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Covid 19

Perché in Cina ci sono ancora milioni di persone costrette al lockdown

In Cina, con l’esplosione dei casi a Shangai, si è tornati ad applicare la politica “zero-Covid”, con milioni di persone in lockdown. Ma così si rischiano effetti economici deleteri.
A cura di Giacomo Andreoli
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Lì dove è tutto cominciato, l'emergenza non sembra placarsi. La Cina è ancora alle prese con il Covid, con il record assoluto di contagi e un nuovo lockdown di massa, che riguarda 25 milioni di persone. A Shangai la situazione pandemica ha fatto preoccupare il governo di Xi Jinping, che è tornata ad applicare la politica "zero-Covid" e ha fatto costruire uno dei centri di quarantena più grandi del mondo, con 40.000 posti letto.

I casi nella città e nella regione circostante continuano ad aumentare e sono arrivati a circa 20mila al giorno. Il lockdown era iniziato lo scorso 28 marzo e doveva finire il 5 aprile, ma con questi dati il governo centrale ha deciso di prolungarlo. Il blocco di tutte le attività e la nuova costrizione a casa, però, sta fiaccando le resistenze di un popolo che tollera sempre meno politiche così draconiane sul coronavirus. Nella città, infatti, i bambini positivi al Covid e che sono in quarantena sono stati separati dai genitori, mentre gli abitanti parlano di carenze di cibo e diverse difficoltà nel ricevere beni di prima necessità. Insomma: supermercati vuoti e consegne rallentate per le troppe richieste. Le critiche e le lamentele si fanno sentire sui social come WeChat e Weibo, ma anche su Twitter.

Ma tutto ciò non fa cambiare idea alla leadership cinese, che non tollera alcuna politica lasciva e ha chiesto in un'apposita direttiva ai governi locali di "fare tutto il possibile per controllare la diffusione del virus nel più breve tempo possibile". Questo prevede: quarantene forzate, blocchi in tutte le città colpite e tamponi molecolari di massa. Nel frattempo le autorità di Shangai hanno assicurato che la metropoli ha riserve sufficienti di tutti i beni alimentari fondamentali (tra cui olio, riso, carne, farina e verdure) ed hanno fatto creare una canale di emergenza sulle piattaforme di e-commerce per la consegna di prodotti per l'infanzia.

La linea dura anti-Covid è molto simile a quella vista due anni fa con i primi casi a Wuhan. Con test a tappeto, tracciamento preciso e isolamenti totali fino alla scorsa estate il numero di casi era stato contenuto. Ma con la diffusione delle varianti Delta e Omicron le cose sono iniziate a cambiare. Tuttavia a marzo il governo di Xi Jinping aveva iniziato a modificare la strategia, con kit a casa per i test rapidi e la fine dei ricoveri in ospedali per i casi lievi o asintomatici. La nuova ondata di contagi a Shangai, però, secondo l'esecutivo ha dimostrato il fallimento della linea morbida. Con il ritorno delle forti restrizioni, poi, i funzionari dei governi locali, anche nelle città con pochissimi o nessun caso di Covid, hanno iniziato a fare test di massa. Tutto ciò però riduce i consumi interni e spaventa gli investitori stranieri, con il rischio di avere effetti economici deleteri.

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