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Guerra in Ucraina

Perché gli attacchi di droni a Mosca devono preoccupare Putin e lo stato maggiore russo

Il generale Battisti: “Per poter proteggere il proprio territorio la Russia deve distogliere sistemi militari, in particolare armi contraeree, dall’impiego sul fronte ucraino all’interno del Paese. L’Ucraina vuol far capire alla popolazione russa che il conflitto riguarda anche loro, che non è solo un problema dei militari sul campo di battaglia ma anche della società civile”.
Intervista a Giorgio Battisti
Generale, ex comandante del Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA).
A cura di Davide Falcioni
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"La minaccia di attacchi con i droni su Mosca esiste, è evidente e si stanno adottando misure di sicurezza". Lo ha dichiarato questa mattina il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando l'ennesimo attacco lanciato la scorsa notte sulla capitale russa che hanno preso di mira un grattacielo già colpito ieri.

Secondo i resoconti dei media russi monitorati da BBC Verify, quest'anno ci sono stati oltre 120 sospetti attacchi di droni contro obiettivi in ​​​​Russia e nei territori controllati dalla Russia in Ucraina. I raid si sono concentrati principalmente nelle aree al confine occidentale con l'Ucraina e l'annessa penisola di Crimea, ma sempre più spesso – come negli ultimi giorni – sono stati segnalati attacchi di droni a Mosca. Finora l'Ucraina non ha mai rivendicato la paternità di questi attacchi, anche se il presidente Volodymyr Zelensky ha recentemente affermato che essi rappresentano un "processo inevitabile, naturale e assolutamente giusto" della guerra. Fanpage.it ha interpellato il generale Giorgio Battisti, ex comandante del Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA), per chiarire quali sono gli scopi degli attacchi con droni di questi giorni e perché gli aerei senza pilota rappresentano la più importante novità della guerra.

Generale Giorgio Battisti
Generale Giorgio Battisti

Perché l'Ucraina sta colpendo le città russe? Che cosa vuole ottenere?

Ritengo che questi ripetuti attacchi con droni suicidi, cioè piccoli aerei senza pilota che esplodono una volta raggiunto l'obiettivo, rientrino nel più ampio contesto della controffensiva ucraina. Stando a quanto sappiamo questi droni stanno colpendo in profondità il territorio russo, prendendo di mira sia obiettivi militari – come basi e comandi strategici – che obiettivi "civili" che hanno per la Russia un grande significato simbolico. Lo scopo di Kiev è anche quello di dimostrare che non ha nessuna intenzione di arrendersi, nonostante finora la controffensiva abbia ottenuto scarsi risultati. Nei giorni scorsi, ad esempio, sono state attaccate le torri di Mosca City, un complesso costituito da alte torri che fanno concorrenza a quelle di Londra e Manhattan e dove sono presenti molti uffici di ministeri o importanti aziende. Insomma, l'Ucraina con questi attacchi intende sollevare il morale delle sue truppe ma anche colpire i simboli della modernità russa, ed è ovvio che sta creando difficoltà nello stato maggiore nemico.

Perché?

Per poter proteggere il proprio territorio la Russia deve distogliere sistemi militari, in particolare armi contraeree, dall'impiego sul fronte ucraino all'interno del Paese. L'Ucraina vuol far capire alla popolazione russa che il conflitto riguarda anche loro, che non è solo un problema dei militari sul campo di battaglia ma anche della società civile. Faccio un esempio storico molto calzante: nell'aprile del 1942, quattro mesi dopo il devastante attacco giapponese di Pearl Harbor, gli americani con molte difficoltà di carattere organizzativo bombardarono Tokyo. Vollero così mandare un messaggio chiaro: tutti i giapponesi, non solo i soldati, erano coinvolti direttamente nella guerra. Insomma, gli attacchi ucraini in profondità in Russia hanno un valore morale per le truppe al fronte e un valore simbolico, perché dicono alla popolazione russa che non può ritenersi estranea al conflitto.

Da dove sono decollati i droni che hanno colpito Mosca?

Ufficialmente il governo ucraino non ha rivendicato la paternità di quegli attacchi, ma domenica sera Zelensky ha affermato che la guerra sta tornando sul territorio russo. Si tratta di un'ammissione indiretta che gli attacchi di droni provengono dall'Ucraina; se Kiev non lo ammette formalmente è solo perché solleverebbe non pochi problemi da parte dei Paesi occidentali, che hanno fornito armi sempre più moderne e sofisticate a patto che non vengano mai impiegate sul territorio russo.

