172 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Guerra in Ucraina

Perché i missili che abbiamo dato all’Ucraina allontanano un attacco nucleare

I missili balistici ipersonici Kinzhal “sono tutt’altro che inarrestabili”. Il duello con le batterie di Patriot sull’Ucraina dimostra che un attacco nucleare tattico da parte di Mosca “sarebbe di difficile attuazione”. E anche i Samp-T italiani, efficaci contro i cruise, “alzano la soglia”. Rendendo più improbabile l’ipotesi di una Armageddon.
Intervista a Pavel Podvig
Direttore del Russian Nuclear Force Project di Ginevra.
A cura di Riccardo Amati
172 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

La battaglia missilistica avvenuta nella notte tra il 15 e il 16 maggio sulla capitale ucraina rende manifesto che anche vettori balistici di ultima generazione come gli ipersonici Kinzhal, tanto osannati da Vladimir Putin, possono essere intercettati dai sistemi di difesa anti-aerea forniti a Kyiv dall’Occidente. E questo "alza la soglia per l’ eventuale utilizzo di un’arma nucleare tattica da parte di Mosca". È quanto ritiene l’analista militare russo Pavel Podvig, direttore del Russian Nuclear Force Project di Ginevra e membro dell’Istituto delle Nazioni Unite per la ricerca sul disarmo. Quindi, gli armamenti difensivi come i Patriot americani, ma anche i Samp-T antiaerei italiani, non servono solo a salvare vite durante i bombardamenti sulle città dell’Ucraina ma anche ad allontanare l’incubo di una Armageddon, spiega l’esperto a Fanpage.it. Non lo cancellano, l’incubo. Ma rendono più remota l’eventualità che si avveri.

Per far vedere che i suoi missili possono distruggere i sistemi Patriot appena arrivati dagli Stati Uniti, Mosca ha lanciato un barrage senza precedenti utilizzando i suoi Khinzal, in italiano “pugnali”. sganciati dalla pancia dei caccia Mig-31 e definiti “inarrestabili”. Ebbene, ne sono stati arrestati — ovvero intercettati e abbattuti — almeno sei, secondo Kyiv. A render credibile l’affermazione, le foto dei rottami e gli scarsi danni. Provocati soprattutto dalla caduta dei rottami stessi. Il Cremlino ha comunque cantato vittoria perché una batteria Patriot è stata danneggiata. Si sta valutando se possa essere recuperabile, rende noto Washington. Ma anche se l’esito del duello potesse esser considerato di parità, il suo andamento e le sue implicazioni sembrerebbero dare maggiori ragioni di soddisfazione a chi si è difeso.

Pavel Podvig prima di emigrare ha lavorato all’Istituto di fisica e tecnologia di Mosca (Mipt), specializzato nell’analisi degli aspetti tecnici del disarmo e della non proliferazione nucleare. Era un’altra Russia. Resta uno dei maggiori esperti mondiali delle forze nucleari del Cremlino. Lo abbiamo raggiunto al telefono in Svizzera.

Pavel Podvig, direttore del Russian Nuclear Force Project
Pavel Podvig, direttore del Russian Nuclear Force Project

Dottor Podvig, cosa è successo quella notte su Kyiv? Hanno vinto i Kinzhal o i Patriot?

Nessuno dei due. Sapevamo che un sistema di difesa aereo come Patriot può intercettare missili balistici. E sapevamo che il Kinzhal, nonostante sia stato sbandierato come inarrestabile dalla propaganda di Mosca e dallo stesso Putin, non ha niente di magico o straordinario: è solo una nuova versione del missile Iskander, con un range che non supera i 500 chilometri (i media russi sostengono che il Kinzhal arrivi a 2.000 chilometri, ma sono affermazioni contestate dalla maggior parte degli esperti militati, ndr). Si tratta quindi di un normale missile a gittata intermedia. Da questo punto di vista, non c’è da stupirsi che possa essere intercettato.

Quindi il missile di cui Putin è così orgoglioso serve a poco o niente?

Un buon sistema di difesa ha sempre la possibilità di intercettare un missile come il Kinzhal. Ma ciò non significa che il Kinzhal sia inutile. Sennò si potrebbe fare lo stesso ragionamento per qualsiasi aereo colpito e abbattuto da terra: mica vuol dire per forza che quel tipo di aereo è obsoleto.

Si tratta di missili nati come vettori di testate atomiche. Ne hanno abbattuti sei in una notte. Significa che non sono proprio adatti ad un eventuale attacco nucleare “tattico”?

Quel che mi pare interessante, però, è proprio l’"angolo nucleare". Ciò che è successo l’altra notte indebolisce la nozione secondo cui si possano utilizzare armi nucleari tattiche in modo limitato contro qualche tipo di obbiettivo dimostrativo. Perché ha evidenziato la possibilità che un missile con testate atomiche sia abbattuto. Non solo i missili cruise — cosa più risaputa —  ma anche i missili balistici, quali il Kinzhal, appunto.

