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Guerra in Ucraina

Perché la battaglia di Odessa è decisiva per il destino dell’invasione russa in Ucraina

La conquista del principale porto dell’Ucraina consentirebbe ai russi di prendersi tutti gli sbocchi sul mare dell’Ucraina. Una mossa che potrebbe risultare decisiva.
Luigi Chiapperini
Generale di Corpo d'Armata Luigi Chiapperini, già pianificatore nel comando Kosovo Force della NATO
A cura di Luigi Chiapperini
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La cronaca di questi giorni ci fa purtroppo conoscere, in circostanze sfavorevoli, Odessa, città che conta circa un milione di abitanti (che ne fanno la quarta città più popolosa dell'Ucraina dopo Kiev, Kharkiv e Dnipro) ed è il principale porto dell'Ucraina.

Odessa, città napoletana

Odessa è considerata città "napoletana". Fu fondata da José de Ribas, ufficiale di origine spagnola (Napoli 1749 – San Pietroburgo 1800). José era il figlio di Miguel de Ribas y Buyens, discendente da una nobile famiglia spagnola e di mamma irlandese, console della sua patria nel Regno di Napoli, dove il giovane José studiò ed entrò poi nell’esercito napoletano a sedici anni. Divenne fidato di un nobile russo ben introdotto alla corte degli zar. Giuseppe allora cambiò ancora identità: divenne Iosip e ufficiale dell’esercito russo, partecipò alla conquista della Crimea e convinse gli zar della necessità di un buon porto. Insomma Iosip (napoletano, russo, spagnolo, irlandese) è considerato il fondatore di Odessa. Senza di lui non avremmo visto nel film originale e nella parodia di Fantozzi la carrozzina che precipita lungo la scalinata marina Potëmkin. Un altro artefice dello splendore della città, fu un altro napoletano, l’architetto Francesco Frapolli (1770-1817). Questi nel 1804 progettò la monumentale Opera di Odessa, la famosa Chiesa della Trinità e il campanile della cattedrale della Trasfigurazione, realizzato postumo, su suo disegno, dal 1825 al 1837. Un legame speciale quello tra Odessa e Napoli che si rafforzò nel 1898, quando uno dei migliori compositori napoletani, Eduardo Di Capua, che si trovava nella città al seguito dell’orchestra in cui suonava il padre violinista, alla vista del mare, scrisse e compose con il poeta Giovani Capurro “‘O sole mio”. Odessa, città di frontiera tra est e ovest con profonde radici in Italia, il che la rende, se possibile, ancora più vicina a noi.

Perché Odessa è strategica

Ebbene, come mai Odessa sta per diventare importante nel teatro di guerra ucraino? È la sua posizione a renderla fondamentale per le prossime mosse russe. Nei giorni scorsi avevamo azzardato (perché di questo si tratta, di mere ipotesi) due possibili scenari: i russi, oltre alla “liberazione” completa dei territori delle due repubbliche indipendentiste del Donbass, avrebbero potuto occupare la parte meridionale dell’Ucraina dal Donbass stesso fino alla Crimea, trasformando così il Mare d’Azov in un Mare Nostrum russo.

L’azione si sarebbe potuta estendere ancora più a ovest verso Odessa e la Transnistria (regione questa che nel 2014, non dimentichiamolo, chiese la propria annessione alla Russia) in una sorta di continuum territoriale. In pratica con quelle annessioni l’Ucraina sarebbe diventata una enclave terrestre, con meno sbocchi o, peggio ancora, con nessuno sbocco in mare. E sembra che stia avvenendo proprio questo. Si sta in pratica realizzando quella che avevamo definito la linea di azione russa più pericolosa e penalizzante per l’Ucraina. Ecco quindi l’importanza di Odessa che diviene un obiettivo fondamentale per raggiungere quello scopo. Per questo motivo da giorni in mare davanti alla città sostano alcune navi da guerra che sono state identificate come navi da sbarco, cioè con la capacità di riversare sulla costa unità da combattimento anfibie.

Il piano della Russia

C’è però da osservare che la sola presenza delle navi non presuppone la certezza di uno sbarco. Potrebbe infatti trattarsi solamente di un piano di inganno analogo a quello messo in atto dagli statunitensi nelle fasi iniziali della prima guerra del Golfo davanti a Bassora. La sola presenza di forze anfibie, infatti, porta l’avversario a prendere contromisure schierando forze aggiuntive che necessariamente dovranno essere ritirate da altre linee di contatto.

Nel caso in cui lo sbarco dovesse effettivamente avvenire, dovremmo aspettarci una serie di azioni le prime delle quali comprenderebbero azioni di fuoco aereo e missilistico essenzialmente per neutralizzare sistemi di comando, controllo e comunicazione e infrastrutture logistiche delle forze armate ucraine, anche quelle presenti in città o comunque nell’area scelta per lo sbarco che verosimilmente non sarà, almeno inizialmente, la città stessa.

Un possibile piano d'azione

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Una possibile successiva sequenza di azioni, semplificando al massimo, vedrebbe:

  • azioni aeromobili in profondità (presumibilmente nei pressi della città di Mycolayiv) per portare truppe sul retro dello schieramento posto a difesa della città. C’è da evidenziare che sinora queste azioni in altre aree come nei pressi della capitale Kiev sembra che abbiano causato parecchie perdite alle truppe trasportate dagli elicotteri a causa delle armi contraeree portatili in dotazione all’esercito ucraino; pertanto queste azioni sembra che non abbiano sempre sortito gli effetti desiderati;
  • sbarco di forze anfibie nell’area di Odessa. A questa operazione prenderebbero parte reparti dotati di mezzi anfibi protetti (essenzialmente mezzi da trasporto e combattimento per la fanteria BTR 82 e carri armati T-80 con cannone da 125 mm) e in grado di navigare dalle navi fino alla terraferma per poi continuare in profondità allo scopo di occupare gli obiettivi assegnati e ricongiungersi ai reparti che hanno effettuato le azioni preliminari;
  • ricongiungimento delle forze sbarcate dal mare e dal cielo nell’area di Odessa con i reparti provenienti da Kherson;
  • prosecuzione dello sforzo offensivo di queste e/o di altre forze di rincalzo verso l’obiettivo assegnato che potrebbe essere la Transnistria o più a nord Dnipro.

Il successo di una eventuale operazione anfibia nell’area della “Napoli dell’Est” sarebbe un duro colpo per l’Ucraina che a quel punto non avrebbe più sbocchi sul mar Nero.

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Generale di Corpo d'Armata dei lagunari Luigi Chiapperini, già pianificatore nel comando Kosovo Force della NATO, comandante dei contingenti nazionali NATO in Kosovo nel 2001 e ONU in Libano nel 2006 e del contingente multinazionale NATO su base Brigata Garibaldi in Afghanistan tra il 2012 e il 2013, attualmente membro del Centro Studi dell’Esercito e autore del libro Il Conflitto in Ucraina (Francesco D’Amato Editore 2022).
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