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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Sanno di aver commesso crimini di guerra”: parla lo psicoterapeuta che segue i soldati di ritorno da Gaza

L’intervista di Fanpage.it a Tuly Flint, psicoterapeuta specializzato in trauma ed ex comandante di reggimento dell’IDF: rivela quello che l’esercito israeliano nasconde da più di due anni.
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Tuly Flint nel suo studio a Tel Aviv. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida.
Tuly Flint nel suo studio a Tel Aviv. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida.
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Tuly Flint ha 58 anni, di cui due terzi passati nell’esercito israeliano (IDF). Parallelamente alla carriera militare, Flint conduce una vita civile, studia psicologia e assistenza sociale, e diventa infine terapista specializzato in trauma. Tra il 1985 e il 2024, ha partecipato a ogni operazione militare. Nel 2012, dopo essere stato comandante di reggimento per cinque anni, ha lasciato la posizione ma gli è stato chiesto di restare come ufficiale e occuparsi di salute mentale per una divisione, data la sua competenza nel campo.

La guerra di Gaza del 2014 è stata un punto di svolta: Flint decide che non avrebbe mai più indossato uniformi o portato armi. Questa esperienza lo spinge a diventare un attivista, si unisce a Combatants for Peace e guida il movimento tra il 2018 e l'agosto 2023.

Dopo il 7 ottobre 2023, riprende a fornire terapia ai soldati e a insegnare agli ufficiali addetti alla salute mentale le tecniche di recupero dal trauma. Nonostante ciò, nell'aprile 2024 Tuly Flint firma una lettera in cui rifiuta di partecipare a qualsiasi ostilità a Gaza o altrove. Soldati, ufficiali, ufficiali addetti alla salute mentale e medici si sono uniti a questa iniziativa. Flint continua a dare supporto terapeutico ai soldati di ritorno da Gaza.

Fanpage.it lo ha incontrato nel suo studio a Tel Aviv, dove ci ha rivelato quello che l’IDF nasconde da più di due anni, dentro e fuori Israele:

Qual è il numero di soldati israeliani che si rifiutano di combattere a Gaza?

È il numero più alto di sempre. Facciamo una distinzione tra rifiuto silenzioso e rifiuto aperto. Rifiuto aperto, siamo ora a circa 600 soldati. Per quanto riguarda il rifiuto silenzioso si tratta di decine di migliaia di persone che non si presentano. Alcune famiglie hanno mandato i figli all’estero, altri trovano problemi medici, altri dicono persino, ‘non andrò a Gaza, ma andrei in Siria se c'è una guerra in corso o andrei in Libano se c'è una guerra in corso'.

Per via della brutalità messa in atto dall’ IDF a Gaza?

Per via della brutalità e per via del numero di uccisioni di civili palestinesi e per via del danno alle infrastrutture, noi lo chiamiamo ormai ‘domicidio’, la distruzione di ogni edificio. Uno mi ha detto: ‘Ho capito che dovevamo far esplodere alcuni edifici perché erano davvero quartier generali di Hamas ma quando sono tornato a casa e poi sono rientrato a Gaza dopo poche settimane l'intero quartiere era stato raso al suolo, e non so perché'.

Cosa è cambiato in questi due anni nei racconti dei soldati che tornavano da Gaza?

Intorno, direi, a gennaio '24, le testimonianze dei soldati che tornavano da Gaza, sia uomini che donne, sono diventate sempre più inquietanti, hanno iniziato a riferire di azioni illegali, illecite, che andavano contro le loro convinzioni, contro il loro sistema di valori, contro tutto ciò che è umano. Questo ha determinato un cambiamento nella terapia che somministriamo. In quasi la metà delle persone a cui viene diagnosticato il PTSD (disturbo da Stress Post-Traumatico), viene diagnosticata anche  lesione morale o trauma del carnefice. Questo non vuol dire che provino senso di colpa nei confronti dei palestinesi, l’altro infatti non esiste in questo tipo di trauma, ma significa che sono preoccupati per se stessi: ‘Come ho potuto fare questo?' Non vedono  la sofferenza dall'altra parte, ma vedono la propria deviazione: ‘Chi sono io se ho fatto questo?'. La “cura” per la lesione morale è molto interessante. Essa prevede da un lato, terapia, ma dall'altro lato, un’attività di volontariato, nello specifico quello che in ebraico definiamo ‘tikkun’, che significa riparare o aggiustare il mondo. Quindi, se sono molto angosciato dal fatto che ho demolito un asilo a Gaza, non andrò lì e ricostruirò l'asilo, ma farò volontariato in Tibet. Farò volontariato in Kenya, o in altri posti per portare del bene contro gli orrori che ho commesso. Perché il trauma è riferito a te stesso e non all'altra persona, si tratta del trauma del carnefice.