Si dovrebbero lanciare molti missili, come è stato fatto quella notte su Kyiv, per causare una singola esplosione nucleare su un obbiettivo determinato. Un colpo solo non basterebbe. Sarebbe un’impresa logistica colossale. Per i russi un attacco nucleare tattico con i Kinzhal è una mission impossibile?

Non del tutto impossibile. Certamente sarebbe necessario sopraffare il sistema di difesa con un gran numero di lanci. Ma si potrebbero lanciare prima missili con testate convenzionali e poi assestare il colpo finale con un arma nucleare tattica. Comunque sarebbe tutto molto complicato. Non proibitivo. Ma difficile da realizzare. Un’equazione quasi irrisolvibile.

Immagine

In sintesi, la vulnerabilità dei missili russi escludono un loro utilizzo nucleare?

Quel che è stato dimostrato con l’abbattimento dei Kinzhal da parte della difesa ucraina alza la soglia per ogni decisione sull’utilizzo di armi nucleari da parte di Mosca. Ci dovrebbe essere una pianificazione lunga e deliberata. E questo secondo me crea una salvaguardia aggiuntiva. Perché la decisione sarebbe ancor più difficile da prendere.

Quindi i sistemi di difesa missilistica oltre che a "salvare vite" nell’immediato, come dice il presidente ucraino Zelensky, servono anche come deterrente contro un’escalation nucleare?

Rendono più complicato un processo del genere. Alzano la soglia. Anche se non bastano a proteggere un intero territorio da eventuali attacchi nucleari. Non può esserci la certezza che un sistema di difesa intercetterà tutto quel che arriva. Non è vera e propria deterrenza. Che implicherebbe il concetto di rappresaglia e la possibilità o meno di un terzo attacco. Ma è certo un ostacolo.

Quanto detto fin qui vale anche per il sistema Samp-T fornito dall’Italia all’Ucraina? 

Intercettare missili balistici è più impegnativo che intercettare un aereo o un missile cruise. Il sistema Samp potrebbe non essere in grado di farlo. Ma almeno nei confronti di eventuali attacchi nucleari con vettori cruise, sistemi difensivi di questo tipo sono efficaci. Quindi, sì: sono utili anche in questo senso di deterrenza — seppure in senso improprio — oltre che come normale arma di difesa.

Intanto, il mondo non ha più un sistema multilaterale di controllo sugli armamenti atomici. La Russia di Putin, sospendendo la sua partecipazione al trattato Start, ha dato la picconata finale. Quanto ci si deve spaventare, per questa sostanziale anarchia? 

Spero che il senso di responsabilità prevalga. Se parliamo di armi strategiche, nessuna delle parti al momento sta sfruttando la situazione per aumentare il numero delle sue testate. E non mi aspetto che lo faranno nel prossimo futuro. Né la Russia né gli Stati Uniti. Anche perché la loro effettiva reale capacità di farlo è dubbia. Nemmeno vedo alcuna ragione militare che porti a una vera e propria corsa agli armamenti. La Russia ha promesso di non andare oltre i numeri previsti dal trattato New Start. Gli Usa hanno fatto altrettanto. E stanno ancora fornendo i numeri precisi delle loro testate. Come se New Start fosse tuttora pienamente in vigore. Certo abbiamo perso la possibilità di verifica su quanto affermato dalle potenze. E questo crea un ambiente in cui inevitabilmente circoleranno speculazioni sul dispiegamento effettivo degli armamenti e sulla necessità o meno di aumentarli. Ma sono cautamente ottimista. O meglio: non pessimista. Ritengo che non ci siano ragioni strutturali né per Mosca né per Washington di schierare più testate.

La narrativa nucleare della leadership russa sembra essersi attenuata, a parte la persistenza dei qualche demenziale commento dell’ex presidente Dmitry Medvedev. Perché? 

Perché tutta la comunità internazionale ha dimostrato in modo molto chiaro che non vuole proprio sentire una narrativa del genere. Nemmeno lontanamente. Compresi gli Stati considerati non ostili dal Cremlino, come Cina e India. La dichiarazione di Bali, peraltro sottoscritta anche dalla Russia, non è certo da sottovalutare (nel novembre del 2022 a Bali i leader o i ministri degli Esteri del G20, a sorpresa, concordarono che “l’uso e la minaccia dell’uso di armi nucleari è inammissibile”, ndr).

Per Mosca non sembrava chiaro durante il primo anno di guerra, come minimo.

Ma ora lo è. Al contempo, Putin ha compreso che le minacce o anche solo gli accenni verbali sono controproducenti nelle sue relazioni con i Paesi più o meno alleati e inutili nella sua offensiva contro l’Occidente. Che non si è mai spaventato più di tanto, per la narrativa nucleare di Mosca.

172 CONDIVISIONI
4233 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views