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Suona l’inno britannico per omaggiare la Regina, uomo arrestato per sedizione a Hong Kong

L’uomo di 43 anni stava omaggiando la Regina Elisabetta davanti al consolato britannico, avrebbe suonato l’inno britannico ma anche “Glory to Hong Kong”, una melodia diventata inno delle proteste pro democrazia.
A cura di Antonio Palma
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La polizia di Hong Kong ha arrestato un uomo con l’accusa di sedizione solo perché stava omaggiando la Regina Elisabetta II durante i funerali della Sovrana morta, suonando in strada davanti al consolato britannico.

È accaduto lunedì sera ora locale nel giorno dei funerali di Elisabetta a Londra, davanti ad altre centinaia di altri residenti di Hong Kong che si erano radunati davanti al consolato britannico per onorare la Regina e lasciare omaggi floreali.

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Del resto la Regina Elisabetta è stata sovrana della città fino a tempi recenti quando la ex colonia britannica in oriente è stata consegna al controllo cinese nel 1997

Alla base dell’arresto, secondo i media locali, ci sarebbero però alcune canzoni particolari che l’uomo avrebbe intonato con l'armonica per omaggiare la sovrana defunta.

L’uomo di 43 anni, che sarebbe conosciuto con il soprannome di Pang, infatti tra le altre cose avrebbe suonato l'inno britannico ma anche “Glory to Hong Kong”, una melodia diventata ormai vero e proprio inno delle proteste pro democrazia dal 2019.

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Il particolare non è sfuggito alla polizia e alle forze di sicurezza che tenevano sotto controllo la manifestazione. Del resto la folla che si era radunata davanti alla sede diplomatica per omaggiare la Regina ha reagito immediatamente con entusiasmo alla canzone cantando in coro il testo che fa riferimento alle "lacrime sulla nostra terra" e cita anche parole come "democrazia e libertà".

La polizia martedì ha detto che l'uomo è stato arrestato con l'accusa di "aver commesso un atto con intento sedizioso” ma non ho fornito ulteriori dettagli. Nella metropoli, dove la repressione è pesantissima,  fino all’arresto migliaia di residenti di Hong Kong si erano presentati davanti al consolato britannico e le autorità avevano permesso la manifestazione senza interferire.

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