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Perché gli Usa non hanno ratificato mandato d’arresto a Putin e perché Putin può andare a NY e non a Roma

Gli Stati Uniti, così come Russia, Ucraina, Cina e tanti altri paesi, non hanno ratificato lo Statuto di Roma e quindi il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti di Putin. Il presidente russo non potrà recarsi in 123 paesi, tra i quali l’Italia, ma potrà andare liberamente a New York senza rischiare di essere arrestato.
A cura di Chiara Ammendola
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Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente statunitense Joe Biden
Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente statunitense Joe Biden

Sono 123 i paesi nei quali da ieri il presidente russo Vladimir Putin non potrà più recarsi dopo che la Corte penale internazionale dell'Aja ha emesso nei suoi confronti un mandato di arresto perché ritenuto colpevole di crimini di guerra e contro l'umanità per aver deportato in Russia migliaia di bambini e adolescenti.

Si tratta, come spiegato a Fanpage.it dall'analista dell'ISPI, Eleonora Tufaro Ambrosetti, di un atto simbolico visto che difficilmente Putin sarà arrestato e processato, a meno che non si rechi in uno dei 123 paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma, ovvero il trattato internazionale istitutivo della Corte penale internazionale.

Questo significa che qualora Putin si recasse a Roma, l'Italia avrebbe l'obbligo di arrestarlo, obbligo che invece non sussiste per gli Stati Uniti d'America che non hanno ratificato lo Statuto e di conseguenza il mandato d'arresto del presidente russo. Ecco perché Putin potrà recarsi tranquillamente a New York, ad esempio, senza temere di essere arrestato.

Gli Usa non sono l'unico grande paese a non aver ratificato lo Statuto di Roma: tra coloro i quali non hanno mai firmato il documento formale che ha sancito la nascita della CPI ci sono anche la stessa Russia, oltre a India e Cina. E ancora l'Ucraina che non ha mai ratificato lo Statuto ma ha acconsentito affinché l'organismo dell'Aja operasse sul suo territorio per indagare su possibili crimini compiuti dall'esercito di Mosca nel Donbass e in Crimea a partire dal 2014. Altri Stati che ignorano la giurisdizione della corte olandese sono Iran e Siria.

Di fatto gli Stati Uniti non hanno mai aderito alla Corte penale internazionale, ma nel 2000, l'allora presidente Bill Clinton firmò lo Statuto di Roma, ma non lo fece mai ratificare dal Senato. Due anni dopo il suo successore. George W. Bush, ritirò la firma. Come spiegato a Fanpage.it, dall'analista dell'ISPI, Tufaro Ambrosetti, di fatto "non è l'unico accordo multilaterale cui gli Usa non aderiscono".

“Storicamente Washington ha avuto relazioni complicate con la Corte penale internazionale – continua l'analista – migliorate con il presidente Biden soprattutto per il ruolo che la Corte e Khan stanno esercitando nel contesto della guerra. C'è chi ipotizza che ora verrà chiesta formalmente un'adesione statunitense allo Statuto, ma al momento non ci sono elementi per dirlo con certezza”.

C'è chi ipotizza che gli Stati Uniti non potrebbero mai ratificare lo Statuto, soprattutto per evitare eventuali inchieste interne dopo le guerra in Iraq e Afghanistan. A dicembre, il Congresso Usa ha modificato le restrizioni legali che da tempo limitano l'aiuto americano al tribunale, consentendo agli Stati Uniti di contribuire alle indagini e agli eventuali procedimenti giudiziari relativi alla guerra in Ucraina.

Proprio Karim Khan, procuratore capo della CPI ha detto alla Cnn di non escludere che il presidente russo possa essere processato, ricordando i processi storici contro criminali di guerra nazisti come l'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic e l'ex leader liberiano Charles Taylor: “Erano tutti individui potenti, eppure si sono ritrovati nelle aule di tribunale”, le sue parole.

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