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Notizie sulla detenzione di Patrick Zaki in Egitto

Patrick Zaki, udienza aggiornata al 28 febbraio. Amnesty: “Rinvio abnorme, persecuzione giudiziaria”

Ancora nulla di fatto per Patrick Zaki: l’udienza del processo a carico dello studente egiziano dell’Università di Bologna è stata aggiornata al 28 febbraio. Lo riferisce una fonte vicina al dossier davanti al Palazzo di Giustizia di Mansura.
A cura di Ida Artiaco
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Ancora nessuna decisione sul futuro di Patrick Zaki. L'udienza del processo a carico dello studente egiziano dell'Università di Bologna è stata aggiornata al 28 febbraio.

Lo ha confermato a Fanpage.it Amnesty International, ribadendo quanto già trapelato da una fonte vicina al dossier davanti al Palazzo di Giustizia di Mansura, dove è in corso il procedimento per diffusione di notizie false.

Poi è stato lo stesso studente a rendere nota la notizia tramite il proprio profilo Twitter: "È stato rinviato al 28 febbraio per completare le memorie e gli atti", ha scritto.

"L'udienza è terminata senza completare l'ascolto della memoria difensiva e siamo in attesa della decisione", avevano scritto in arabo poco prima su Facebook gli attivisti che curano l'account "Patrick Libero".

Amnesty: "Rinvio abnorme"

"È un rinvio abnorme al 28 febbraio quello del processo a Patrick. La nona udienza del processo si terrà quando saranno stati superati abbondantemente i 3 anni di questa persecuzione giudiziaria – ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia -. Ricordiamo che Patrick è sotto processo per aver difeso la sua comunità, la minoranza cristiano-copta parlando della discriminazione che subisce. Forse neanche questo argomento può interessare il nostro Governo? L'incontro tra Meloni e Al Sisi non ha portato a nulla di nuovo, è tutto come prima. Ci sono questioni riguardanti i diritti umani che tra Italia ed Egitto che non si riescono a superare".

Cosa succede ora

La capo del pool legale di Patrick Zaki, Hoda Nasrallah, all'uscita dall'udienza a Mansura ha detto che "avevamo con noi le prove per confermare l'autenticità di tutto quanto pubblicato nell'articolo" sotto accusa e quindi "siamo sorpresi che la seduta sia stata rinviata al 28 febbraio per presentare gli atti della difesa".

"Abbiamo aspettato a lungo che i giudici tornassero" dalla camera di consiglio e "avevamo pensato di poter continuare la sessione di difesa" esponendo ancora oralmente la memoria difensiva, ha rivelato la legale sottolineando che in base alla decisione odierna, fra tre mesi, "non completeremo l'udienza" orale, "ma presenteremo solo gli atti della difesa".

La vicenda giudiziaria di Patrick Zaki

Il ricercatore e attivista per i diritti umani, a piede libero dall'8 dicembre dopo 22 mesi di custodia cautelare passati in carcere con accuse più gravi legate a dieci post su Facebook, è sotto processo per i reati minori (o d'emergenza) presso una Corte della Sicurezza dello Stato della sua città natale sul Delta del Nilo.

Zaki è stato imputato per un articolo del 2019 in cui prendeva le difese dei copti, la minoranza cristiana d'Egitto, sottolineando le sanguinarie persecuzioni dell'Isis degli anni precedenti e due casi di discriminazione sociale e giuridica. Pur libero, il 31enne ricercatore in studi di genere, ha ricevuto un divieto di espatrio, con impossibilità di lasciare l'Egitto.

Oggi, nel suo ultimo post su Facebook prima dell'udienza, aveva scritto: "Sono grato a tutti gli amici per il loro infinito sostegno. Ad ogni udienza ricevo un enorme numero di messaggi di sostegno e amore che mi fanno sentire di non essere solo in questa difficile esperienza e mi dà speranza che qualcosa di bello possa accadere presto. Finalmente spero che questo incubo finisca e di poter tornare a studiare in Italia normalmente".

In una delle ultime interviste rilasciate a Fanpage.it, lo studente aveva ringraziato Giorgia Meloni per aver parlato di lui e dei diritti umani in Egitto durante un incontro con il presidente Al Sisi in occasione della Conferenza sul Clima Cop27.

"Sono contento che la mia storia sia stata menzionata, non dobbiamo dimenticare i prigionieri politici di questo Paese", aveva detto.

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