I droni impiegati da Kiev sono stati forniti dai suoi alleati?

No, si tratta di droni costruiti in Ucraina e dotati di un'autonomia di volo di 800 chilometri, ampiamente sufficiente a penetrare in profondità il territorio nemico raggiungendo tranquillamente Mosca. Se l'Ucraina non sta utilizzando armi occidentali è solo per evitare di rompere il sostegno dell'Occidente.

Gli attacchi di droni degli ultimi giorni hanno dunque una valenza simbolica. Pensa però che rivelino anche una fragilità nella contraerea russa? Putin dovrebbe preoccuparsi?

Sì, ma bisogna anche dire che non è semplice proteggere un territorio come quello russo da questo tipo di minacce. Questi droni infatti possono volare a quote bassissime per centinaia di chilometri eludendo i controlli radar. Di fatto, comunque, gli attacchi ucraini dimostrano che i sistemi contraerei russi non sono poi così efficaci, visto che si fanno ripetutamente penetrare. Questo è un problema di carattere militare e strategico di primo piano: i velivoli hanno percorso circa 800 chilometri fino a Mosca, e in 800 chilometri non sono mai stati intercettati e abbattuti. Diversa è la situazione in Crimea: quando vengono scagliati attacchi di massa di droni sulla penisola vengono quasi tutti intercettati. Questo sta a significare che buona parte della contraerea russa è schierata a ridosso del fronte, soprattutto in prossimità della Crimea, dove si intende proteggere innanzitutto il Ponte di Kerč, la cui funzione logistica è indispensabile per le truppe d'occupazione in ucraina. Gli attacchi subiti da Mosca negli ultimi giorni generano un enorme dilemma nello stato maggiore russo: spostare i sistemi di contraerea all'interno del proprio territorio, per evitare che altri droni raggiungano la capitale? Ma se ciò accadesse non si rischierebbe di sguarnire la difesa aerea sul fronte, in particolare in Crimea? Si tratta di un problema serio per Putin e i suoi stretti collaboratori.

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Possiamo dire che l'impiego di droni è la più importante novità di questa guerra?

I droni vengono utilizzati da decenni. Penso all'Afghanistan: il primo attacco di droni contro un obiettivo talebano è avvenuto alla fine del 2001, quando gli Stati Uniti invasero quel Paese. Non vanno dimenticati gli israeliani contro palestinesi e siriani, ma aerei senza pilota sono stati massicciamente impiegati anche in Libia sia dalle truppe di Khalifa Belqasim Haftar che da quelle governative. L'impiego sul campo di battaglia convenzionale come arma per il bombardamento ha avuto un exploit nel conflitto armeno-azero dell'ottobre/novembre del 2020: qui i droni vennero impiegati in gran quantità come strumenti d'attacco da integrare all'artiglieria. Certamente, comunque, mai erano stati utilizzati droni così massicciamente come nella Guerra in Ucraina. Ritengo l'impiego di queste armi costituisca un problema di primo ordine per gli stati maggiori delle principali forze armate. Vanno trovate delle contromisure, delle ricette "antidrone". E va affrontato il tema delle sempre più numerose compagnie militari private.

Perché i droni armati sono così pericolosi?

Sono estremamente economici, non prevedono l'impiego di un pilota e possono essere utilizzati anche da Paesi o eserciti scarsamente attrezzati. Alcuni droni costano poche decine di migliaia di euro, ma per abbatterne uno oggi si devono impiegare missili che costano centinaia di migliaia di euro. I droni saranno le armi del futuro: da questo punto di vista la Turchia è all'avanguardia, e sta studiando mezzi con motori a reazione velocissimi e con grande autonomia.

Sempre più spesso, quindi, verranno impiegati droni nei conflitti del futuro? 

Sono le armi del presente e del futuro. Il loro punto di forza è il fattore economico, perché possono arrivare a costare poche centinaia di euro. Nel 2015, durante la controffensiva americana per strappare all'Isis territori in Iraq e in Siria, i miliziani dello Stato Islamico impiegavano quadricotteri, modelli molto piccoli che si possono acquistare online a quattro soldi. Questi piccoli aerei venivano poi modificati, armati con delle cariche esplosive e scagliati sui carri armati statunitensi. E la loro efficacia era devastante.

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