Siria, gli attivisti: dopo la strage con il gas l’esercito bombarda Damasco

È altissima la tensione in Siria in seguito alla denuncia di ieri dell’opposizione al presidente Bashar al Assad. Gli attivisti hanno fatto riferimento alla morte di circa 1300 persone – tra di loro tante donne e bambini le cui immagini devastanti hanno fatto il giro del mondo – uccise dall’esercito di Damasco con il gas nervino. E in seguito al presunto attacco con armi chimiche l’esercito avrebbe continuato a bombardare i sobborghi della Capitale che sono in mano ai ribelli. Razzi lanciati da diversi lanciamissili e artiglieria pesante hanno colpito le zone di Jobar e Zamalka, aree vicine a quelle coinvolte dagli attacchi precedenti. Attivisti dell’opposizione hanno riferito che dei razzi sono esplosi anche nel distretto di Qaboun.
L’Onu convoca il Consiglio di Sicurezza – Intanto, in merito alle accuse di un attacco con armi chimiche, Damasco ha smentito ogni notizia e l’Ue ha chiesto un’indagine immediata. Anche il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è riunito d’urgenza in serata e ha fatto sapere di voler chiarire tutte le accuse dei ribelli. L’Onu ha espresso “forte preoccupazione” per le accuse sull’uso di armi chimiche e ha apprezzato la “determinazione” del Segretario Generale Ban Ki Moon per assicurare una inchiesta “rapida e imparziale” su quanto accaduto. Non è stato trovato, comunque, un accordo per chiedere formalmente una inchiesta. Secondo quanto scrive il Wall Street Journal, gli Stati Uniti avrebbero da parte loro “forti indicazioni” che sembrano puntare all’uso di armi chimiche da parte del governo in Siria. Gli Usa, secondo quanto trapela, stanno raccogliendo prove e non hanno ancora determinato in modo esatto quanto accaduto.