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Perù, studente ferito alla testa durante le proteste: dovrà convivere con un proiettile nel cervello

Lucio Suárez, uno studente universitario che ha partecipato sabato scorso alle proteste contro quello che molti costituzionalisti hanno definito “Golpe de Estado blando”, è stato ferito da due colpi di fucile. Uno dei proiettili è rimasto incastrato nel suo cranio e dovrà conviverci per il resto della sua vita.
A cura di Davide Falcioni
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Lucio Suárez, uno studente universitario che ha partecipato sabato scorso alle proteste contro quello che molti costituzionalisti hanno definito “Golpe de Estado blando”, è stato ferito da due colpi di fucile. Uno dei proiettili è rimasto incastrato nel suo corpo e dovrà conviverci per il resto della sua vita perché si trova in una zona non operabile della scatola cranica: a renderlo noto il medico dell'ospedale Casimiro Ulloa, Luis Honorio, secondo cui la pallottola è conficcata nella testa in una parte "non accessibile per l'operazione". "Il ragazzo è arrivato qui con due proiettili esplosi da un'arma da fuoco. Uno si era fermato nella parte sinistra del suo torace senza penetrare né ferire il polmone. L'altro invece è entrato dalla zona sinistra del cranio, l'ha attraversato ed è ora situato nella parte in basso a destr, in un'area inaccessibile e non operabile ”, ha spiegato. Nonostante le gravissime ferite riportate Lucio Suárez non è in pericolo di vita. "Il ragazzo sta bene, è in condizioni stabili, mangia e cammina da solo", ha detto il medico.

Le proteste in Perù sono cominciate lunedì scorso dopo il voto con cui il parlamento ha deciso la rimozione del presidente  Martín Vizcarra, destituito dopo essere stato accusato di presunti crimini di corruzione dei quali si sarebbe macchiato mentre era governatore della regione di Moquegua tra il 2011 ed il 2014. La destituzione si basa sull’interpretazione dell’art. 113 della Costituzione che stabilisce che il ruolo di presidente può essere dichiarato vacante se la persona che ricopre l’incarico non è in capacità fisica o morale per esercitare le funzioni.

Violente proteste sono dunque state organizzate a Lima e sono sfociate nel sangue, con la morte di due manifestanti uccisi dalla polizia. Per questo il nuovo presidente della Repubblica peruviana Manuel Merino de Lama – successore di Vizcarra – domenica ha deciso di dimettersi "in modo irrevocabile" dopo essere rimasto alla guida del paese soltanto sei giorni e dopo essere stato invitato a dimettersi dal Parlamento unicamerale ‘in maniera immediata'. La decisione, ha spiegato il presidente del Congresso peruviano Valdez, è stata motivata con "l'insoddisfazione e il rigetto del suo operato da parte della maggior parte dei peruviani".

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