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Siria: massacrati 248 civili in due villaggi. La denuncia di Human Right Watch

L’organizzazione non governativa riporta le testimonianze di due massacri effettuati il 2 e 3 maggio in due villaggi. Responsabili le forze governative. Cadaveri ammucchiati e dati alle fiamme: tra le vittime anche decine di donne e bambini.
A cura di Davide Falcioni
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Nel giorno in cui l'Onu ha pubblicato il dossier degli ispettori sulle armi chimiche, l'organizzazione Human Right Watch documentava il massacro di 248 civili nelle città siriane di al-Bayda e Baniyas. Il fatto risale al 2 e 3 maggio e i responsabili delle esecuzioni sommarie sono i militari dell'esercito governativo. Il rapporto, di 68 pagine e intitolato "No One Left", è stato sviluppato grazie alle testimonianze di 15 residenti di al-Bayda e 5 di Baniyas, che hanno raccontato di aver visto o udito i soldati detenere, minacciare e quindi uccidere degli innocenti: tutti quanti sono stati giustiziati senza una ragione apparente. In quel momento, infatti, non erano neppure in corso scontri con guerriglieri ribelli, che si erano da tempo ritirati. Joe Stork, responsabile per il Medio Oriente di HRW, ha detto: "Mentre tutto il mondo discute della necessità di vietare al governo siriano l'utilizzo di armi chimiche, non dobbiamo dimenticare che le forze governative hanno macellato centinaia di civili con armi convenzionali". "I sopravvissuti – spiega Stork – ci hanno raccontato storie devastanti: i loro familiari sono stati falciati davanti ai loro occhi, ed erano tutti disarmati. Il governo siriano ha ammesso le operazioni di al-Bayda e Baniyas, raccontando alla stampa di aver ucciso terroristi". Successivamente il Ali Haidar in merito all'operazione avrebbe ammesso degli errori e garantito che un comitato governativo avrebbe indagato.

La mattina del 2 giugno le forze governative, spalleggiate da milizie vicine ad Assad, si sono scontrate con i ribelli ad al-Bayda, un comune di circa 7.000 abitanti a 10 chilometri dalla città costiera di Baniyas. La zone era considerata un'enclave antigovernativa. Testimoni raccontano che dopo la ritirata delle truppe dell'opposizione l'esercito ha iniziato una retata nelle abitazioni dei civili: uomini e donne sono stati separati, quindi uccisi a sangue freddo da distanza ravvicinata. Almeno 14 bambini e 24 donne sono state ammazzate barbaramente. In alcuni casi i cadaveri sono stati ammucchiati e bruciati. L'indomani la scena si è ripetuta a Baniyas, dove con modalità simili sono stati uccisi altri uomini, donne e bambini innocenti e disarmati. Un testimone ha raccontato ad Human Right Watch:

Siamo andati a casa di Mustafa Ali Bayasi. Quando siamo entrati abbiamo visto che la stanza era vuota, ma cercando nell'abitazione siamo entrati in una camera piena di cadaveri: madri e bambini ammucchiati gli uni sugli altri. Una madre aveva tentato di fare scudo con il suo corpo al figlioletto. Ho pensato che il piccolo fosse sopravvissuto, ma quando l'ho girato ho notato che era stato ucciso anche anche lui, forse tramite un'esecuzione. Ho subito chiuso tutte le finestre della casa per non far entrare animali selvatici.

Insomma, un vero e proprio massacro ingiustificato. Per questo Human Right Watch ha dichiarato: "Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha la possibilità di scoraggiare futuri omicidi non solo con le armi chimiche, ma con tutti i mezzi e realizzati da tutte le parti in guerra, facendo riferimento alla Corte Penale Internazionale. Mentre la Russia e gli Usa negoniano sulle armi chimiche, dovrebbero ricordare che per le vittime e i loro parenti il metodo di uccisione è assolutamente secondario".

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