Terremoto devastante nel nord dell’Afghanistan: almeno 20 morti e più di 300 feriti

Il sisma, di magnitudo 6,3, ha colpito nella notte il nord dell’Afghanistan, nei pressi della città di Mazar-i-Sharif, causando la morte di almeno 20 persone e il ferimento di circa 320, secondo quanto dichiarato dal Ministero della Salute.
A cura di Davide Falcioni
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Un violento terremoto di magnitudo 6,3 ha colpito nella notte il nord dell’Afghanistan, nei pressi della città di Mazar-i-Sharif, causando la morte di almeno 20 persone e il ferimento di circa 320, secondo quanto dichiarato dal Ministero della Salute. Le vittime sono concentrate nelle province di Balkh e Samangan, dove il portavoce ministeriale Sharafat Zaman ha riferito in un videomessaggio che si tratta di un bilancio ancora preliminare.

La scossa, registrata a mezzanotte e 59 di oggi, è avvenuta a una profondità di circa 28 chilometri, come confermato dal Servizio Geologico degli Stati Uniti (USGS). Molti edifici sono crollati o gravemente danneggiati, e parte del santuario della Moschea Blu, simbolo religioso di Mazar-i-Sharif, è rimasta distrutta. Nella città, che conta oltre mezzo milione di abitanti, centinaia di persone sono fuggite all’aperto nel cuore della notte per paura di nuovi crolli.

L’USGS ha emesso un’allerta arancione, segnalando la possibilità di perdite umane significative e danni diffusi. Le autorità afgane hanno attivato le prime squadre di emergenza, ma la carenza di infrastrutture e la difficoltà di raggiungere le aree più isolate complicano le operazioni di soccorso.

Il sisma arriva in un contesto già fragile per il Paese, che sotto il governo dei Talebani ha dovuto affrontare negli ultimi anni tre grandi terremoti mortali, aggravati dal crollo degli aiuti internazionali. Solo ad agosto una scossa di magnitudo 6.0 nell’est del Paese aveva ucciso più di 2.200 persone.

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Un Paese ad alto rischio sismico

L’Afghanistan si trova in una delle zone più instabili dal punto di vista geologico dell’Asia centrale. Situato lungo la catena montuosa dell’Hindu Kush, il Paese è attraversato dal punto di contatto tra le placche tettoniche eurasiatica e indiana, che si scontrano generando frequenti e potenti terremoti. Dalla fine dell’Ottocento, la regione nordorientale ha subito una dozzina di scosse di magnitudo superiore a 7.0.

Le abitazioni fragili, spesso costruite con materiali poveri e senza criteri antisismici, rendono ancora più gravi le conseguenze di ogni evento tellurico. In un contesto segnato da povertà, siccità e crisi umanitarie, i disastri naturali continuano a colpire duramente una popolazione già provata da decenni di guerra.

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