Perché la Cina ha bocciato le sanzioni alla Russia e l’invio di armi all’Ucraina

La Cina ha bocciato il blocco di beni di altri Stati perché "minano la stabilità internazionale" e "l'economia mondiale". Inoltre le forniture di armi "non porteranno pace". La posizione di netta contrarierà di Pechino alle iniziative dell'Occidente è stata espressa dall'ambasciatore cinese all'Onu Zhang Jun. "Anche il congelamento arbitrario delle riserve monetarie di altri Paesi – ha detto il diplomatico cinese nel corso del suo intervento al Consiglio di sicurezza – violano la sovranità. Va eliminato l'impatto negativo delle sanzioni". Secondo Pechino la comunità internazionale dovrebbe fare di tutto per mantenere inalterate le forniture di cibo e energia, in modo di calmierare i prezzi al consumo, per "evitare" un effetto domino su tutte le economie mondiali. Il rappresentante cinese ha lanciato un appello ad astenersi dall'invio di armi in Ucraina: "Continuare a farlo – ha aggiunto – non porterà pace, ma renderà ancora più grave la catastrofe umanitaria". Il messaggio è arrivato a poche ore di distanza dall'annuncio da parte dell'amministrazione americana di un nuovo invio di armi e munizioni all'Ucraina, per contrastare la Russia nella regione orientale del Donbass.
Dialogo USA-Cina. Pechino vuole "partnership senza limiti" con la Russia
Sempre nella giornata di ieri la Cina ha esortato gli Stati Uniti a interrompere le provocazioni militari in mare e "ad astenersi dall'utilizzare la questione ucraina per diffamare e incastrare o esercitare pressioni su Pechino attraverso le minacce", respingendo qualsiasi accostamento tra Kiev e Taipei. Il primo colloquio dall'insediamento dell'amministrazione americana di Joe Biden tra il ministro della Difesa cinese Wei Fenghe e il capo del Pentagono Lloyd Austin si è caratterizzato per la durezza dei toni, a giudicare dal resoconto di Pechino. Le parti avrebbero discusso dei legami bilaterali, della questione di Taiwan, delle vicende di sicurezza marittima e aerea, nonché della situazione in Ucraina, su cui Pechino rivendica la sua autonomia di giudizio e la sua neutralità che si traduce in una vicinanza alla "partnership senza limiti" con la Russia.