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Tsunami di Tonga ha causato sversamento di 6mila barili di petrolio in Perù: coinvolta nave italiana

Lo tsunami causato dall’eruzione del vulcano Hunga a Tonga ha causato un disastro ambientale anche in Perù. Almeno 6mila barili di petrolio sono stati infatti sversati in mare dalla raffineria di La Pampilla. Attraccata alla piattaforma in quel momento, la nave italiana Mare Doricum. L’equipaggio sta bene e la nave è stata attraccata in sicurezza.
A cura di Gabriella Mazzeo
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L'eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai a Tonga ha provocato disastri ambientali anche in Perù, dove una vasta sacca di petrolio è finita in mare nella giornata di sabato 15 gennaio durante le operazioni di scarico nella raffineria di La Pampilla, nella zona del Callao, il porto di Lima. Lo tsunami nato con l'esplosione del vulcano ha presto raggiunto e colpito il Paese. Sotto accusa le autorità locali che non avrebbero diramato in tempo l'allarme tsunami, facendo così proseguire le attività sulla piattaforma petrolifera. Sul terminale della raffineria era attraccata in quel momento una nave italiana, la Mare Doricum. La violenza dello tsunami ha tranciato i tubi di scarico dell'oleodotto, causando lo sversamento di almeno 6mila barili di greggio. Secondo quanto fa sapere la Fratelli d’Amico Armatori, la compagnia italiana proprietaria della Mare Doricum, il personale di bordo ha informato il Primo Ufficiale che ha interrotto le operazioni di discarica e ha assicurato che le valvole dei collettori fossero chiuse. L'equipaggio sta bene e la nave è stata ancorata in sicurezza. Lo sversamento sarebbe imputabile alla piattaforma spagnola di Repsol e non all'imbarcazione che al momento si stava rifornendo.

A quel punto è scattato l'intervento di emergenza e la chiazza di petrolio è stata bloccata con transenne galleggiati. Il petrolio ha però superato con il trascorrere delle ore il sistema di protezione, arrivando fino alla Riserva marina di Ancòn. Questo ultimo evento ha ridato forza alle polemiche nate nei giorni scorsi per il ritardo nelle comunicazioni dell'allerta tsunami da parte delle autorità. La mancata comunicazione ha causato l'affollamento delle spiagge nelle ore precedenti l'onda anomala. Il ministro dell'Ambiente, Rubén Ramìrez, ha puntato il dito contro la società spagnola Repsol, responsabile della raffineria di La Pampilla, accusandola di negligenza. Il Servizio Nazionale Aree Naturali Protette (Sernanp) ha definito l'accaduto un "danno irreparabile". Sull'episodio è stata aperta un'inchiesta per presunto delitto ambientale. Nel frattempo la Mare Doricum è stata ancorata in sicurezza al largo di Callao e l'imbarcazione non avrebbe subito danni. Tutti i membri dell'equipaggio stanno bene e sono rimasti a bordo per garantire la gestione della nave.

Il disastro ambientale

Si tratta del disastro ambientale peggiore accaduto a Lima degli ultimi anni. Almeno 18.000 metri quadrati di spiagge sono stati travolti dal petrolio. I residenti e gli ambientalisti hanno cercato di ripulirle dopo l'accaduto, radunandosi sulla costa. Colpite anche due riserve naturali. Lo sversamento di petrolio ha causato la morte di centinaia di uccelli e di specie marine. A farne le spese anche i residenti, che trovano nella pesca il mezzo di sostentamento principale. Il sindaco di Ventanilla, maggiormente colpita dall'evento, ha detto a una radio locale che la Marina locale non ha avvertito nessuno dell'accaduto. Secondo quanto da lui dichiarato, la stessa Repsol aveva parlato di uno sversamento "limitato". Ore dopo l'accaduto, il petrolio ha continuato a propagarsi raggiungendo così le coste.

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