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Perché oltre 10mila hotel vogliono fare causa a Booking.com per le clausole ‘miglior prezzo’

Più di 10mila hotel europei hanno intenzione di intentare una class action contro Booking.com. A portare avanti l’azione legale è l’Association of Hotels, Restaurants & Cafés in Europe che rappresenta il settore in Ue. Al centro della causa ci sarebbero le clausole “miglior prezzo” imposte agli albergatori. In Italia Federalberghi sostiene l’iniziativa.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio.
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Più di 10mila hotel europei hanno intenzione di intentare una class action contro Booking.com. A portare avanti l'azione legale è la Hotrec (Association of Hotels, Restaurants & Cafés in Europe), che rappresenta il settore in Unione Europea.

La Hotrec di recente ha prorogato al 29 agosto la scadenza per gli albergatori per aderire alla causa (inizialmente fissata al 31 luglio), dopo aver ricevuto numerose richieste. La causa, una delle più grandi mai intentate nel settore in Europa, è sostenuta anche da 30 associazioni alberghiere nazionali.

Al centro dell’azione legale ci sono le clausole “miglior prezzo” imposte agli albergatori per circa 20 anni affinché non offrissero camere a prezzi più bassi su piattaforme diverse, compresi i loro siti web.

Il colosso avrebbe inoltre utilizzato tali clausole per impedire ai clienti di utilizzare i servizi della piattaforma per trovare un hotel e poi prenotare direttamente con la struttura, escludendo Booking.com.

L'Associazione di categoria è intenzionata a chiedere un risarcimento per il periodo compreso tra il 2004 e il 2024, anno in cui Booking.com ha deciso di eliminare la clausola "miglior prezzo" e conformarsi al Digital Markets Act.

"Gli albergatori europei soffrono da tempo condizioni ingiuste e costi eccessivi. Ora è il momento di unirsi e chiedere giustizia", ha detto il presidente di Hotrec, Alexandros Vassilikos, citato dal Guardian.

L'azione legale, fa sapere ancora l'Associazione di categoria, sarebbe basata anche su una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) del 2024 "che ha stabilito che le clausole di parità di Booking.com violavano il diritto della concorrenza dell'UE".

Booking.com ha replicato difendendosi e definendo le dichiarazioni di Hotrec e di altre associazioni "errate e fuorvianti", aggiungendo di non aver ricevuto "notifica formale di un'azione collettiva". E, sempre secondo il colosso, la Corte di Giustizia dell'UE non ha mai ritenuto che le clausole "miglior prezzo" fossero anticoncorrenziali.

Per l'Italia l'iniziativa è sostenuta da Federalberghi. "Negli ultimi venti anni, queste clausole hanno posto gli hotel italiani in una posizione di notevole svantaggio competitivo", si legge in un comunicato diffuso dall'organizzazione che difende gli imprenditori del settore turistico-ricettivo in Italia.

E aggiunge: "L'uso da parte di Booking.com di clausole anticoncorrenziali ha causato un danno finanziario significativo per le imprese turistico ricettive italiane".

L'iniziativa è stata accolta positivamente da Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi: "Questa è un'opportunità per gli albergatori italiani per difendere i propri diritti, recuperare le perdite e sostenere un mercato online più equo".

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