Ci sono soldati che stavano bene quando sono entrati a Gaza e avevano problemi psichiatrici quando ne sono usciti?

L'esercito parla di 50.000. Professionalmente e clinicamente parlando, sono d'accordo con il numero, e tuttavia aspetto fino alla fine della guerra per vedere quali sono veramente traumatizzati con PTSD e quali si riprenderanno una volta che la guerra sarà finita. E la guerra non è finita. Quindi, in tal senso, l'esercito parla del 5% della popolazione. Se 100 persone vanno in guerra, l'80% non avrà bisogno di nulla, il 10% avrà bisogno di un qualche tipo di supporto, e un altro 5% avrà bisogno di una terapia più intensa, e un altro 5% è a rischio di sviluppare un PTSD cronico.

Qual è la differenza tra il tipo di violenza che hai esercitato nel 2014 e la violenza che i soldati che hai in cura stanno esercitando adesso a Gaza?

In ogni guerra vengono commessi crimini. Ma la differenza sta nell'intensità e nella quantità. Ad esempio, nel 2014, Israele ha commesso crimini di guerra radendo al suolo alcuni quartieri di Gaza. Quando guardi Gaza oggi, sai che l'80% degli edifici è stato raso al suolo, e un altro 10% è danneggiato, quando guardi al fatto che nel 2014, in un'altra guerra, nessun ospedale era stato demolito, e ora abbiamo distrutto 36 ospedali. I soldati mi raccontano di aver ucciso persone innocenti di proposito o seguendo ordini che hanno ricevuto. Ad esempio c'è il perimetro, la linea, che le persone non dovrebbero attraversare. E se lo fanno, spari. Anche se vedi che è qualcuno disarmato, anche se è una donna, anche se è un bambino. Più di 20.000 bambini sono stati uccisi e il doppio sono rimasti disabili o feriti. Quindi se guardi a tutto questo capisci che nulla può essere stato un errore. Non è qualcosa che è stato fatto per sbaglio. Quando guardi a tutto questo allora capisci perché questa guerra ha causato un numero molto maggiore di persone con PTSD rispetto alle guerre precedenti.

I militari che hai in cura sono consapevoli di aver commesso crimini di guerra?

Sì, ne parlano molto apertamente. I soldati che vengono qui dicono: ‘abbiamo commesso crimini di guerra'. Alcuni di loro hanno paura di essere giudicati da un tribunale ma la maggior parte no. Uno era scioccato per aver fatto esplodere una macchina per la risonanza magnetica, dopo che glielo avevano ordinato. Ha detto, ‘Perché l'ho fatto? Perché mi è stato detto di farlo?' Il sistema è costruito in modo tale che le persone obbediscano, e loro lo fanno la maggior parte delle volte.

Qual è il numero di persone che si sono suicidate nell'IDF dal 7 ottobre 2023 a oggi?

È interessante. Non abbiamo i numeri esatti, il governo li nasconde ma sappiamo che sono molti più di prima. Allo stesso tempo questa è la punta dell'iceberg, perché il vero problema è la violenza domestica, che è triplicata rispetto al passato. Ricordo un mio paziente tornato da Gaza che mi raccontava che quando i suoi figli urlavano in salotto non era un problema. Ma ora esplode di rabbia. Un altro cliente due o tre settimane fa mi ha detto ‘Sai, di solito quando tornavo a casa e in salotto c'era lo zaino di mio figlio adolescente, ero contento, ridevo con lui. Nascondevo il suo zaino nel frigorifero. Mettevo animali di pezza dentro per metterlo in imbarazzo di fronte ai suoi amici. Ma questa volta quando sono tornato da Gaza e ho visto lo zaino mi sono ritrovato a lanciare il suo zaino dal quinto piano'. Dice, ‘Mi sono ritrovato'. Non era un meccanismo di pensiero ma una reazione violenta e istintiva a un qualche tipo di minaccia, che però non era affatto una minaccia. ‘È così che a Gaza trattiamo i pericoli', mi ha detto.

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