei suoi comizi in giro per gli Stati Uniti il distanziamento sociale è pressoché inesistente e nessuno indossa la mascherina. E quando gli fanno notare che questo non accade negli eventi di Biden, The Donald fa spallucce: “Ai suoi comizi non ci va nessuno”, liquida la questione nel dibattito con Biden. Di più, in un comizio in Pennsylvania – era il 3 settembre, poco meno di un mese prima di essere contagiato – Trump si fa beffe di Biden – “ama le mascherine più di ogni altra cosa” e persino di Mitt Romney, repubblicano come lui ma a favore del democratico Biden, dicendo che l'aveva visto a una manifestazione di Black Lives Matters con “un sacco di mascherine addosso”.

E proprio durante il dibattito, arriva l’ennesimo voltafaccia presidenziale, l’ennesima pugnalata alla sua nemesi, l’immunologo Anthony Fauci, capo dell'istituto nazionale contro le malattie infettive americano, chiamato proprio da Trump a guidare la task force contro il Coronavirus, e e che ha spesso contraddetto le sparate del Presidente, volte a minimizzare l’impatto del virus. Incalzato da Biden, martedì notte, Trump ha affermato che fu proprio Fauci a convincerlo che le mascherine non prevenivano dal contagio. “Inizialmente Fauci aveva detto le maschere non erano utili, poi ha cambiato idea". E quando Biden ha affermato che indossare maschere potrebbe salvare decine di migliaia di vite, Trump ha ribadito che “il dottor Fauci ha detto il contrario”.

Fauci ha smentito la ricostruzione di Trump per l’ennesima volta, ovviamente. Ma ora importa relativamente poco. Perché ora, in fondo, è la malattia di Trump che dice tutto, come accadde prima di lui con il premier britannico Boris Johnson e con il presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Che come lui avevano minimizzato la pericolosità del virus. Che come lui avevano irriso chi si proteggeva troppo. Che come lui hanno sperimentato sulla propria pelle il loro, clamoroso, errore.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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