Raid israeliano su una scuola a Gaza, oltre 30 morti: donne e bambini tra le vittime

Nuova strage di innocenti a Gaza. L’ennesimo raid israeliano contro una scuola adibita a centro per i rifugiati ha provocato oltre trenta morti, per la maggior parte bambini, e più di 55 feriti. Si tratta dell'istituto “Fahmi Aljarjaoui”, nel quartiere di Aldaraj.
Secondo l'Agenzia di protezione civile di Gaza, "Il numero dei martiri nel massacro della scuola Fahmi Al-Jarjawi, nel quartiere Al-Daraj di Gaza City, è di almeno 33, con decine di feriti, soprattutto bambini, tra cui diverse donne", come ha dichiarato Mahmud Bassal, portavoce dell'agenzia, all'Afp
“Decine di persone sono state trasportate in ospedale, per la maggior parte bambini, e oltre 60 sono rimasti feriti nell'orribile massacro dell'occupazione alla scuola Fahmi Al-Jarjawi, che ospitava centinaia di sfollati nel distretto Al-Daraj, di Gaza City”, aveva comunicato in precedenza il portavoce della Difesa civile della Striscia.
Secondo le squadre mediche, tra i morti vi sono donne e bambini e alcuni dei corpi erano bruciati. Fahmy Awad, capo dei servizi di emergenza dell'enclave governata da Hamas, ha riferito che tra i morti vi è un padre con i suoi cinque figli e che la scuola è stata colpita tre volte e ha preso fuoco mentre le persone dormivano.
Per l'esercito israeliano, invece, quella scuola non ospitava sfollati ma miliziani. In un comunicato dicono che "il centro di controllo e comando veniva utilizzato dai terroristi per pianificare e raccogliere intelligence allo scopo di eseguire attacchi terroristici contro civili e truppe israeliane". L'Idf dice anche di aver "adottato numerose misure, prime dell'attacco, per mitigare il rischio di colpire i civili, tra cui l'utilizzo di munizioni di precisione e sorveglianza aerea".
Nelle scorse ore a Gaza sono stati uccisi anche due operatori della Croce Rossa, un giornalista e diversi bambini, tra cui la più giovane influencer dell'enclave, Yaqeen Hammad, di 11 anni, secondo quanto riporta Al Jazeera.
Della guerra a Gaza, intanto, è tornato a parlare il presidente americano Donald Trump: “Gli Stati Uniti stanno conducendo colloqui con Israele per porre fine alla guerra a Gaza il più rapidamente possibile”, ha dichiarato aggiungendo che “con Hamas a Gaza, vogliamo vedere se possiamo fermare tutto questo” ne “con Israele, abbiamo parlato con loro per capire se possiamo chiudere questa situazione il prima possibile". Il presidente USA ha detto di non "sapere se vi darò notizie buone o cattive nei prossimi due giorni, ma ho la sensazione che potrebbe essere qualcosa di buono”.
È probabile, secondo fonti media, che Trump annunci un cessate il fuoco a Gaza nei prossimi giorni, una mossa che dovrebbe far parte di un accordo più ampio che include il rilascio degli ostaggi israeliani tenuti da Hamas.
Si è dimesso intanto il direttore della nuova fondazione umanitaria sostenuta dagli Stati Uniti per distribuire aiuti nella Striscia. Jake Wood, direttore esecutivo della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), ha spiegato di ritenere che non fosse possibile attuare il piano dell'organizzazione "rispettando rigorosamente i principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza".