Terremoto Afghanistan, nuove scosse peggiorano la situazione: “Le persone sono ancora sepolte vive”

L’Afghanistan torna a tremare. Dopo il sisma di magnitudo 6.0 che domenica 31 agosto ha colpito le provincie afghane del Kunar, Nangarhar e Laghman, due nuove scosse di magnitudo 5,2 e di 4,8 hanno fatto tornare la paura nella regione orientale del paese. Secondo gli esperti americani del centro Usgs, si tratta di scosse di assestamento. In entrambi i casi l’epicentro è stato individuato a circa 10 chilometri dalla superficie e a una quarantina di chilometri dalla città di Asadabad.
L'area più colpita dal sisma di domenica si trova nella provincia del Kunar, precisamente nel distretto del Nurgal, dove si è verificato proprio lì l’epicentro del terremoto che ha distrutto più di 5.700 case. La conta dei danni e il bilancio delle vittime è apparso fin da dalle prime ore drammatico. Il numero dei morti secondo le dichiarazioni governative è salito proprio in questi giorni da 1.400 ad oltre 2.200. Quasi 4.000 sono i feriti.
Dopo il sisma di domenica, intere comunità e villaggi sono andati distrutti nel giro di pochi secondi. Migliaia di persone hanno perso tutto. Sfollati senza più famiglia né una casa e bisognosi di cure, con le ultime scosse di assestamento si sono visti costretti a lasciare le loro case e i rifugi. In alcune zone si aspetta ancora di poter montare le tende. “Le persone sono ancora sepolte vive” racconta un anziano del villaggio Wadeer, come riportato dal Guardian.
I soccorsi dei volontari purtroppo al momento non sono sufficienti. "In questo terremoto è morta una nuora e ho perso otto nipoti. Sono morti anche tutti i nostri animali. Abbiamo bisogno urgente di aiuto", ha raccontato una donna anziana ad ActionAid, che in queste ore è al lavoro sul territorio per salvare e prestare soccorso alla popolazione.
Mancano medici, cibo e mezzi adeguati. A queste difficoltà si aggiunge anche la mancanza di collegamenti e strade, che caratterizza la regione montuosa del Kunar come uno dei territori più inaccessibili e impervi dell'Afghanistan.
Il portavoce del governo dei talebani Zabihullah Mujahid, ha dichiarato che gli sforzi di salvataggio continuano.
Non solo la morfologia del territorio frena i soccorsi, ma la regione del Kunar è anche una delle province più conservatrici del paese. Le donne non sposate qui, non possono chiedere aiuto a uomini non imparentati; le sopravvissute al terremoto restano bloccate in casa senza che nessuno le possa toccare.
"Nelle crisi come questa, donne e ragazze sono esposte ai rischi maggiori. In Afghanistan, dove i servizi a loro dedicati sono già stati gravemente limitati, i pericoli sono ancora più gravi. Senza un riparo, molte donne e ragazze sono costrette a vivere all’aperto, esposte al rischio di violenza. Donne incinte, madri che allattano e ragazze con bisogni specifici legati alla salute mestruale necessitano di un sostegno urgente", ha dichiarato in queste ore Srikanta Misra, direttore nazionale di ActionAid Afghanistan, preoccupato per la grave e difficile situazione umanitaria che si sta delineando.
La mancanza di ospedali poi rappresenta un problema serio per la necessità di offrire cure ai feriti. Nel distretto di Nurgal, è presente un solo ospedale che non è in grado di accogliere e gestire il numero di feriti che di questi giorni va aumentando con l'avanzamento dei soccorsi. I superstiti per questo motivo vengono trasferiti nella capitale Kabul o nella vicina provincia di Nangarhar.

Alla difficile situazione umanitaria, ha già risposto una parte della comunità internazionale. Dopo le richieste di aiuto alla Russia, un aereo cargo carico con 20 tonnellate di aiuti umanitari è partito per l’Afghanistan. Ai soccorsi si è unita anche la Cina che tramite l'Agenzia cinese per la cooperazione allo sviluppo internazionale (Cidca), ha fatto sapere di aver stanziato 50 milioni di Yuan in aiuti umanitari.
L'ONU ha stanziato 10 milioni di dollari in fondi di emergenza. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) insieme ad altre organizzazioni, ha inviato sul posto squadre mobili e ambulanze per sostenere le operazioni di soccorso.